Mario Vercellino
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generale Mario Vercellino del regio esercito
Mario Vercellino (Asti, 1879 – 1961) è stato un militare italiano.
[modifica] Carriera
Viene nominato sottotenente di artiglieria nel 1898. Trasferito allo Stato Maggiore dopo una formazione alla Scuola di Guerra, partecipa alla campagna di Libia ed alla prima guerra mondiale, quale comandante del 1o Reggimento artiglieria da montagna. Dopo il comando dal 1929 al 1931 del Servizio Informazioni Militare, compie una significativa carriera: alla guida dell'artiglieria del Corpo d'Armata di Alessandria (1932-1934), della Divisione Superga (1934), della Scuola di Guerra e del I Corpo d'Armata di Torino (1935-1940), e della 6a Armata Po (1940).
Durante la seconda guerra mondiale è al comando della 4a Armata [1] durante la campagna di Francia (1940) e della 4a Armata in Albania (1940-1941). Successivamente è aiutante di campo di S.M. il Re (1941-1942) e dal 16 novembre 1942 al 8 settembre 1943 nuovamente della 4a Armata di occupazione in Francia, con la quale affronta i tragici giorni dell'armistizio [2].
Vercellino cessa dal servizio nel 1945 col grado di generale d'armata.
[modifica] Note
- ^ La 4a Armata è nel 1940 il fiore all'occhiello del Regio Esercito. Essa conta sul Corpo d'Armata Corazzato del generale Dell'Ora (Divisioni Ariete, Littorio, Trento e Trieste), sul Corpo d'Armata di Cavalleria del generale Giovanni Messe (Divisioni Celeri Eugenio di Savoia, Emanuele Filiberto Testa di Ferro, Amedeo d'Aosta) e sul Corpo d'Armata Autotrasportato del generale Francesco Zingales (Divisioni Pasubio, Piave, Torino) più dieci battaglioni di Camicie Nere. Vercellino è noto per aver predisposto in questi mesi anche il Piano T1, per la conquista del Ticino da parte delle truppe italiane.
- ^ La 4a Armata, divenuta nel 1943 una grande unità di occupazione, contava in Provenza su nove Divisioni, di cui tre costiere, per un totale di circa 100.000 uomini. Il generale Vercellino aveva ricevuto sin dai primi giorni di settembre da Roma la "Memoria 44", un ordine che indicava di trasferire il maggior numero di truppe oltre il confine italiano e di opporsi al transito di tedeschi o a loro eventuali azioni di forza. Al seguito degli italiani si spostavano numerose famiglie di ebrei francesi. L'armistizio colse quindi le truppe italiane a cavallo del confine e non mancarono scontri contro i tedeschi: è il caso di Grenoble, Chambery, Moncenisio, Col di Tenda, la Stazione di Nizza e Mentone. Il 12 settembre Vercellino soverchiato proclamò lo scioglimento dell'Armata. Molti reparti riuscirono comunque ad aprirsi la via di ritorno in direzione del versante piemontese delle Alpi, dove costituirono i primi nuclei armati partigiani.