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Civitella del Tronto - Wikipedia

Civitella del Tronto

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Questa voce fa parte dei comuni della regione Abruzzo ancora da sviluppare: ampliala seguendo le linee guida del progetto Comuni.


Civitella del Tronto
Panorama di Civitella del Tronto
Civitella del Tronto - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Abruzzo
Provincia: stemma Teramo
Coordinate: 42°46′18.67″N 13°39′59.71″E / 42.7718528, 13.6665861
Altitudine: 589 m s.l.m.
Superficie: 77 km²
Abitanti:
5.402 01-01-2007 (ISTAT)
Densità: 70 ab./km²
Frazioni: Borrano, Carosi, Cerqueto del Tronto, Collebigliano, Collevirtù, Cornacchiano, Favale, Fucignano, Gabbiano, Le Casette, Lucignano, Mucciano, Pagliericcio, Palazzese, Piano Risteccio, Piano San Pietro, Ponzano, Ripe, Rocche, Santa Croce, Sant'Andrea, Santa Reparata, Sant'Eurosia, Tavolaccio, Valle Sant'Angelo, Villa Chierico, Villa Lempa, Villa Notari, Villa Passo, Villa Selva 
Comuni contigui: Ascoli Piceno (AP), Campli, Folignano (AP), Sant'Egidio alla Vibrata, Sant'Omero, Valle Castellana
CAP: 64010
Pref. tel: 0861
Codice ISTAT: 067017
Codice catasto: C781 
Nome abitanti: civitellesi 
Santo patrono: Sant'Ubaldo 
Giorno festivo: 16 maggio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Portale:Portali Visita il Portale Italia
« ... non lasciando la risoluzione del papa luogo a prender altra deliberazione, fu necessario sodisfarlo, né altro si fece che assaltar Civitella, luogo posto al primo ingresso della provincia d'Abruzzo, dove l'essercito ebbe la repulsa, con grave querela di Ghisa che i Caraffi avessero mancato delle provisioni promesse e necessarie. In somma le armi ecclesiastiche, cosí proprie, come ausiliari, furono poco da Dio favorite. »

Civitella del Tronto è un comune di 5.402 abitanti (civitellesi) della provincia di Teramo, situata a 589 m s.l.m. in Val Vibrata, sul confine tra Abruzzo e Marche.

Fa parte della Comunità montana della Laga e del Club dei borghi più belli d'Italia.

La cittadina aristocratica, ricca di arte e di storia, sorge su una rupe rocciosa di travertino ed è sovrastata dalla Fortezza, ultimo baluardo dei Borbone prima dell'Unità d'Italia.

Indice

[modifica] Storia

Le origini di Civitella del Tronto non sono precise, anche se in località Ripe di Civitella e nelle grotte Sant'Angelo e Salomone, sono stati rinvenuti reperti risalenti al Neolitico e al Paleolitico superiore.

Civitella del Tronto si crede sorga sull'antica area della picena Beregra. Le prime testimonianze storiche certe la collocano nei secoli X-XI (l'origine dell'abitato attuale è altomedioevale) come città incastellata. Già nel secolo XIII il paese appartenente al Regno di Napoli era cinto da mura angioine e, per la sua particolare posizione geografica di confine con lo Stato della Chiesa,ebbe sempre una grande rilevanza strategica.

Nel 1557 fu posta d'assedio da parte del francese Duca di Guisa, generale di Enrico II alleati con il Papa Paolo IV, benché feroce e violento, non riuscì a espugnare la città, tanto che il Duca, nel maggio dello stesso anno, tolse l'assedio e si ritirò presso Ancona. Proprio in questa guerra, tra Francesi e Spagnoli, Civitella cambiò il suo nome in Civitella del Tronto, in quanto protagonista della Guerra del Tronto. La vittoriosa e valorosa resistenza che il popolo della cittadella riuscì a riportare venne ben visto nell'intero Regno, tanto che ai suoi cittadini furono tolti gli oneri fiscali da pagare al Regno, per quarant'anni, e a spese del demanio regio furono restaurati gli edifici e la Fortezza. Per lo stesso episodio nel 1589 fu elevata al grado di Città e le fu conferito il titolo di Fidelissima da Filippo II di Spagna.

