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Calligrafia islamica - Wikipedia

Calligrafia islamica

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La firma stilizzata (tughra) del sultano Mahmud II dell'Impero ottomano fu scritta in una calligrafia particolare. Il testo dice: Mahmud Khan, figlio di Abdulhamid, il Sempre Vittorioso.
La firma stilizzata (tughra) del sultano Mahmud II dell'Impero ottomano fu scritta in una calligrafia particolare. Il testo dice: Mahmud Khan, figlio di Abdulhamid, il Sempre Vittorioso.

L'arte calligrafica islamica è l'arte di scrivere e, per estensione, di produrre libri praticata nelle regioni di religione islamica[1]. In essa viene impiegato prevalentemente l'alfabeto arabo, ma anche molte altre lingue. L'arte della calligrafia è particolarmente considerata nell'Islam perché è stata il primo mezzo utilizzato per la preservazione e la diffusione del Corano.

Durante tutta la storia dell'Islam, il lavoro dei calligrafi venne ricercato e apprezzato. Data la convinzione che l'arte figurativa fosse una forma di idolatria, la calligrafia e le rappresentazioni astratte divennero i principali mezzi di espressione artistica nelle culture islamiche[2].

La calligrafia araba, persiana e turco-ottomana è strettamente collegata con l'arte geometrica islamica (l'arabesco): i disegni sulle mura e sulle pareti delle moschee trovano corrispondenza con quelli sulle pagine. Gli artisti contemporanei del mondo islamico sfruttano tuttora l'eredità dell'arte calligrafica per inserire iscrizioni o figure astratte nelle loro opere.

Indice

[modifica] Il ruolo della scrittura nella cultura islamica

Pagina di un Corano del XII secolo scritto in stile andaluso.
Pagina di un Corano del XII secolo scritto in stile andaluso.

La scrittura, per i musulmani, non riflette qualcosa della realtà della parola, ma è al contrario un'espressione visibile dell'arte più alta di tutte, l'arte del mondo spirituale. La calligrafia, probabilmente, è divenuta la forma più venerata di arte islamica perché attua un collegamento fra le lingue dei paesi islamici che si basano sull'arabo e la religione dell'Islam. Il testo sacro dell'Islam, al-Qur'ān, ha svolto un ruolo molto importante nello sviluppo e nell'evoluzione della lingua araba e, per estensione, della calligrafia nell'alfabeto arabo. Proverbi e interi passi del Corano sono ancora fonti di ispirazione per i calligrafi islamici. L'alfabeto arabo consta di 28 lettere e 18 forme diverse di scrittura.

[modifica] Scritture calligrafiche

Scrittura cosiddetta kufica (oggi si preferisce higiazena), pagina da un Corano del VII secolo.
Scrittura cosiddetta kufica (oggi si preferisce higiazena), pagina da un Corano del VII secolo.

I vari stili calligrafici arabi possono dividersi in due gruppi:

  • le scritture kufiche, dai caratteri spigolosi
  • le scritture corsive, dai caratteri più arrotondati.

Questa distinzione è comunque generica e discutibile: nella pratica i due sistemi possono coesistere, con numerose varianti.

La più semplice e la più antica scrittura è quella ḥijāzī, corsiva, senza segni diacritici: le vocali brevi sono raramente indicate, con brevi trattini. Risale alla fine del VII e all'VIII secolo, e si ritrova nelle prime copie del Corano e nelle iscrizioni lapidee.

Il primo stile a raggiungere una certa diffusione fu la scrittura kufica (IX secolo), angolosa, spigolosa, fatta di tratti orizzontali diritti e corti, tratti verticali lunghi e circoli spessi e compatti. Essa fu per tre secoli la scrittura più usata per trascrivere il Corano. Il suo aspetto rigido e statico la rendeva anche ideale per le iscrizioni monumentali ed epigrafiche. Col tempo si svilupparono anche molti riccioli, abbellimenti, piccole decorazioni aggiunte a ciascun carattere per ingentilirli.

Più usata, per la scrittura corrente e quotidiana, era la scrittura corsiva naskh, con tratti più rotondi e sottili. Il sempre maggiore perfezionamento di questo stile portò infine a preferirlo al kufico per la scrittura del Corano. Oggi, nella maggior parte dei casi, ai bambini viene insegnata dapprima la scrittura naskh, e solo in seguito vengono introdotti alla scrittura riq'a. Quasi tutto il materiale stampato in arabo è scritto in naskh, più chiaro e semplice da decifrare.

Nel XIII secolo, la funzione ornamentale svolta in precedenza dalla scrittura kufica venne assolta dalla scrittura thuluth. La parola thuluth significa "un terzo": il principio su cui si basa questa scrittura è che le consonanti che non hanno uno sviluppo verticale sono alte un terzo di queste. Pertanto, tale stile presenta un aspetto molto corsivo e ampie curve.

Quando l'Impero persiano si convertì all'Islam (643-650), i Persiani adottarono la calligrafia araba per la loro lingua, il persiano. Essi introdussero le scritture ta'liq e nasta'liq: quest'ultima è estremamente corsiva, con aste orizzontali esageratamente lunghe e aste verticali che, contrariamente al solito, tendono a destra invece che a sinistra, il che rende la scrittura nasta'liq molto scorrevole e utile a riempire le tre fasce scrittorie: quella centrale consonantica e quella superiore e inferiore, utile ad accogliere anche le vocali (harakāt ) e gli altri segni accessori, al fine di sfuggire all'horror vacui che sembra affliggere i calligrafi, come in genere gli artisti. I Persiani svilupparono inoltre uno stile chiamato shekasteh ('rotto', in persiano): lo shekasteh è stato però usato molto raramente per la scrittura di testi in arabo.

