Deontologia
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La deontologia, o etica deontologica, può essere intesa come l'insieme di teorie etiche che si contrappone al consequenzialismo. Mentre il consequenzialismo determina la bontà delle azioni dai loro scopi, la deontologia afferma che fini e mezzi sono strettamenti dipendenti gli uni dagli altri, il che significa che un fine giusto sarà il risultato dell'utilizzo di giusti mezzi.
Il più famoso deontologo è stato, probabilmente, Immanuel Kant (1724 - 1804). Il suo imperativo categorico (diviso in tre differenti formulazioni) determina un insieme di principi universali attraverso cui può essere giudicata la bontà delle azioni. Il nome "deontologia" deriva dal greco "deon" che significa "dovere". L'obiettivo di Kant nella formulazione della deontologia era stabilire un sistema etico che non dipendesse dall'esperienza soggettiva ma da una logica inconfutabile. Quindi, la correttezza etica di un comportamento sarebbe un dovere assoluto e innegabile, alla stessa maniera in cui nessuno potrebbe negare che due per due fa quattro.
Kant assegna alla logica, quindi, attraverso l'imperativo categorico il dovere di determinare la correttezza o meno di un'azione. Esso si fonda sull'idea della massima che divenuta universale contraddice sé stessa. L'esempio adatto è quello di chi si rifiuta di aiutare gli altri, perché è indifferente alle loro sorti. Kant, in questo caso, ci dice che un mondo in cui ognuno pensi solo alla propria felicità è coerentemente immaginabile; Kant, tuttavia, ci mostra come una volontà che istituisse questo principio si auto-contraddirebbe, poiché ogni singolo perderebbe la possibilità di essere soccorso nel momento del bisogno e questo non è razionalmente desiderabile da alcuno.
Anche John Rawls è un deontologo. Il suo libro A Theory of Justice sancisce che dovrebbe essere creato un sistema di sana redistribuzione che segua un insieme di regole morali.
[modifica] Deontologia professionale
La deontologia professionale consiste nell'insieme delle regole comportamentali, il cosiddetto "codice etico", che si riferisce in questo caso ad una determinata categoria professionale.
Talune attività o professioni, a causa delle loro peculiari caratteristiche sociali, si pensi ai medici o agli avvocati, devono rispettare un determinato codice comportamentale, il cui scopo è impedire di ledere la dignità o la salute di chi sia oggetto del loro operato. Ecco perché gli ordini professionali hanno elaborato codici di deontologia di cui sarebbero tutori mediante l'esercizio dei poteri disciplinari (vedasi il caso della deontologia forense).
Vi sono altre professioni in cui l'elaborazione è assai più lenta e passa per approssimazioni successive dettate da eventi di cronaca che - provocando l'indignazione pubblica - inducono la categoria ad una riflessione su mezzi e limiti del suo operato. Il giornalismo d'inchiesta appare la frontiera più in evoluzione su questa problematica: dopo tre lustri nei quali l'abduzione è apparso il metodo più coraggioso per addivenire alla verità dei fatti (soprattutto in una realtà sociale omertosa come quella italiana, intrisa di relativismo pirandelliano), nel maggio 2008 l'accostamento del nome di un personaggio pubblico di primissimo piano a quello di un clan mafioso ha prodotto un moto di rigetto nella categoria giornalistica, che - con la critica caricaturale di quel metodo di denuncia, formulata da Giuseppe D'Avanzo su La Repubblica - ha evidenziato il tono artificialmente ed esasperatamente tendenzioso della ricostruzione offerta da Gomez e Travaglio. Ha proseguito sulla stessa strada L'Espresso, che il 22 maggio 2008 si è scusato con il presidente della regione Calabria Agazio Loiero perché non corrisponde al vero ed è stata smentita dalla Procura di Paola la notizia - riportata sul numero in edicola all'indomani del medesimo settimanale - che il presidente Loiero sarebbe stato indagato nell'ambito di un'inchiesta giudiziaria sull'energia eolica.
Giova ricordare che negli Stati Uniti d'America la deontologia giornalistica richiede un test di coerenza interna della notizia ed almeno una sua controprova da fonte diversa, per procedere induttivamente a trarne delle prime conclusioni propalabili: fino a quando non ottennero questa controprova, Bob Woodward e Carl Bernstein per mesi trovarono l'editrice del Washington Post contraria a pubblicare i loro articoli sul Watergate, che poi divennero un pezzo di giornalismo d'inchiesta d'autore, da cui derivò la caduta di un Presidente come Nixon.