Farisei
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La corrente spirituale dei farisei costituisce, probabilmente, il gruppo religioso più significativo all'interno del giudaismo, nel periodo che va dalla fine del II secolo a.C. al 70 d.C. ed oltre.
Le testimonianze più note sui farisei sono costituite dal Nuovo Testamento e dalle opere dello storico Flavio Giuseppe. Poiché, tuttavia, l'ebraismo rabbinico o moderno (cfr. infra) è, essenzialmente, derivato dal fariseismo, anche esso ci attesta molti aspetti della dottrina e del pensiero di tale corrente spirituale.
I sadducei si reclutavano sociologicamente in un'aristocrazia di nascita e di denaro, i farisei corrispondono ad una nuova aristocrazia fondata sulla cultura, ossia sulla conoscenza della Scrittura. Con essi si viene così a creare nella società ebraica una classe di intellettuali e di persone colte, in opposizione alla vecchia aristocrazia chiusa e tradizionalista. L'ambiente fariseo comprendeva gli scribi, vale a dire quanti insegnavano la Legge; ma gli scribi non erano necessariamente farisei.
Pur annoverando nel suo seno individui spregiudicati, il movimento fariseo rappresentava nel giudaismo la corrente piu fervente, più aperta e più moderata. Emersi sulla scena sociale alla fine del II secolo a.C. sotto gli Asmonei, si collegano alla reazione non solo culturale, ma anche religiosa, contro l'ellenismo, e sono al loro inizio identificabili con gli asidei. Ruppero con la casa asmonea sotto Giovanni Ircano (134 – 104 a.C.) e fu verso quest’epoca che apparvero costituiti in partito (àiresis), chiamati da Giuseppe Flavio col nome di farisei, ossia i "separati". Probabilmente il termine fu coniato dagli oppositori con intento dispregiativo; tra loro si chiamavano invece chaverìm ("congregati", "compagni").
Sul piano dottrinale, caratteristica dei Farisei è l'ammissione di uno sviluppo dogmatico e giuridico: intransigenti sulla sostanza della fede e della legge, si mostrano duttili sulle sue applicazioni. Le tendenze progressiste dei farisei si ritrovano sul piano teologico; anzitutto sullo sviluppo dell'escatologia: "Per essi ogni anima è imperitura, ma soltanto quella dei buoni passa in un altro corpo, mentre quella dei malvagi è punita con un castigo eterno" (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica II, 163).
Grandi figure di farisei hanno costellato il periodo ellenistico-romano: Hillel, sotto il regno di Erode, fu l'iniziatore della cultura farisea; questi, di posizioni moderate, aveva in Shammai un interlocutore dalle rigide tesi dottrinali; tra il 30 e il 70 circa, incontriamo Gamaliele, che intervenne al Sinedrio in favore dei cristiani e fu maestro di Paolo di Tarso.
Il fariseo Gamaliele, dottore in legge, fa rilasciare gli apostoli appena arrestati paragonandoli a due famosi capi zeloti, Giuda il Galileo e Teuda:
« Ma essi, udendo queste cose fremevano d'ira, e si proponevano di ucciderli. Ma un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, onorato da tutto il popolo, alzatosi in piedi nel sinedrio, comandò che gli apostoli venissero un momento allontanati. Poi disse loro: «Uomini d'Israele, badate bene a quello che state per fare circa questi uomini. Poiché, prima d'ora, sorse Teuda, dicendo di essere qualcuno; presso di lui si raccolsero circa quattrocento uomini; egli fu ucciso, e tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi e ridotti a nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, ai giorni del censimento, e si trascinò dietro della gente; anch'egli perì, e tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi. E ora vi dico: tenetevi lontani da loro, e ritiratevi da questi uomini; perché, se questo disegno o quest'opera è dagli uomini, sarà distrutta; ma se è da Dio, voi non potrete distruggerli, se non volete trovarvi a combattere anche contro Dio». » (Atti 5,33-39) |
Circa la contiguità tra i farisei e gli zeloti
« Giuda il Galileo introdusse una quarta setta i cui membri sono in tutto d'accordo con i farisei, eccetto un invincibile amore per la libertà che fa loro accettare solo Dio come signore e padrone. Essi disprezzano i diversi tipi di morte e i supplizi dei loro parenti e non chiamano nessun uomo signore." (Giuseppe Flavio, Ant. Giud., XVIII, 23) » |
Fallita la ribellione dei giudei ai romani nel I secolo d.C., e distrutta Gerusalemme, i farisei emersero dalla catastrofe che aveva travolto la loro nazione quale unica corrente spirituale vitale, capace di coagularne attorno a sé i resti che non vennero assimilati dalla società romano-ellenica o che non si convertirono al cristianesimo. Dai farisei trae origine l'ebraismo rabbinico o moderno.
- Portale Ebraismo: accedi alle voci di Wikipedia che parlano di ebraismo