Venne assediata nuovamente dalle truppe Francesi nel 1798 e nel 1806, quando il forte, difeso dal maggiore irlandese Matteo Wade sostenne un assedio di quattro mesi contro le ben più numerose truppe Napoleoniche, capitolando onorevolmente il 22 maggio 1806.

Nel 1816 in seguito al Congresso di Vienna la città entrò a far parte del Regno delle Due Sicilie.

L'esercito di Vittorio Emanuele II di Savoia strinse d'assedio Civitella il 26 ottobre 1860; e mentre il Regno di Francesco II finisce il 13 febbraio 1861 con la caduta di Gaeta, e la resa venne suggellata il 17 marzo con la proclamazione in Parlamento, a Torino, del Regno d'Italia; Civitella cade il 20 marzo 1861, tre giorni dopo che fu sancita l'Unità d'Italia. Questo episodio la rende l'ultima roccaforte borbonica a piegarsi all'invasione piemontese. In seguito all'acquisizione l'esercito sabaudo bombardò il forte per spegnere gli ultimi focolai filoborbonici.

Suggestivo scorcio della rampa di accesso alla Fortezza
Suggestivo scorcio della rampa di accesso alla Fortezza

[modifica] Monumenti

[modifica] Fortezza

La fortezza di Civitella del Tronto è una delle più imponenti opere di ingegneria militare mai realizzate sul suolo italiano. In Europa è la seconda fortezza per grandezza dopo la Fortezza di Hohensalzburg a Salisburgo: si estende sulla sommità di una cresta rocciosa per una lunghezza di 500 metri circa; una larghezza media di 45 e con una superficie complessiva di 25.000 mq.

Già intorno all’anno mille documenti ci parlano di un castello presente nella parte più alta del colle, anche se assume vera consistenza durante il periodo Svevo e poi sotto la dominazione della casa D’Angiò, in quanto la vicinanza dal confine tra il Regno di Napoli e il nascente Stato Pontificio gli conferiva una importantissima posizione strategica. Le prime notizie certe della fortificazione risalgono al 1255, quando gli Ascolani espugnarono il castello, facente parte sicuramente dei sistemi difensivi del confine appenninico della Val Vibrata. Successivamente ha subito modifiche e ampliamenti sino ad ottenere l'attuale sistemazione spagnola compiuta a partire del XVI secolo.

Gli assedi del 1798 e 1806 guastarono non poco le strutture, al punto che nel 1820 la Fortezza fu completamente restaurata mantenendo però il suo carattere rinascimentale.

L'assedio del 1860/61 inflisse al Forte un colpo mortale, che unito ai guasti e ai furti di materiali da costruzione che vennero perpetrati dopo la fine degli eventi bellici, portarono ad una scellerata opera di demolizione.

Subì una massiccia opera di restauro a partire dal 1973 sino al 1985, grazie al patrocinio della Sovrintendenza e delle Belle Arti de L'Aquila, della Cassa del Mezzogiorno e dell’Amministrazione comunale. Oltre che restituire per gran parte l'uso del Forte e dei suoi ambienti ha fatto sì che si conservasse il suo carattere di cittadella fortificata del primo Rinascimento, particolarmente rilevante per l'importanza storico-militare della Fortezza, rappresentante un caso unico non solo in Abruzzo, ma in tutta Italia.

