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Senso comune - Wikipedia

Senso comune

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

« Il buon senso è raro quanto il genio. »

Senso comune è un'espressione che assume genericamente molteplici significati come buon senso, raziocinio, criterio eccetera, intesi, erroneamente da un punto di vista filosofico, come sinonimi.

Indice

[modifica] Storia del significato dell'espressione

Aristotele usa l'espressione riferendola ai sensibili comuni come la figura, il numero, la grandezza ecc., cioè a quelle caratteristiche che noi ritroviamo in ogni nostra sensazione che, per quanto diversa nei suoi contenuti, avrà sempre una figura, un numero ecc.

Di senso o sensorio comune parlano anche gli Scolastici, come ad esempio San Tommaso (cfr. Commentario al De anima) intendendolo come quella facoltà dell'anima che assolve a diversi compiti:

  • mettere a raffronto il contenuto dei diversi sensi (se ad esempio ciò che ho sentito corrisponde a ciò che vedo);
  • unificare i contenuti sensibili in un'unica percezione (ad esempio: il colore e l'odore unificati nel gusto di un'arancia);
  • riferire ogni sensazione alla coscienza del sentire (non di tutte le sensazioni noi siamo coscienti) [1]

[modifica] Il senso comune in Cicerone

Questa attività che San Tommaso riferisce all'anima, la si ritrova nello stoicismo e, attraverso questo, nella filosofia di Cicerone che opera una sintesi eclettica dei dibattiti che c'erano stati a proposito di questo concetto tra gli stoici e gli epicurei, arrivando a un nuovo significato del senso comune: per lui cioè il termine vale come consenso universale, ossia quelle concezioni ritenute vere dalla universalità degli uomini

[modifica] Il senso comune da Cicerone, Cartesio, Buffier, Hume a Thomas Reid

Vari filosofi hanno usato questo termine, attribuendogli significati non sempre coincidenti; fra essi: Locke, Moore, Gramsci sino all'uso tecnico che fa Thomas Reid di questa espressione.

Thomas Reid
Thomas Reid

Durante l'Illuminismo scozzese Thomas Reid (1710-1796) aveva scritto una Ricerca sulla mente umana in base ai principi del senso comune, pubblicata nel 1764. L'opera era composta sulla base di appunti e idee che il filosofo di Aberdeen andava elaborando da molto tempo.

Thomas Reid recuperava il significato del concetto dal sensus communis di Cicerone attraverso le opere del francese Claude Buffier.

Quest'ultimo aveva parlato di sens commun in polemica con il razionalismo cartesiano che aveva trattato del senso comune riferendolo, nella parte introduttiva del Discorso sul metodo, a quella «sana ragione» che ben applicata risolve i problemi dell'esistenza quotidiana.

« Il buon senso è la cosa nel mondo meglio ripartita: ciascuno infatti pensa di esserne ben provisto, e anche coloro che sono i più difficili a contentarsi in ogni altra cosa, per questa non sogliono desiderarne di più. Nè è verosimile che tutti s'ingannino; anzi ciò dimostra che la facoltà di ben giudicare e di distinguere il vero dal falso (ch'è propriamente quello che si dice buon senso o ragione) è eguale per natura in tutti gli uomini... »
(Renè Descartes Discorso sul metodo, a cura di A.Carlini, Laterza Bari 1963, pp.33)

La filosofia commonsensista reidiana si pone quindi in opposizione alle conclusioni scettiche della filosofia di David Hume secondo il quale la conoscenza empirica necessariamente non potrà mai darci nulla di certo basata com'è sulle sensazioni contingenti.

Reid infatti recupera i principi solidi presenti nel comune buonsenso di tutte le persone, contro questo scetticismo radicale attribuito a David Hume. [2]

[modifica] Il senso comune nel pensiero americano

La filosofia di Reid eserciterà immediatamente un grande influsso internazionale: la Francia è uno dei primi paesi ad accogliere la dottrina del senso comune, e grande diffusione si avrà pressoché immediatamente nei neonati Stati Uniti d'America, dove diventa la prima filosofia delle Università e dei ceti colti.

Contribuirà al pragmatismo americano, e sarà recuperata da Moore nella sua polemica nei confronti di quelle tesi filosofiche, come ad esempio quelle che negavano la realtà del tempo, siano immediatamente contrarie a quei fatti che il buon senso comune riconosce come reali e veri.[3]

[modifica] Il senso comune nel pensiero odierno

Nella filosofia moderna riferirsi al senso comune equivale ad accettare posizioni pregiudiziali irriflesse, a prendere acriticamente per vero un'opinione che ha il solo merito di essere diffusa.

Ad esempio l'antropologo Clifford Geertz (1926-2006) definisce il senso comune come un "sistema culturale" che «può variare drammaticamente da un popolo a un altro» spezzando così il carattere di universalità che alcuni connettono al concetto e mettendo in discussione la teoria dell'etnocentrismo.

Anche la tradizione sociologica è molto critica nei confronti del senso comune che giudica come una sorta di conoscenza inferiore al sapere scientifico. Émile Durkheim (1858-1917) l'associa a delle prenozioni mentre Pierre Bourdieu (1930-2002) l'assimila a delle «evidenze immediate e spesso illusorie»

Al senso comune i sociologi infatti oppongono il rigore del metodo scientifico sociologico che non può instaurararsi se non dopo un taglio radicale, la cosiddetta rottura epistemologica, con il senso comune.

[modifica] Note

  1. ^ Si veda a questo proposito la teoria di Leibniz delle petites perceptions in Nouveaux Essais sur l’entendement Humain
  2. ^ Va comunque ricordato che lo scetticismo di Hume non viene comunemente considerato radicale, e che egli stesso, in alcune pagine del suo Trattato sulla natura umana, fa riferimento al buon senso comune.
  3. ^ Se il tempo non fosse qualcosa di reale, dice Moore, dovrei negare che oggi ho fatto colazione prima di pranzare? Il common sens, il buon senso ne sarebbe oltraggiato.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Bibliografia

  • Antonio Livi, Filosofia del senso comune, Ares, Milano 1990.
  • Antonio Livi, Il senso comune tra razionalismo e scetticismo, Massimo, Milano 1992.
  • Antonio Livi, Critica del sentido comun. Logica de la ciencia y posibilidad de la fe, Rialp, Madrid 1997.
  • Paolo Terenzi, Per una sociologia del senso comune. Studio su Hannah Arendt, Rubbettino, 2002.
  • Antonio Livi, Philosophie du sens commun. Logique aléthique de la science et de la foi, L'Age d'Homme, Paris-Lausanne, 2003.
  • Antonio Livi, La ricerca della verità. Dal senso comune alla dialettica, Casa editrice Leonardo da vinci, Roma 2005.
  • Antonio Livi, Senso comune e logica aletica, Casa editrice Leonardo da Vinci, Roma 2005.
  • Antonio Livi, Metafisica e senso comune, Casa editrice Leonardo da Vinci, Roma 2007.


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