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Cripta di Sant'Emidio - Wikipedia

Cripta di Sant'Emidio

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Cripta di Sant'Emidio
Battesimo di Polisia di L. Giosafatti, interno della Cripta di Sant'Emidio
Battesimo di Polisia
di L. Giosafatti, interno della Cripta di Sant'Emidio
Città Ascoli Piceno
Regione Marche
Stato Italia
Religione Cattolica
Diocesi Ascoli Piceno
Anno di consacrazione
Architetto
Stile architettonico
Inizio della costruzione metà dell'XI secolo
Completamento
Sito web
Note {{{Note}}}


Sotto la navata centrale del Duomo di Ascoli Piceno si apre la Cripta di Sant’Emidio. È costituita da uno spazio sotterraneo quadrangolare pervaso di silenzioso, suggestivo misticismo, appena rischiarato da delicate luci che si intravedono tra il ricco colonnato.

Vi si accede scendendo dalla scala che si trova in fondo alla navata laterale sinistra dell’aula principale della cattedrale.

Indice

[modifica] Storia

Questa cripta fu costruita nella metà dell’ XI secolo per ospitare le reliquie di Sant'Emidio Patrono della città, qui trasportate, dalle catacombe di Campo Parignano, dall’allora vescovo Bernardo II (1045 - 1058). Il ritrovamento dei resti del Primo Vescovo di Ascoli fu definito una “inventio” miracolosa.

La leggenda vuole che siano state individuate grazie alla presenza di una pianta di basilico che cresceva all’interno della sepoltura ipogea della necropoli di Sant’Emidio alle Grotte, primo luogo di tumulazione del Santo.

Nel 1704 Giuseppe Giosafatti operò modifiche all’originale cripta, nata semicircolare, rendendola quadrangolare e rialzandone il soffitto, di circa 60 centimetri, per includere 28 colonne di marmo rosso di Verona ed il gruppo marmoreo che ricorda il battesimo di Polisia.

Lo spazio della cripta è ripartito in sette piccole navate costituite complessivamente da 63 colonne di travertino e di marmo.

All’inizio del 1700 D. Tommaso Nardini dipinse, usando la tecnica della tempera su tela, le lunette delle volte.

Monsignor Ambrogio Squitani, vescovo, nel 1954, impreziosì questa cripta decorando le pareti e le 4 vele al di sopra dell’altare con una serie di pregiati mosaici. Questi rievocano avvenimenti ascolani accaduti durante l'ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale e la benevola protezione di Sant’Emidio nei confronti dei fedeli della città.

Leggendoli, iniziando dalla parete destra, si susseguono in questo ordine: “Processione di penitenza”, “Ascoli dichiarata città aperta”, “Messa al campo”, “Processione di ringraziamento”, “Carità sui monti”, “Scena del terremoto” e la “Ritirata dei soldati tedeschi”. Pietro Gaudenti ne disegnò i cartoni e le opere furono realizzate dallo Studio del Mosaico Vaticano tra il 1950 ed il 1954.

La Cripta ospita, inoltre, altri monumenti, memorie epigrafiche di vescovi, uomini illustri e benemeriti della Chiesa e della città.

Vi è anche l’accesso ai cunicoli del 1400, che furono utilizzati come luoghi di sepoltura.

[modifica] Il sarcofago romano del IV secolo

I resti di Sant'Emidio, vescovo e martire cefaloforo, furono uniti a quelli dei suoi compagni e custoditi all’interno del sarcofago di epoca romana, dell’età di Marco Aurelio, IV secolo, che diventò anche altare.

“cum sociis aliis Emindius hic requiescit” (qui riposa Emidio con i suoi compagni), così recita l’iscrizione medioevale scolpita nel bordo frontale superiore.

Finemente lavorato da “canalature biscurvi”, ha due genii scolpiti negli angoli ed al centro una porta di Giano socchiusa tra due pilastri ed un fastigio. Dallo scudo sovrapposto e dai due dardi scolpiti nei fianchi si potrebbe dedurre che appartenesse ad un guerriero.

[modifica] Il gruppo marmoreo di Sant'Emidio e Santa Polisia

L’opera fu realizzata da Lazzaro Giosafatti, tra il 1728 e il 1730, su commissione dell’arcidiacono Luigi Lenti. Questa scultura è considerata il capolavoro dell’autore. Molti ne lodano la bellezza del concetto, l’esecuzione priva di difetti e l’equilibrio. Le figure sono rappresentate con dimensioni più grandi del naturale e scolpite in un unico blocco di bianchissimo marmo di Carrara. Essa rappresenta il momento più significativo della storia e della leggenda che legano questi due Santi.

Polisia era la giovane figlia del proconsole di Ascoli Polimio, questi credette di riconoscere nel vescovo Emidio la reincarnazione del dio Esculapio, così gli chiese di dedicare sacrifici agli dei, promettendogli in cambio il matrimonio con la figlia.

Sant’Emidio, invece, riuscì a convertire la giovane Polisia al cristianesimo e la battezzò nelle acque del fiume Tronto. A seguito di questo Polimio ordinò l’arresto della figlia e la decapitazione del santo.

La giovane fanciulla cercò di sottrarsi all’arresto scappando e rifugiandosi tra i boschi del Monte Nero, oggi Monte dell’Ascensione, la montagna che si staglia osservando il panorama Nord della città.

Quando i pretoriani stavano per raggiungerla e catturarla Santa Polisia sparì in una voragine. Nacque sul monte il paese di Polesio, nei pressi del romitorio vicino alla zona del crepaccio.

La tradizione vuole che appoggiando l’orecchio a questo gruppo marmoreo si senta ancora il rumore del tessere del telaio Santa Polisia.

Per la realizzazione di questo lavoro Lazzaro Giosafatti ricevette un modesto compenso, pari a circa 600 scudi, più o meno la stessa cifra che si poteva spendere per acquistare l’intero blocco di marmo allo stato grezzo.

Il tutto è rischiarato anche dalla luce soffusa di una lampada disegnata da Umberto Pierpaoli, realizzata nel 1969, in bronzo dorato.

[modifica] Galleria immagini

[modifica] Bibliografia

  • Giambattista Carducci, Su le memorie e i monumenti di Ascoli nel Piceno, Arnaldo Forni Editore, Fermo,1853, pp. 75-78;
  • Antonio Rodilossi, Ascoli Piceno città d'arte, "Stampa & Stampa" Gruppo Euroarte Gattei, Grafiche STIG, Modena, 1983, pp. 60;

[modifica] Voci correlate

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