Scorcio della piazza del Cavaliere
Scorcio della piazza del Cavaliere

[modifica] Struttura del Forte

La fortezza ha forma ellittica e avvolge l’abitato più in basso. Dal punto di vista architettonico il forte può essere diviso in due parti: quella abitativa e quella difensiva, concentrata sul versante est della Fortezza più esposto agli attacchi, in quanto il colle è meno aspro naturalmente. Infatti su quel versante, per contrastare gli attacchi nemici sono presenti vari terrazzamenti e due bastioni difensivi (San Pietro e Sant'Andrea); altre barriere difensive erano costituite dai tre camminamenti coperti che rappresentavano degli imbuti dove gli assalitori dovevano necessariamente passare se avessero voluto conquistare il Forte. La difesa avveniva grazie alla presenza di un fossato sovrastato da un ponte parzialmente levatoio e di consistenti gruppi di guardia che dalle feritoie con armi leggere controllavano le rampe di accesso alla piazzaforte.

La prima piazza del Forte, detta del Cavaliere, in periodo di pace era utilizzata per l'addestramento delle truppe, e fino al 1861 vi era situato il monumento marmoreo dedicato al maggiore irlandese Matteo Wade. Superato il terzo camminamento si entra nella seconda piazza della Fortezza, denominata Piazza d'Armi, veniva utilizzata ogni giorno per la cerimonia dell’alzabandiera. Questa piazza è stata modificata in periodo Spagnolo per esigenze idriche con la costruzione sotto di essa di enormi cisterne che raccoglievano e filtravano, grazie a strati di ghiaia e carbone, l'acqua piovana che veniva convogliata nel pozzo centrale. L'approvvigionamento idrico è uno dei temi ricorrenti del Forte, infatti, esistono ben quattro cisterne, oltre a vari sistemi per incanalare l'acqua dai tetti. Lungo il muro settentrionale si giunge al bastione ottagonale di San Giacomo che si trova nella terza ed ultima piazza, la Grande Piazza, che è posta sul punto più alto della Fortezza. In questa piazza sono presenti i due edifici più importanti del Forte: Il palazzo del Governatore, che rappresentava il comando della Fortezza e ospitava il Governatore e la sua famiglia; e la Chiesa di San Giacomo.

Nell’ultima parte del viale, interamente pavimentato, si trovano la stalla e, di fronte, la mensa con le cucine. La passerella del versante Ovest è senza dubbio il punto più suggestivo della Fortezza e nel passato fu teatro di un episodio memorabile durante l’assedio del 1557, infatti, i Francesi cercarono di sorprendere i difensori costruendo delle particolari macchine per scalare lo strapiombo, ma furono scoperti dai civitellesi che li sterminarono gettando su di loro due enormi macine da mulino. Questa porzione della piazzaforte ospitava la parte abitativa comprendente la caserma vera e propria dove si può ammirare la cappella dedicata a Santa Barbara, protettrice degli artiglieri. Da questa posizione si può avere una visione d’assieme del paese di Civitella del Tronto e della sua particolare urbanistica, con i gruppi di case disposte parallelamente, percorse da vie longitudinali ascendenti collegate attraverso strette curve, e con percorsi trasversali costituiti da rampe e scalinate. Tale sistema viario genera isolati stretti e allungati disposti longitudinalmente, in modo da costituire una serie di antemurali alla Fortezza.

[modifica] Porta Napoli

Unica porta urbana conservatasi, consente l'accesso al borgo da est.

Arco a tutto sesto risalente al duecento, realizzato in conci di travertino e addossata ad alcuni resti delle mura di cinta e all'abside della Chiesa di San Lorenzo. Al di sopra della chiave campeggia lo stemma urbico della cittadina che raffigura le cinque torri merlate.

Una particolare curiosità è che Porta Napoli e il portale della chiesa di San Francesco sono identici sul profilo delle modanature e nelle misure dei blocchi di pietra con cui sono fabbricate.

La fontana degli amanti
La fontana degli amanti

[modifica] Monumento a Matteo Wade

Monumento marmoreo neoclassico voluto nel 1829, da Francesco I di Borbone, re delle Due Sicilie, alla memoria dell'ufficiale irlandese Matteo Wade, che difese la piazzaforte di Civitella del Tronto durante l'assedio del 1806.

