Fredric Jameson
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Fredric Jameson (Cleveland, 14 aprile 1934) è un critico letterario e teorico politico statunitense.
Jameson è conosciuto per le sue analisi sulle correnti culturali dell’età contemporanea: ha descritto il postmoderno come una spazializzazione della cultura sotto la pressione del capitalismo organizzato. Il libro più noto di Jameson è Il postmoderno: la logica culturale del tardo capitalismo edito in Italia da Fazi. Lo studioso americano attualmente ricopre una cattedra di Letteratura e lingue romanze presso la Duke University, in North Carolina.
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[modifica] Vita e opere
Jameson è nato a Cleveland, nello stato americano dell’Ohio. Dopo essersi laureato presso l’Haveford College nel 1954, per un breve periodo ha viaggiato in Europa, studiando ad Aix-en-Provence, Monaco e Berlino, dove fu influenzato dai nuovi sviluppi della filosofia, in particolare dal nascente strutturalismo. Ritornato in America, l’anno seguente fu ammesso in un programma di Ph.D. a Yale, dove studiò sotto Erich Auerbach.
[modifica] Opere giovanili
L’influenza di Auerbach si sarebbe dimostrata duratura sul pensiero di Jameson. Essa era evidente già nella sua tesi di dottorato che fu pubblicata nel 1961 con il titolo Sartre: the Origins of a Style (Sartre: le origini di uno stile). Gli interessi di Auerbach erano radicati nella tradizione della filologia tedesca; i suoi lavori sulla storia dello stile analizzavano la forma letteraria all’interno della storia sociale. Jameson seguì i passi del suo maestro esaminando le articolazioni della poesia, della storia, della filologia e della filosofia nell’opera di Jean-Paul Sartre. La tesi si concentrava sugli aspetti stilistici delle opere di Sartre e sulla relazione fra lo stile e le posizioni etiche e politiche del filosofo francese. Gli aspetti marxiani delle teorie di Sartre non erano affrontati nella tesi, ma Jameson tornò ad occuparsi del tema in seguito. La tesi dottorale di Jameson, anche se era allineata a una lunga tradizione di analisi culturale tipica in Europa, differiva profondamente dall’impostazione critica tipica delle università americane, influenzata dall’empirismo e dal positivismo logico in filosofia e linguistica e dal formalismo della New Critics in letteratura. Nonostante ciò, la sua opera gli fruttò un posto all’Università di Harvard, a Boston, dove insegnò per la prima metà degli anni ’60.
[modifica] Ricerche sul marxismo
Gli studi su Sartre spinsero Jameson a intensificare l’analisi delle teorie letterarie marxiste. La filosofia di Karl Marx stava acquisendo una notevole influenza negli Stati Uniti, anche a causa dell’immigrazione di numerosi intellettuali europei fuggiti in America durante la seconda guerra mondiale, tuttavia le opere critico-letterarie di impostazione marxista erano largamente sconosciute dall’accademia americana fra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60. L’interesse di Jameson per il marxismo fu anche alimentato dalle sue connessioni politiche con la New Left americana e con il movimento pacifista. Le sue ricerche si concentrarono su pensatori come Kenneth Burke, Gyorgy Lukács, Ernst Bloch, Theodor Adorno, Walter Benjamin, Herbert Marcuse, Louis Althusser e Sartre che consideravano la critica della letteratura e della cultura come una caratteristica fondamentale della teoria marxista. Questa posizione rappresentava una rottura con il marxismo-leninismo più ortodosso che ha una visione ristretta al materialismo storico. Jameson, insieme ad altri critici marxisti come Terry Eagleton, si preoccupò di relazionare il pensiero marxista con le correnti filosofiche e letterarie contemporanee. Mentre l’ideologia marxista più ortodossa vedeva la cultura come una mera sovrastruttura, completamente determinata dalla struttura e dal modo di produzione economico, il marxismo europeo aveva analizzato criticamente i fenomeni storici e sociali in parallelo a quelli economici, politici e delle relazioni di classe. La sovrastruttura manifestava una sua autonomia sulla struttura e persino una capacità di incidere dialetticamente su quest’ultima. In particolare, Adorno derivava da Marx e Hegel la necessità di una critica immanente della cultura. Il testo, infatti, andava approcciato tenendo conto dei presupposti interpretativi forniti dal testo stesso.
[modifica] Analisi dello Strutturalismo
Nello stesso tempo, Jameson studiò la principale corrente alternativa all’analisi marxista, che andava prendendo forma in Europa: la teoria del linguaggio e della letteratura strutturalista. Dopo essersi trasferito all’Università della California a San Diego nel 1967, nel 1971 Jameson pubblicò Marxism and Form: Twentieth-Century Dialectical Theories of Literature (Marxismo e forma: teorie dialettiche della letteratura nel Ventesimo Secolo). Nel 1972 diede alle stampe The Prison-House of Language: a Critical Account of Structuralism and Russian Formalism (La casa-prigione del linguaggio: un resoconto critico dello strutturalismo e del formalismo russo). Entrambi i libri tendevano a polemizzare con tratti della critica accademica e letteraria che Jameson percepiva come distaccati dalla realtà. Egli criticava sia il fatto di considerare l’opera d’arte come un oggetto completamente separato dal suo contesto di produzione tramite un’esaltazione dell’artista di stampo umanistico, sia il formalismo anti-storicistico derivato da un’interpretazione restrittiva del metodo strutturalista. Secondo Jameson, entrambi gli approcci fallivano nel determinare la natura degli elementi chiave sui quali si basava la produzione e il consumo di opere d’arte nell’epoca contemporanea. Jameson, come in molti suoi precedenti lavori, affermò che gli oggetti culturali vanno compresi e analizzati secondo regole culturali. Secondo la sua teoria, analisi accurate e dettagliate delle pratiche culturali avrebbero rivelato che l’arte è radicata in una realtà economica. Le opere di Jameson durante gli anni ’70 continuarono ad approfondire questa impostazione, con un approccio al testo letterario molto sfaccettato, che combinava lo studio di generi e autori contemporanei che non erano quasi mai stati oggetto di discussioni teoretiche come la fantascienza o Raymond Chandler con il modernismo e la storia della letteratura.
