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Krunoslav Draganović - Wikipedia

Krunoslav Draganović

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Padre Krunoslav Stjepan Draganović (Brčko1903 – Sarajevo1983) è stato un teologo e filosofo croato, segretario dell'Istituto Croato di San Girolamo, il principale organizzatore delle "ratlines" utilizzate da noti criminali di guerra nazisti per sfuggire alla giustizia dopo la seconda guerra mondiale.

Fu lui ad aiutar nella fuga per l’Argentina il dittatore croato e criminale di guerra Ante Pavelic.

Controverso e misterioso personaggio, fu collegato alla Banca del Vaticano, alla CIA e al partito nazista. Diversi documenti confermano che Draganović era un membro degli Ustascia[citazione necessaria], un gruppo di estrema destra croato affiliato alle frange fasciste (a cui era dato il controllo in Croazia dalle potenze dell’Asse nel 1941) che uccise circa un milione di serbi, ebrei, zingari e dissidenti.

Draganović fu accusato di riciclaggio di denaro e di furto di oggetti dalle vittime dell’olocausto in Croazia. [1]

[modifica] Biografia

Nato nel 1903 a Brčko in Bosnia, Draganović aveva ricevuto un’educazione cattolica e nazionalistica. Terminate le scuole superiori in Travnik, (ora centro amministrativo della Bosnia Centrale) studiò teologia e filosofia a Sarajevo, prendendo i voti nel 1928. Dal 1932 al 1935 studiò a Roma presso il Pio Pontificio Istituto Orientale e all'Università Gregoriana Pontificia, lavorando negli archivi vaticani.

Nel 1935 ritornò in Bosnia diventando segretario del vescovo Ivan Šarić (chiamato "il boia della Serbia" per le atrocità commesse durante i sanguinosi massacri compiuti dagli ustascia); nell'aprile del 1941, quando i nazisti occuparono Zagabria, era professore di teologia all'università.

Fonti dell’intelligence intervistate da Mark Aarons e John Loftus per il loro libro “Ratlines”[2] (titolo originale “Unholy Trinity: The Vatican, The Nazis, and The Swiss Banks”) dichiararono che Draganović era in via ufficiosa a capo delle operazioni di intelligence croate della Segreteria dello Stato Vaticano e al contempo collaborava con l’Intelligence americana, francese e britannica. "Era vicepresidente dell'Ufficio per la Colonizzazione ustascia che rappresentava per i nazisti una macchina della morte, poiché disponeva di serbi e ebrei destinati allo stermini o alla deportazione" (pag.106).

Nell’agosto del 1943 Draganović ritornò a Roma come segretario di stato della “Confraternita croata di San Girolamo” nel monastero di San Gerolamo degli Illirici in Via Tomacelli[3]. Questo monastero divenne il centro delle operazioni ratline croate come documentato dalla CIC[4]

In un memorandum del 1948 un agente spiegò che l’accordo consisteva in una forma di mutua assistenza: in cambio di aiuti a persone a lui care che vivevano in Germania, faceva in modo di ottenere loro (per lo più criminali di guerra) il visto per il sud-America, principalmente Argentina, vista l’accondiscendenza di Juan Peron, imbarcandosi dal porto di Genova, dove aveva trovato appoggio e documenti falsificati (rilasciati dalla Croce Rossa romana) presso la Daie (Delegacion Direcion Argentina de Immigracion Europea) di via Albaro, diretta da Carlos Fuldner, ex ufficiale SS. [5]

Grazie all'appoggio dell'arcivescovo di Croazia, Aloysius Stepinàc, che gli aveva procurato influenti contatti in Vaticano, Draganović era in grado di muoversi all'interno delle più alte cerchie vaticane, incontrandosi regolarmente col segretario di Stato Maglione e persino con papa Pio XII. [6] Aveva inoltre stretti contatti con i diplomatici dell'Asse presso il Vaticano, in particolar modo con Pavelić, l'ex dittatore croato, del quale Draganović era considerato l'"alter ego"; infatti gestiva un regolare servizio di corrieri tra San Girolamo e il nascondiglio austriaco del poglavnik. Draganović, i cui contatti personali giungevano fino al ministro italiano dell’Interno, allacciò rapporti molto stretti con eminenti personalità vaticane, soprattutto col vicesegretario di Stato Montini, che lo aiutò a ottenere l’accesso alla Commissione papale per l’assistenza ai profughi. Nel 1944, era già pronto ad aprire la sua Ratline. Faceva molto affidamento sulla commissione pontificia d’assistenza, dalla quale ottenne una gran quantità di documenti d’identità. Sebbene molti, forse la maggior parte, venissero dati a profughi veri, migliaia di questi documenti aiutarono i fuggitivi a eludere la giustizia.[7]

Passò gli ultimi anni della sua vita a Sarajevo aggiornando il registro generale della Chiesa romana cattolica in Yugoslavia e morì nel 1983.

[modifica] Note

  1. ^ da "La Repubblica del 16 gennaio 2006":Olocausto, Corte suprema Usa dice sì a processo a Vaticano.WASHINGTON - La Corte Suprema americana ha dato oggi il suo via libera al processo che un gruppo di sopravvissuti dell'Olocausto ha intentato alla banca vaticana, lo Ior (Istituto opere di religione), e all'ordine francescano, accusandoli di essersi appropriati, alla fine della guerra, di beni di vittime del brutale regime Ustascia, al potere in Croazia dal 1941 al 1945. Quei beni, secondo l'accusa, sarebbero stati trasferiti illegalmente dai francescani croati nelle casse della banca vaticana e sarebbero serviti a finanziare la fuga di gerarchi ustascia e altri criminali nazisti transitati proprio attraverso la città pontificia verso destinazioni sicure in Sudamerica e altrove. Il processo era stato bloccato nel 2003 su ricorso di un giudice federale, il quale aveva sostenuto che si trattava di questioni da affrontare a livello di governo statunitense e non di tribunale. La Corte Suprema ha respinto oggi il ricorso e ha deciso che il processo, avviato nel 1999 da un gruppo di ebrei davanti ad una Corte di San Francisco, deve andare avanti
  2. ^ http://www.cnj.it/documentazione/ratlines.htm#draganovic
  3. ^ secondo Aarons e Loftus "fu inviato a Roma da Pavelic e dall'arcivescovo Stepinàc come rappresentante della Croce Rossa croata con l’incarico di costruire la rete clandestina per l'espatrio dei nazisti" pag.(107)
  4. ^ http://www.jasenovac-info.com/cd/biblioteka/pavelicpapers/cia/cia0002.html.
  5. ^ http://www.ilsecoloxix.it/Oggetti/3431.pdf
  6. ^ Aarons/Loftus, op. cit. p. 66
  7. ^ Aarons/Loftus, op. cit. p. 67

[modifica] Bibliografia

  • Mark Aarons, Ratlines, Edizioni Newton compton, Roma, 1993, ISBN 8879832174


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