Dote
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Con il termine dote (dal greco dôs, dare, regalo, dono) si indica l'insieme dei beni che la famiglia di una sposa conferisce allo sposo con il matrimonio.
Insieme al prezzo della sposa è alla base delle trattative matrimoniali della maggior parte delle culture tradizionali.
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[modifica] Storia
Nella antica Grecia la dote poteva essere dote “diretta” se costituita da beni della famiglia della sposa, o “indiretta” se proveniente da regali fatti alla sposa in occasione del matrimonio. L'ammontare della dote dipendeva dalla generosità del padre o del fratello e in generale, dipendeva da vari fattori: la ricchezza di colui che forniva la dote; il numero di fratelli e sorelle; le convenzioni in uso nel gruppo sociale al quale apparteneva la famiglia sia per quanto riguardava i beni dati al momento delle nozze che per quanto riguardava una eventuale eredità che in alcuni contesti era sostituita in tutto o in parte dalla dote. Oltre al corredo la dote poteva consistere di denaro e persino di schiavi, indice questo di grande ricchezza del padre della sposa. La dote era vincolata: né il padre, né il tutore, né il marito o la donna stessa potevano disporne legalmente poiché garantiva la sopravvivenza della moglie anche nel caso di divorzio o vedovanza[1].
L'uso di trasmettere alcuni beni con il matrimonio è sancito nel diritto romano con lo scopo duplice di indennizzare la donna che uscendo dalla famiglia di origine perdeva il diritto all'eredità paterna, e di contribuire alle spese del matrimonio.
Il codice giustinianeo del VI secolo che la rese obbligatoria; questo istituto, seppure modificato, sopravvisse in Italia fino al 1975, quando, con la riforma del diritto di famiglia, fu vietato.
Tradizionalmente in Italia nelle società contadine la dote era costituita da una cassapanca contenente il corredo che doveva consistere di un certo numero di lenzuola, tovaglie, piatti, bicchieri ed altre suppellettili per la casa.
[modifica] India contemporanea
Nel 1960 è stato emanato il Dowry Prohibition Act legge che vieta in India l' estorsione coniugale[2], pratica tutt'oggi diffusa che porta ogni anno alla morte o mutiliazione di moltissime donne indiane.
[modifica] Bibliografia
- U. E. Paoli, Diritto attico, s.v. Famiglia in Novissimo Digesto Italiano, 1961, VII, pp. 38 s.