De re publica

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Il De re publica è un'opera di filosofia politica scritta da Marco Tullio Cicerone, divisa in sei libri.

Come il dialogo La Repubblica di Platone si svolge sotto forma di dialogo, che si immagina avvenuto nel 129 a.C. tra Scipione Emiliano, che di lì a pochi giorni sarebbe morto, Lelio e altri personaggi minori, nella villa suburbana dello stesso Emiliano. L'opera analizza le forme di governo e le loro degenerazioni (da monarchia a tirannide, da democrazia a demagogia, da aristocrazia, a oligarchia e il ritorno alla monarchia); di questi libri ci sono giunti solo i primi due completi, frammenti dal terzo al quinto e la fine del sesto, che furono scoperti nel 1819 dal cardinale Angelo Mai.erano in un palinsesto vaticano sotto il commento di Sant' Agostino ai carmi 119-140.

• Nel libro I è esposta la dottrina aristotelico-polibiana delle tre forme di governo (monarchia, aristocrazia, democrazia), delle loro rispettive degenerazioni (tirannide, oligarchia, demagogia) e del necessario passaggio dall'una all'altra di esse, evitabili solo grazie alla stabilità assicurata dalla costituzione mista, che contempera in se gli elementi fondamentali delle tre forme governative. Una costituzione del genere si è storicamente inverata, come gia Polibio aveva indicato, nella repubblica romana del II secolo a.C., che di fatto era un regime aristocratico-oligarchico, anche se i consoli, il senato e i comizi potevano riprodurre almeno nominalmente le tre forme canoniche;
• Nel libro II viene esaminata la costituzione romana nel suo sviluppo storico;
• Il libro III affronta il tema della giustizia all'interno dello stato e nei rapporti internazionali: dialogo tra Furio Filio e Caio Lelio. Quest'ultimo dice che la legge positiva è una traduzione in pratica della legge naturale (visione ottimistica). il primo dice che i governanti fanno promulgano le leggi solo per propri tornaconti (visione-pessimistico realista);
• Nei libri IV e V viene tratteggiata la figura dell'uomo di governo ideale, che Cicerone chiama di volta in volta princeps ("primo cittadino") o tutor et procurator rei publicae ("reggitore e governatore dello stato"), o ancora con altri appellativi (moderator). Non si tratta del vagheggiamento di una riforma costituzionale in senso autoritario, ma di un modello ideale di uomo politico, che sappia sacrificare ogni interesse personale per il bene della comunità, assicurando (anzi, restaurando) la stabilità della republica senatoria, espressione della classe dirigente;
• Nel libro VI Scipione Emiliano rievoca l'apparizione, in un sogno fatto tempo addietro, del nonno adottivo Scipione Africano, che dall'alto dei cieli gli addita la piccolezza della terra e la conseguente futilità delle cose umane, ma nel contempo gli rivela la ricompensa di eterna beatitudine destinata nell'aldilà alle anime di chi sulla terra si è prodigato per il bene della patria. Coloro i quali si sono lasciati trasportare dai piaceri del corpo vagheranno, una volta morti, intorno alla terra per purificarsi prima di salire al cielo.

Per lungo tempo dell'opera si è conosciuta soltanto la parte finale del VI libro, che fin dall'antichità aveva cominciato a circolare con il titolo autonomo di Somnium Scipionis. Solo dal 1819 è parzialmente tornato alla luce il testo dei primi cinque libri (buona parte dei primi due e frammenti degli altri).