Alcide Cervi
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Alcide Cervi conosciuto come papà Cervi (Campegine, 6 maggio 1875 – Sant'Ilario d'Enza, 27 marzo 1970) è stato un partigiano e contadino italiano. Emblema, insieme ai 7 figli, della Resistenza Italiana al nazifascismo.
[modifica] Biografia
Nato nel 1875 da Agostino e Virginia Cervi, Alcide Cervi si unisce sin da giovanissimo al partito popolare e partecipa attivamente allo scontro con i socialisti, che conquistano sempre più consensi tra i contadini emiliani.
Nel 1899 si sposa con Genoveffa Cocconi, insieme alla quale darà alla luce sette figli maschi e due figlie femmine tra il 1901 ed il 1921.
Tra il 1920 ed il 1925, con la famiglia, si trasferisce più volte da un podere all'altro, e nel 1934 infine in quello di Campi Rossi nel comune di Gattatico, dove inizia l'attività di affittuario di un fondo in pessime condizioni che ben presto, grazie all'aiuto di tutta la famiglia, renderà pienamente produttivo. In questa realtà Alcide si occupa della vendita dei prodotti della fattoria.
All'inizio della seconda guerra mondiale casa Cervi diventa un vero e proprio luogo del dissenso militare contro il fascismo e la guerra. Insieme ai figli maschi, Alcide si riunisce nella "Banda Cervi" dedita alla lotta partigiana.
Nella notte tra il 24 e il 25 novembre 1943, durante un rastrellamento, vengono sorpresi nella loro abitazione dalle pattuglie fasciste e trasportati nel carcere politico dei Servi a Reggio Emilia. Il 28 dicembre tutti i suoi figli saranno uccisi, per disposizione dei dirigenti fascisti di Reggio Emilia, di cui era capo, dal 25 ottobre 1943, Enzo Savorgnan.
L'8 gennaio del 1944, un bombardamento gli apre la via per fuggire dal carcere di San Tommaso dove era stato trasferito. Tornato a casa, non viene subito informato della morte dei figli, ma anche quando ne sarà informato riuscirà a riprendersi dal durissimo colpo.
Nell'ottobre del 1944 la casa della famiglia Cervi viene incendiata. Il 15 novembre dello stesso anno, forse a causa di questa ulteriore dolorosa esperienza, Genoveffa Cocconi muore di crepacuore.
Solo nell'ottobre del 1945 Alcide Cervi potrà far sì che venga celebrato un funerale solenne per i suoi figli. Nel pomeriggio del 28 ottobre, dopo la manifestazione di affetto dei cittadini emiliani, i feretri dei fratelli sono portati al cimitero di Campegine. In questa occasione papà Cervi pronuncerà la celebre frase: "dopo un raccolto ne viene un altro".
Per il suo impegno partigiano e per quello dei suoi figli, gli fu consegnata una medaglia d'oro creata dallo scultore Marino Mazzacurati. La medaglia reca da un lato l'effige di Alcide Cervi e dall'altro un tronco di quercia tra i cui rami spezzati compaiono le 7 stelle dell'orsa. Durante la consegna, Alcide pronunciò un discorso di cui sono ancora ricordate queste parole: "Mi hanno sempre detto... tu sei una quercia che ha cresciuto sette rami, e quelli sono stati falciati, e la quercia non è morta... la figura è bella e qualche volta piango... ma guardate il seme, perché la quercia morirà, e non sarà buona nemmeno per il fuoco. Se volete capire la mia famiglia, guardate il seme. Il nostro seme è l'ideale nella testa dell'uomo."
Il 27 marzo 1970, all'età di 95 anni si spegne Alcide Cervi. Oltre 200000 persone si riuniranno a Reggio Emilia per salutarlo per l'ultima volta.