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Carlo Abarth - Wikipedia

Carlo Abarth

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Una Abarth 500 (1973)

Carlo Alberto Abarth, nato Karl Abarth (Vienna15 novembre 1908 – 24 ottobre 1979), è stato un imprenditore austriaco naturalizzato italiano.

[modifica] Cenni biografici

Carlo Abarth nacque in Austria da una famiglia agiata; fin da piccolo ha coltivato la propria passione per la velocità, inizialmente grazie alla bicicletta, con cui partecipò ad alcune competizioni.

A 16 anni decise di entrare nelle officine della Castagna & C., un laboratorio che collaborava con la facoltà di ingegneria di Vienna per le meccaniche di precisione, e in quella della Degan, dove si fabbricavano telai di motociclette. In questo modo riuscì a farsi una formazione completa su quello che riguarda la ciclistica e la motoristica di un mezzo.

L'esperienza in queste officine gli valse una certa visibilità: venne notato dal campione di motociclismo Josef Opawsky, che lo introdusse alla scuderia della Motor Thun, la storica fabbrica di motociclette. Abarth lavorò alle revisioni dei veicoli e al collaudo di nuove soluzioni, e grazie a questa attività potrà, quasi ventenne, creare il suo primo telaio motociclistico in collaborazione con la Degan.

Durante il suo rapporto con la Thun, fu coinvolto in una vicenda tormentata: durante il Gran Premio d'Austria fu chiamato a sostituire un pilota della scuderia, malato. Nella prima sessione di prove fece registrare subito il miglior tempo. Accusato dai piloti e dai suoi stessi compagni di squadra, tra cui lo stesso Opawsky, di aver truccato il veicolo, dovette cambiare mezzo in occasione della seconda prova. Abarth ottenne ancora la pole position migliorando nuovamente il tempo. Tutto questo provocò una serie di malumori tra i piloti che videro nel giovane Abarth una minaccia. Il giorno della gara Abarth fu però costretto al ritiro per un guasto meccanico, e la stampa dell'epoca sollevò l'ipotesi che il suo mezzo fosse stato sabotato.

Dunque, in rotta con la Thun e ostracizzato dal mondo delle scuderie, decide nel 1929 di comprarsi una moto usata (una Grindlay-Peerless 250cc?) che lui rielabora rendendola più leggera e adatta alla pista. La prima vittoria arriva qualche mese dopo a Salisburgo. Subito dopo, Abarth viene notato da scuderie inglesi e tedesche. In particolare con la DKW correrà qualche gara. Nel frattempo, Karl costruisce la sua prima motocicletta con il marchio Abarth, motore monocilindrico a 2 tempi 250cc raffreddato ad acqua addirittura da 2 radiatori. La doppia attività di corridore e costruttore lo porterà ad un intenso periodo di attività, bruscamente interrotto in seguito ad un incidente il 4 maggio del 1930 a Linz, durante l'annuale corsa Wien-Innsbruck. La rottura del ginocchio gli impedirà di continuare la corsa e il prosieguo dell'attività agonistica. Naturalmente, Abarth però non riesce a stare lontano dalle piste: difatti, il nuovo mezzo utilizzato sarà un sidecar, che gli permette una maggiore sicurezza in gara. Tornato a lavorare alle officine Degan, sperimenta una nuova marmitta e un sistema di scarico.

Abarth era anche una persona che si intendeva di marketing: è del 1932, infatti, la grande sfida che lui lancia all'Orient-Express. La tratta di 1370 chilometri che separano Ostenda da Vienna. Un percorso irto di ostacoli fisici, burocratici, ambientali. La sfida viene ampiamente coperta dai media dell'epoca e permettono un grande ritorno di immagine per Abarth e le officine dove lavora. In seguito alle difficoltà della seconda guerra mondiale e dell'anschluss nazista, nel 1939 Abarth diventa italiano e continua a correre con il suo sidecar per la Slovenia, allora già Jugoslavia. Nel pressi di Lubiana, tuttavia, un altro incidente lo allontanerà definitivamente dalla partecipazione attiva alle corse. Dopo qualche anno a Lubiana come direttore tecnico di una scuderia, Abarth si trasferisce prima a Trieste poi, in seguito alla questione dalmata, si rifugia a Merano.

Ottenuta nel 1946 una lettera di incarico dal fondatore della Porsche, Ferdinand Porsche, Abarth riesce a costruire presso la Cisitalia una squadra corse con Tazio Nuvolari. Il campione mantovano, coadiuvato da Carena, riporterà con una spider la vittoria della prima millemiglia del secondo dopoguerra, nella categoria Sport1100 e il secondo in classifica generale.