Il monumento, situato in largo Pietro Rosati, è, in gran parte, opera dello scultore Bernardo Tacca, e completato da Tito Angelici. Il monumento, in un primo momento erroneamente attribuito al Canova, è composto da un grande sarcofago con le figure in rilievo della Fedeltà e del Dolore ai lati del ritratto del Wade entro un medaglione; due sfingi, ai lati del sottostante gradino, e lo stemma borbonico completano la composizione.

Inizialmente il monumento era stato collocato all'interno del Forte, nella piazza del Cavaliere, dove si scorgono ancora i resti della sua base. Vi rimase fino al 1861 quando l'esercito piemontese, ritenendolo del Canova, decise di trasferirlo a Torino, come bottino di guerra, ma ad Ancona fu accertato che esso non era opera del grande scultore veneto, e venne lasciato per oltre quindici anni in un magazzino finché nel 1876 fu restituito a Civitella, sia pure incompleto per la perdita di alcuni elementi.

[modifica] Fontana degli amanti

La fontana eretta nel 1863 le cui acque scaturiscono dalle viscere della Fortezza è posta sulla circonvallazione panoramica, ai piedi della pineta ed è particolarmente famosa per essere luogo di sguardi rubati, incontri furtivi, promesse eterne non sempre mantenute.

[modifica] Chiese di Civitella

La chiesa di San Lorenzo
La chiesa di San Lorenzo

[modifica] Chiesa di San Lorenzo

La chiesa Parrocchiale di Civitella del Tronto, dedicata all'antico protettore San Lorenzo Martire, in origine sorgeva al di fuori delle mura cittadine, ma venne trasformata in bastione per la difesa del borgo nell'assedio del 1557 per poi essere ricostruita all'interno delle mura, addossata a Porta Napoli.

Nel 1777, per la chiesa, ha inizio una notevole trasformazione di ordine strutturale ed estetico in stile barocco. Di rinascimentale resta solo la facciata, di elegante semplicità, il suo portale e i grandi finestroni dalla profonda strombatura sui fianchi dell'edificio.

L'interno, a croce latina, è composto da una sola navata alla quale furono aggiunte due cappelle laterali a formare un braccio di transetto coronato da una cupola entro un tiburio ottagonale. La torre campanaria si innesta tra il braccio di transetto e l'abside del presbiterio. La chiesa è ornata da grandi nicchie con altari, stucchi settecenteschi, ed impreziosito da arredi lignei di raffinata fattura e l'organo del 1707 oltre ai vari arredi sacri, tra cui un busto e una croce in bronzo, conservati in Sacrestia insieme ad una statua barocca in legno di Sant'Ubaldo con in mano la città di Civitella di cui è il Protettore.

Per quanto riguarda le tele, meritano particolare attenzione una Visitazione e una Madonna del Rosario risalenti al XVI secolo, mentre sono di quello successivo un'Annunciazione e una Deposizione.

[modifica] Chiesa di San Francesco

La chiesa di San Francesco, inizialmente dedicata a San Ludovico, fu fondata nel 1326, sotto Roberto d'Angiò, dal conventuale civitellese Fra’ Guglielmo, eminente personaggio della famiglia De Savola, vescovo di Alba e poi arcivescovo di Brindisi e di Benevento. Per oltre trecento anni il convento è, per Civitella, un centro di incisiva promozione religiosa e culturale di cui beneficiarono diverse generazioni di cittadini. Infatti proprio grazie al monastero molti uomini sia chierici che laici impararono a leggere e a scrivere. Nel corso dei secoli il complesso subì varie soppressioni, finché, nel 1866 per effetto di un decreto di Vittorio Emanuele II, i conventuali dovettero abbandonarlo.

La facciata, che conserva ancora oggi le caratteristiche originarie, è di stile gotico-romanica è caratterizzata dal bellissimo rosone trecentesco in pietra con cornice intagliata proveniente, secondo la tradizione, dalla chiesa di San Francesco di Campli.