La scrittura diwani è una corsiva nata durante il regno dei primi Turchi ottomani (XVI-inizio XVII secolo). Creato da Housam Roumi, raggiunse la sua massima diffusione durante il regno di Solimano il Magnifico (1520-1566). Molto decorativa ed elegante, la scrittura diwāni si caratterizza per la complessità delle linee all'interno delle lettere e per la serrata giustapposizione delle lettere all'interno della parola.

Una variante della diwani, la scrittura diwani al-jali, è caratterizzata dall'abbondanza di segni diacritici e ornamentali.

Scrittura diwani al-jali

Infine, la scrittura più comune e usata è la riq'a. Semplice da tracciare, i suoi movimenti sono piccoli e non molto ampi: viene considerata uno sviluppo della scrittura naskh, ed è la seconda ad essere insegnata ai bambini nelle scuole.

Scrittura riq'a

In Cina, si è sviluppata la scrittura sini, con evidenti influenze della calligrafia cinese, anche per l'utilizzo di un pennello di crine di cavallo al posto della consueta penna di canna. Un moderno utilizzatore di questo stile è l'Hajji Noor Deen Mi Guangjiang[3].

[modifica] Calligrammi

Calligramma arabo dalla forma di uccello
Calligramma arabo dalla forma di uccello

La calligrafia ha anche i suoi aspetti figurativi: intrecciando le parole scritte, come Allah, Muhammad, Bismillah, ecc., o utilizzando la micrografia[4], i calligrafi realizzavano figure antropomorfe (ʿAlī, l'Uomo Ideale dei mistici Sufi, un uomo orante[5], un volto), zoomorfe (creature simboliche, soprattutto tratte dall'iconografia sciite, come il leone - Duldul, mulo di Muhammad[6] -, il mulo - Duldul di Muhammad[7] -, pesci[4], la cicogna[8] o altri uccelli - l'Hudhud del Corano[9][10]) e oggetti inanimati (una spada - Dhu al-Fiqar -, una moschea, una nave, realizzata con la lettera e congiunzione grammaticale araba waw, simbolo di unione mistica). I calligrammi, strettamente connessi alla mistica musulmana, furono molto popolari in Turchia, Persia e India dal XVII secolo in poi.

Nell'insegnamento della calligrafia, l'immaginario figurativo è utile per visualizzare meglio la forma delle lettere da tracciare: ad esempio, l'iniziale ha' somiglia, nello stile nasta'liq, a due occhi, come suggerisce il suo nome in persiano, "ha' due occhi" he' do tcheshm). Nella letteratura e in poesia, l'espediente di vedere nelle lettere un riflesso del mondo naturale risale all'epoca degli Abbasidi.

Uno degli maestri contemporanei della scrittura di calligrammi è Hassan Massoudy; un buon esempio di calligramma moderno è il logo del canale televisivo Al Jazeera.

[modifica] Strumenti e supporti

Gli strumenti e l'opera di uno studente calligrafo.
Gli strumenti e l'opera di uno studente calligrafo.

Lo strumento tradizionale del calligrafo arabo è il qalam[11], una penna di canna secca; l'inchiostro è spesso colorato, e con grandi variazioni di intensità, in modo che le parti più grandi della composizione risultino essere molto dinamiche.

Nel tempo venne utilizzata una grande varietà di supporti. Prima dell'avvento della carta, ci si serviva di papiro e pergamena. L'affermazione del supporto cartaceo, che nei territori musulmani avvenne ben prima che in Occidente, rivoluzionò l'arte della calligrafia: mentre le biblioteche dei contemporanei monasteri europei potevano conservare al massimo poche dozzine di codici, le biblioteche del mondo arabo contenevano normalmente centinaia, e persino migliaia di libri[12].

Ma un altro supporto comune furono le monete. A partire dal 692, il califfato islamico trasformò lo stile di coniazione di monete del Vicino Oriente, passando da immagini figurative a parole: è il caso dei dinar, o delle monete in oro di grande valore. In genere, sulle monete erano iscritti versetti coranici.

Verso il X secolo, nella Persia ormai convertita all'Islam nacque l'uso di scrivere iscrizioni su tessuti di seta decorati; queste stoffe con iscrizioni erano così preziose che i crociati occidentali le riportarono in Europa come bottino di guerra: ne è un esempio il cosiddetto "sudario di San Josse, usato per avvolgere le ossa San Josse nell'abbazia di Saint-Josse-sur-Mer, presso Caen, nella Francia nord-occidentale[13].

[modifica] Galleria

[modifica] Note

  1. ^ Bloom (1999), p. 218.
  2. ^ Bloom (1999), p. 222.
  3. ^ Galleria
  4. ^ a b BNF.
  5. ^ Uomo orante.
  6. ^ Leone di ʿAlī.
  7. ^ Cavallo di ʿAlī.
  8. ^ Cicogna.
  9. ^ HudHud.
  10. ^ Uccello.
  11. ^ Da cui deriva la parola italiana calamaio.
  12. ^ Bloom (1999), p. 218.
  13. ^ Bloom (1999), pp. 223-225

[modifica] Bibliografia

  • John L. Esposito, Sheila Blair, Jonathan Bloom, The Oxford History of Islam, New York, Oxford University Press, 1999.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

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