Sinesio di Cirene
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« La mia vita è stata una di libri e di caccia, tranne il tempo che ho speso come ambasciatore. » | |
(Sinesio, Sui sogni, ix)
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Sinesio di Cirene (latino: Synesius; Cirene, 373 – Cirene, 414) è stato un filosofo, vescovo cattolico e scrittore libico.
Fu attivo in molti campi, come testimoniato nelle sue lettere; fu un filosofo pagano, ma divenne in seguito un vescovo cristiano. Ebbe anche interessi scientifici, come attestato dalla sua lettera ad Ipazia, in cui è presente il più antico riferimento ad un idrometro, da un lavoro sull'alchimia sotto forma di commento allo pseudo-Democrito e da un trattato sulla costruzione di un astrolabio.
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[modifica] Vita
[modifica] Carriera politica e letteraria
Sinesio nacque a Cirene tra il 370 e il 375, da una ricca famiglia che affermava di discendere dai fondatori della città, a loro volta discendenti dei re di Sparta. Nel 392 si recò assieme al fratello Euopzio in Grecia; nel 393 andarono invece a studiare ad Alessandria d'Egitto, dove divenne un neoplatonico e un discepolo della filosofa Ipazia.
Intorno all'anno 397 ritornò nella città d'origine; qui venne scelto per condurre un'ambasciata delle città della Pentapoli presso la corte imperiale, con lo scopo di chiedere all'imperatore Arcadio una riduzione delle tasse. Il suo discorso all'imperatore, noto come De regno, presenta gli argomenti che dovrebbero essere studiati da un governante saggio e afferma che il primo dovere di un sovrano è la guerra alla corruzione.
Durante i suoi tre anni di permanenza a Costantinopoli si dedicò alla stesura di un'opera letteraria, l'Aegyptus sive de providentia: si tratta di una allegoria in cui il buon Osiride e il cattivo Tifone (che rappresentano i ministri di Arcadio Aureliano e il goto Gainas) lottano per il predominio; nell'opera viene affrontata la questione dell'esistenza del male permessa da Dio.
Se la composizione dell'Aegyptus aveva lo scopo di ingraziarsi Aureliano, Sinesio riuscì nel suo intento, perché nel 400 la riduzione delle tasse richiesta venne concessa e Sinesio poté tornarsene a casa. Si stabilì in una sua proprietà nell'interno, ad Anchimachus, dove si dedicò ai libri e alla caccia, tornando in città solo quando richiesto dagli affari; nel 402 si recò in visita ad Atene, la cui scuola filosofica trovò inferiore a quella di Alessandria; nel 403 si sposò ad Alessandria: il celebrante fu il vescovo Teofilo, mentre il nome della sposa non è noto, sebbene si trattò sicuramente di una donna cristiana.
[modifica] Vescovato
Nel 409/410 Sinesio venne scelto per volontà popolare come vescovo di Tolemaide; dopo lunghe esitazioni causate da motivi personali e dottrinali, Sinesio accettò l'incombenza e venne consacrato vescovo da Teofilo ad Alessandria. Gli venne concesso di mantenere la propria moglie, cui era profondamente affezionato; ottenne esplicitamente di poter dissentire dall'ortodossia riguardo la creazione dell'anima, la resurrezione della carne e la fine del mondo, anche se accettò di fare alcune concessioni durante le sue lezioni pubbliche.
La sua reggenza del vescovato fu afflitta da sofferenze personali (gli premorirono tutti e tre i figli) e pubbliche: dovette fronteggiare incursioni barbariche, durante le quali dette prova di abilità di comando militare, ed ebbe un rapporto conflittuale col praeses Andronico, che scomunicò per aver interferito col diritto d'asilo della Chiesa.
La data della sua morte non è nota; si propende per il 414 in quanto non sembra essere venuto a conoscenza della morte violenta di Ipazia.
[modifica] Opere
Opere pervenute fino al giorno d'oggi:
- De regno ("Il regno"): discorso ad Arcadio sui doveri di un sovrano
- Dio, sive de suo ipsius instituto: in cui dichiara la propria intenzione di dedicarsi alla vera filosofia
- Encomium calvitii ("Elogio della calvizia"): risposta all'Elogio della capigliatura di Dione Crisostomo
- Aegyptus sive de providentia ("L'Egitto" o "La provvidenza"): opera in due parti
- De insomniis: un trattato sui sogni
- Constitutio
- Catastasis: descrizione della Cirenaica romana
- Epistolae: raccolta di 157 lettere, di cui una, la numero 57, è di fatto un discorso
- Hymni: dieci inni di stampo neoplatonico
- due omelie
- un saggio sulla costruzione di un astrolabio
È noto che compose anche:
- un libro sull'allevamento dei cani
- vari poemi, di cui parla nelle lettere
Sinesio scriveva in dialetto attico, anche se gli inni sono in dialetto dorico.
[modifica] Bibliografia
- Lendering, Jona, "Synesius of Cyrene", livius.org
- J. Bregman, Synesius of Cyrene (1982)
- Chr. Lacombrade, Synesios de Cyrène. Hellène et Chrétien (1951)
- J. H. W. G. Liebeschuetz, "Why Did Synesius Become Bishop of Ptolemais?", Byzantion, 56 (1986) pp. 180-195.
- T. Schmitt, Die Bekehrung des Synesios von Kyrene (2001)
[modifica] Collegamenti esterni
- "Synesius of Cyrene", livius.org (introduzione e traduzione in inglese di diverse opere)
- Portale Antica Roma
- Portale Letteratura
- Portale Nordafrica
- Portale Bisanzio: accedi alle voci di Wikipedia che parlano di Bisanzio