Nell'interno, rielaborato in stile barocco, a navata unica, si conserva un bellissimo coro in noce, con colonnine tortili, del '400, e al di là del presbiterio si trova l'originaria abside a pianta quadrata dalla volta a crociera e costoni gotici impostati su capitelli decorati con il motivo a foglie ripiegate, mentre per il resto la chiesa presenta decorazioni e stucchi settecenteschi. Parte degli arredi, nel 1924, furono trasferiti in Santa Maria dei Lumi; un crocifisso d'argento in San Lorenzo. Attualmente il monastero è adibito, in parte a sede del municipio, in parte trasformato in ristorante albergo.

[modifica] Chiesa di Santa Maria degli Angeli

La fondazione della chiesa di Santa Maria degli Angeli, detta anche della Scopa, secondo la tradizione, è assegnata ai primi del '300, durante il pontificato di Giovanni XXII, per quel che si legge sulle sue murature, invece secondo una più attenta analisi appare un edificio databile tra la fine del XV secolo e l'inizio del XVI secolo.

La chiesa è costituita da un'unica navata con tetto a capriate. Il portale ha cornici lisce in travertino e architrave sostenuto dalle tipiche mensole con sfera, che in questo caso hanno superficie esterna contornata da una fila di perline e decorata con una rosetta centrale. Sotto il cornicione appaiono mattoni dipinti a losanghe bianche e rosse.

All'interno, sulla parete sinistra, sotto la moderna intonacatura, resta un residuo della elegante decorazione policroma rinascimentale. Nella chiesa si conserva un Cristo deposto ligneo, di moderna fattura, le cui forme rigide potrebbero far pensare ad opera di mano o di influenza tedesca.

[modifica] Santuario e convento di Santa Maria dei Lumi

Panorama del chiostro del Convento di Santa Maria dei Lumi
Panorama del chiostro del Convento di Santa Maria dei Lumi

Il santuario e il convento di Santa Maria dei Lumi, eretti nel 1466, sorgono su un colle dirimpetto all’abitato, a poca distanza dal breve tratto di strada che immette nel centro storico di Civitella del Tronto. La sua fondazione è attribuita a San Giacomo della Marca.

La storia del convento e della chiesa di Santa Maria dei Lumi è costantemente legata alla storia di Civitella. Ciò non soltanto per gli aspetti religiosi e culturali, ma anche per quelli civili e militari; essendo stati chiamati negli eventi bellici, loro malgrado, a far quasi da controparte della Fortezza. Ogni assedio posto a Civitella li ha sempre coinvolti negativamente e sono stati ogni volta o sede dei comandi attaccanti o bersaglio dei contro-bombardamenti dalla Fortezza. Il complesso ha subito numerosi restauri nei secoli, soprattutto dopo gli assedi nell'ottocento e nel 1960 è stato quasi totalmente rimaneggiato da vari ampliamenti e dalla pesante intonacatura che ha tolto ogni validità estetica alla facciata.

La chiesa è preceduta da un arioso portico romanico ad archi a tutto sesto, impostati ciascuno su quattro pilastri ottagonali. L'interno è nella veste dell'arredo ottocentesco e moderno, con l'unica navata ampliata da una seconda a sinistra. Nell'Altare Maggiore, eretto nel 1922, si conserva una Madonna col Bambino, detta appunto la Madonna dei Lumi, stupenda statua lignea policroma in stile rinascimentale, realizzata da Giovanni di Blusuccio nel 1489. Inoltre vi sono due monumenti sepolcrali nella parte sinistra dell'edificio e ottimi affreschi del pittore Pauri di Grottammare nel presbiterio, nella cupola sovrastante l'altare e nella parte superiore della navata centrale. Nella zona conventuale sopravvive integro il chiostro, adiacente alla chiesa sul lato destro, formato da archi a tutto sesto con ghiera di mattoni sostenuti da colonne ottagonali in pietra con semplici capitelli e basi trapezoidali.