[modifica] Narrativa e storia
La storia cominciò a giocare un ruolo sempre più importante nell’interpretazione data da Jameson al consumo (la lettura) e alla produzione (la scrittura) di testi letterari. Jameson si concentrò pienamente sulla filosofia hegeliana e marxista, pubblicando nel 1981 The Political Unconscious: Narrative as a Socially Symbolic Act (L’inconscio politico: la narrativa come atto sociale simbolico), il cui slogan di apertura ingiunge: storicizzare sempre. L’Inconscio Politico prende come oggetto non il testo letterario in se stesso, ma la cornice interpretativa nella quale esso è ricompreso. L’opera emerge come un manifesto per una nuova narrativa letteraria, nel quale la storia viene enfatizzata come l’orizzonte ultimo dell’analisi letteraria e culturale, prendendo in prestito nozioni dalla tradizione strutturalista, dai lavori sui cultural studies di Raymond Williams e unendoli con la visione marxista del lavoro come punto focale dell’analisi. Le scelte artistiche degli autori, di solito viste in termini puramente estetici venivano riconsiderate in termini di pratiche storiche e letterarie, in un tentativo di sviluppare un inventario sistematico dei limiti imposti all’artista come soggetto creativo individuale. Il libro di Jameson cerca dunque di porre la critica letteraria marxista, centrata sulla nozione di modo di produzione artistico, come la più inclusiva e completa teoria per la comprensione della letteratura. Il lavoro ricompreso in questo libro servirà come base per un altro dei lavori più famosi di Jameson.
[modifica] La critica del postmodernismo
Postmodernism, or, The Cultural Logic of Late Capitalism (Il postmodernismo o la logica culturale del tardo capitalismo) fu inizialmente pubblicato sulla New Left Review nel 1984, mentre Jameson insegnava letteratura e storia delle idee come professore ordinario all’Università di California a Santa Cruz. Questo controverso articolo che più tardi sarebbe stato espanso alle dimensioni di un vero e proprio libro, era parte di una serie di analisi del postmodernismo che Jameson aveva sviluppato nei suoi precedenti lavori sulla narrativa. Jameson qui vedeva lo scetticismo postmoderno verso la metanarrativa come un modo dell’esperienza derivante dalla condizione del lavoro intellettuale imposta dal modo di produzione tardo capitalista. La teoria postmodernista afferma che le complesse differenziazioni fra sfere o campi della vita (politica, sociale, culturale, etc.) e tra distinte classi e ruoli in ogni campo sono state indebolite dalla crisi del fondazionalismo e dalla conseguente relativizzazione del principio di verità. Jameson critica questa impostazione e afferma che questi fenomeni possono essere spiegati con successo all’interno di una logica modernista. Il rifiuto, da parte dei fautori del postmodernismo, di comprendere queste argomentazioni, implica un’improvvisa rottura dell’evoluzione dialettica del pensiero. Secondo Jameson, il fenomeno postmoderno della fusione di tutti i discorsi in un’unità indifferenziata era il risultato della colonizzazione della sfera culturale che aveva mantenuto una parziale autonomia durante la precedente fase storica, da parte del capitalismo multinazionale. Seguendo le analisi di Adorno e Horkeimer sull’industria culturale, Jameson discute di questi fenomeni nel campo dell’architettura, del cinema, della narrativa e delle arti visuali come anche in termini strettamente filosofici. L’analisi di Jameson del postmodernismo tenta di dimostrare come esso sia radicato nella storia, per questo motivo egli rigetta esplicitamente ogni opposizione di tipo moralistico alla postmodernità come fenomeno culturale e continua a insistere sulla necessità di una critica immanente di natura hegeliana. Il fatto che in quest’opera Jameson non neghi l’esistenza del postmodernismo alla radice fu comunque percepita come un implicito riconoscimento della visione postmoderna.
[modifica] Opere recenti
Le opera successive di Jameson hanno dissolto l’impressione che egli fosse orientato favorevolmente verso il pensiero postmodernista. Ancora una volta Jameson ha utilizzato Adorno per cercare una cornice teoretica per il marxismo dialettico. Egli ha aggiunto alla sua originaria critica del postmodernismo materiali supplementari, fino a pubblicare una versione estesa di Postmodernismo nel 1991. Questo libro gli ha fatto guadagnare il premio Lowell della Modern Language Association. Negli anni ’90, Jameson ha ulteriormente sviluppato le sue linee di pensiero con Seeds of Time (Semi del tempo) nel 1994 e Brecht and Method (Brecht e il metodo) nel 1998. Quest’ultima pubblicazione era l’analisi del contesto politico e sociale esistente attorno a Brecth. Fra i lavori più recenti di Jameson è incluso Archaeologies of the Future (Archeologia del futuro, 2005), uno studio dell’utopia e della fantascienza e The Modernist Papers (Carte moderniste, 2007) un’antologia lungamente attesa di saggi sul modernismo. Jameson sta attualmente completando un libro che dovrebbe intitolarsi Valences of the Dialectic (Valenze della dialettica) e che dovrebbe includere risposte critiche dello studioso a noti fautori del postmodernismo come Slavoj Zizek, Gilles Deleuze e altri.