Tuttavia, questi successi non impediscono la chiusura della Cisitalia, che pur vantando un primato tecnico, non riesce a far fronte ai crescenti costi che un'industria di questo tipo richiede. Nel 1949 Abarth, coadiuvato dal pilota Guido Scagliarini, decide di aprire l'azienda che porta il suo nome, scegliendo come simbolo proprio il suo segno zodiacale, lo scorpione. La ditta specializzata in elaborazioni omonima prende la sede a Torino dove, alla fine dell'anno conta già oltre 30 dipendenti. Partendo proprio dalla liquidazione dalla fallita Cisitalia, dalla quale ottiene alcuni autoveicoli, costruisce una scuderia con piloti del calibro di Nuvolari, Bonetto, Cortese. La squadra corse conferma l'intuito imprenditoriale di Abarth che utilizza le vittorie del team come volàno per trainare il fatturato della ditta. Abarth capisce come differenziare la sua officina rispetto alle altre e comincia a commercializzare kit per l'elaborazione della propria vettura che possono acquisire potenza e velocità molto superiori rispetto alle vetture di serie. Il primo prodotto è proprio il kit di trasformazione del comando cambio della "topolino". La invenzione che però renderà celebre il marchio dello scorpione è quella legata all'impianto di scarico dell'auto. Le marmitte così elaborate acquisiscono un suono più potente, oltre a migliorare ampiamente le prestazioni. Altri prodotti Abarth saranno le pompe acqua e i gruppi collettori. Abarth troverà nel prolifico settore delle marmitte e delle elaborazioni la redditività necessaria per sperimentare nuovi modelli di autoveicoli e investire nel reparto corse. È proprio del 1951 la presentazione delle vetture 204A e 205A. Quest'ultima, una berlinetta da corsa, al salone dell'auto di Torino riscuote un buon giudizio dalla critica specializzata e dal pubblico. Ma è la 1500, venuta alla luce nel 1952, a dare all'officina di Abarth la massima visibilità: il coupé a due posti, 3 fari frontali di cui uno centrale, la linea aggressiva e avvenirisitica fanno di questo modello un pezzo unico, presto acquistato da un produttore americano Packard di Detroit. Ancora una volta si confermano le doti di Abarth, in perfetto equilibrio tra capacità di marketing e quella imprenditoriale. Anche la nuova 1100, lanciata da FIAT nel 1953, rappresenta per la Abarth la possibilità di creare ulteriore valore da un mezzo esistente. Proprio in quell'anno i risultati aziendali danno ragione ad Abarth: 70 dipendenti, esportazioni al 10% del fatturato totale, quasi 50.000 marmitte prodotte. Intanto, l'attività agonistica continua con l'elaborazione di una Ferrari 166 mille miglia, su cui vengono applicati dei blocchi di alluminio per diminuirne il peso.

È del 1955, però, la grande intuizione di Abarth di rielaborare una Fiat 600 per ricavarne una piccola sportiva, la "750 GT". Questa vettura rappresenta il gioiellino con cui la Abarth definisce il nuovo standard delle vetture rielaborate. La vettura infrange diversi primati alla Mille Miglia e a Monza. Lo stesso risultato verrà ottenuto nel 1958 quando sulle 500, rielaborate dai carrozieri Zagato e Pininfarina, Abarth decide di intervenire. Di lì a poco uscirà la vera e propria 500 Abarth, con impianto di scarico della ditta e carburatori Weber. La vettura stupirà nuovamente tecnici e addetti ai lavori. È la svolta: Abarth confeziona con Vittorio Valletta, amministratore delegato, un accordo per cui per ogni record o vittoria ottenuto da una vettura Fiat Abarth, Fiat avrebbe corrisposto all'imprenditore un premio in denaro in relazione all'importanza della manifestazione. Le innumerevoli vittorie del marchio negli anni sessanta rendono Carlo Abarth un personaggio molto popolare in Italia. Divertente è l'aneddoto per cui Abarth al circuito del Garda del 1962, cui partecipavano solo vetture dello Scorpione, raccomanda ai piloti di procedere con sportività e giocandosi la palma del vincitore solo agli ultimi giri. Parole disattese perché pare siano stati frequenti i comportamenti al limite.

Specializzatosi in elaborazioni sportive di modelli FIAT e nella costruzione, in pezzi a numero limitato, di vetture granturismo, nel 1971 cedette l'azienda alla casa torinese.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Collegamenti esterni


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