[modifica] Abbazia di Santa Maria di Montesanto

L'abbazia di Santa Maria di Montesanto è uno dei monumenti più suggestivi dell'intero territorio teramano, ed ha rappresentato nel passato una delle abbazie benedettine più importanti della regione. La tradizione storica ne attribuisce la fondazione a San Benedetto da Norcia, che ne avrebbe avviato in persona la realizzazione nel 542.

Il monastero sorge in cima ad un colle impervio e scosceso, isolato in mezzo ad una zona quasi pianeggiante. Il monumento, a differenza della maggior parte dei monasteri teramani che dipendevano dalle grandi abbazie nazionali, sin dall'età medioevale godeva di larga autonomia esercitando la cura animarum su vasta area tra Teramo e Ascoli. Nel XII secolo, l'abbazia era una delle più potenti della regione: essa, infatti, possedeva ben otto chiese; duemila moggi di terra nella Val Pescara e aveva giurisdizione su numerosi monasteri sorti in seguito. Nel 1259 uno degli abati, Rainaldo, fu eletto vescovo di Ascoli. Alla fine del XV secolo ebbe inizio la decadenza del monastero che perse l'autonomia e subì la confisca dei beni con la soppressione definitiva nel 1797. Il monastero, ridotto in condizioni pietose, ha subito recentemente un radicale restauro riportandolo allo stato in cui era nel XIII secolo.

L’intero complesso, costituito dalla Chiesa romanica di Santa Maria e dagli ambienti dell’Abbazia, è di grande interesse, soprattutto dal punto di vista storico. La chiesa, di elegante sebbene austera semplicità, è una costruzione a navata unica, realizzata ristrutturando la nave sinistra e parte di quella centrale della chiesa più antica. La facciata originale dell’assetto medioevale è ostruita per metà altezza da due ambientini moderni ad essa giustappostiti, ai quali si accede all’interno della chiesa. Le campate erano molto probabilmente coperte in un primo tempo da arconi a sesto acuto che scaricavano il loro peso sui contrafforti laterali, ancora oggi presenti lungo il fianco settentrionale. Il campanile romanico, originariamente nella canonica posizione a fianco della facciata, è attualmente distaccato dal corpo della chiesa abbaziale ed è incorporato nel complesso del monastero. Quest’ultimo è impostato sulla linea dell’antica facciata ed è costituito da due ali fra cui quella antica appare riconoscibile dal corpo di fabbrica avente orientamento est ovest. Sul ciglio della collina rimangono notevoli avanzi del pozzo da cui si prelevava l’acqua contenuta in una enorme cisterna sotterranea, resti di ambientini di servizio oltre a ruderi delle torri di cinta e delle mura che dovevano proteggere l’abbazia in epoca medioevale.


[modifica] Grotte di Sant'Angelo e Salomone

I frequenti fenomeni carsici hanno dato origine sul versante meridionale della Montagna dei Fiori (metri 1814), in una zona dal vistoso disturbo tettonico, a numerose grotte ricche di stalattiti e stalagmiti delle quali la più nota è la Grotta di Sant'Angelo insieme a quella di Salomone. Affascinanti ricerche e pazienti scavi hanno portato alla luce tracce della presenza dell’Uomo in queste grotte dal neolitico ai tempi più recenti. Sono state scoperte varie testimonianze a partire da quelle più antiche lasciate da un gruppo di cacciatori primitivi, a qualche frammento di epoca romana e medioevale fino al 1200 quando le caverne cominciarono a essere frequentate dagli eremiti. Infatti nella grotta di Sant’Angelo esistono ancora oggi resti delle celle degli anacoreti che abitarono questa grotta sino alla fine del secolo scorso trasformando la caverna in una chiesa, già intorno al 1200. Da allora la grotta è rimasta sempre luogo di culto e di pellegrinaggio anche quando sono scomparsi gli eremiti.

La grotta di Salomone si trova proprio al di sotto di quella di Sant'Angelo e con essa comunicava prima della frana avvenuta dopo il 1400 il cui crollo travolse e seppellì una casetta eretta dagli eremiti della quale rimasero qualche lembo di muro, il pavimento e il focolare. Oltre a queste due, che sono le più ampie, ve ne sono innumerevoli altre, oltre una trentina, molti delle quali, nei primi tempi cristiani, furono dedicate a Santi e adibite a uso sacro come per esempio la Grotta di Santa Maria Maddalena, di San Francesco, di San Marco e di Santa Maria Scalena.

Tutte queste caverne, insieme ad altre aree archeologiche situate sul territorio di Civitella del Tronto, si sono rivelate importantissime perché hanno permesso la ricostruzione della storia dei Monti Gemelli attraverso il ritrovamento di numerosi resti preistorici come frammenti di terracotta, schegge, raschiatoi, alcune lame, ossi di orso, di stambecco, di cavallo e soprattutto ceramiche.

Nelle vicinanze delle suddette grotte vi sono le suggestive Gole del Salinello, molto interessanti paesaggisticamente in modo particolare per gli amanti della natura senza dimenticare i gloriosi avanzi del castello di re Manfrino che si ergono ai piedi della parete sud della Montagna dei Fiori.

[modifica] Manifestazioni e Folklore

Il 16 maggio si festeggia il protettore Sant'Ubaldo, sulla cui figura storica e religiosa si registra un recente rifiorire di studi, attraverso pubblicazioni e convegni.

Dal 13 al 16 agosto si tiene all'interno della fortezza il banchetto in costume d'epoca denominato A la Corte de lo Governatore. All'interno della fortezza si svolgono, peraltro anche manifestazioni più occasionali che costellano soprattutto le serate estive.

L'11 novembre hanno luogo nella cittadina i festeggiamenti per San Martino: raccolti intorno a un grosso falò accesso nella fortezza, si gustano caldarroste e vino locale, cantando e danzando fino all'alba.

Dal 25 al 27 aprile ricorrono i festeggiamenti di Santa Maria dei Lumi nei pressi del vicino al santuario omonimo

[modifica] Gastronomia

Particolari e tipici della cucina di Civitella del Tronto sono i caratteristici maccheroni con le ceppe, così denominati perché si tratta di grossi bucatini fatti a mano arrotolando la pasta intorno a un bastoncino.

Un altro piatto storico è il filetto alla borbonica, una sorta di panino preparato con una fetta di pane sulla quale viene messa una fetta di carne che, a sua volta, viene ricoperta con una mozzarella e filetti di acciuga e insaporita con marsala.

Sempre connesso con la Fortezza lo spezzatino alla Franceschiello, così denominato dall'ultimo Re Francesco II di Borbone, realizzato con pollo o agnello e insaporito con vino e sottaceti.

Rinomati sono i formaggi pecorini della Montagna dei Fiori e delle Tre Caciare.

[modifica] Economia

Discretamente sviluppate sono le attività alberghiere, legate all'afflusso turistico connesso alla Fortezza. Diverse sono, poi, le piccole aziende di confezioni tessili tipiche di tutta l’area della Val Vibrata.

[modifica] Cittadini illustri

  • Carlo Arduini, (Civitella del Tronto, 1815 - Oulens Canton Vallese, 1881), patriota e storico
  • Francesco Filippi Pepe, (Civitella del Tronto, 1737 - Teramo, 1812), poeta
  • Pietro Rosati, (Ponzano di Civitella del Tronto, 1834 - Ponzano di Civitella del Tronto, 1915), umanista
  • Vincenzo Rosati, (Ponzano di Civitella del Tronto, 1859 - Ponzano di Civitella del Tronto, 1943), ingegnere, direttore e fondatore di Scuole d'arte e mestieri, pittore.

[modifica] La palestra di roccia Gianmario Camillini

Per approfondire, vedi la voce Palestra di roccia Gianmario Camillini.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Gaetano Luca Ronchi (Lista civica Insieme per la Rinascita) dal 15/04/2008 (1º mandato)
Centralino del comune: 0861 918321
Email del comune: comcivitelladeltronto@virgilio.it

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti


[modifica] Collegamenti esterni




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