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Ion Antonescu - Wikipedia

Ion Antonescu

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Ion Victor Antonescu

Ion Victor Antonescu (Piteşti15 giugno 1882 – Jilava1 giugno 1946) è stato un politico e militare rumeno.

Fu il primo ministro e conducător (duce) della Romania durante la seconda guerra mondiale dal 4 settembre 1940 al 23 agosto 1944.

Indice

[modifica] Gioventù e carriera militare

Antonescu nacque in una famiglia borghese con qualche tradizione militare. Frequentò la scuola militare a Craiova e a Iaşi, a si diplomò come migliore della classe alla Scuola di Cavalleria nel 1904, quindi, nel 1911, si diplomò all'accademia militare.

In qualità di tenente, Antonescu prese parte alla repressione della rivolta dei contadini del 1907 nella città di Galaţi e nei dintorni. Nel 1913 partecipò alla seconda guerra dei Balcani contro la Bulgaria, ottenendo la più alta decorazione militare rumena. Durante il coinvolgimento rumeno nella Prima guerra mondiale (1916-1918), Antonescu funse da capo di stato maggiore del maresciallo Constantin Prezan. In questa posizione, fu l'architetto della riuscita difesa da parte dell'esercito rumeno, dal tentativo di invasione della Moldavia da parte delle truppe tedesche guidate dal maresciallo di campo von Mackensen, nella seconda metà del 1917 (il resto della Romania era già stato occupato dai tedeschi alla fine del 1916).

Antonescu aveva una reputazione come comandante molto abile e pratico. La sua spietatezza gli fece ottenere il soprannome di Câinele roşu (Cane rosso).

Tra il 1922 e il 1926 fu attaché militare della Romania in Francia e nel Regno Unito. Dopo essere ritornato in Romania divenne comandante della "Şcoala Superioară de Război" (Scuola Superiore di Guerra) dal 1927 al 1930, Capo di stato maggiore dal 1933 al 1934 e ministro della difesa tra il 1937 e il 1938.

[modifica] Potere politico

Il generale Antonescu venne nominato primo ministro da re Carlo II nel settembre 1940, dopo che la Romania venne costretta a ridare la Bessarabia e la Bucovina Settentrionale all'URSS (28 giugno 1940), e la metà settentrionale della Transilvania all'Ungheria (30 agosto 1940). Solo due giorni dopo la sua nomina, costrinse re Carlo ad abdicare. Il figlio di Carlo, Michele, divenne il nuovo re. Antonescu si autoproclamò Conducător (Capo) e assunse poteri dittatoriali, relegando il re ad un ruolo meramente decorativo.

Fronteggiando la prospettiva di due minacce (Germania ad ovest e Unione Sovietica ad est), Antonescu cercò un'alleanza con la Germania Nazista, sperando quanto meno di recuperare i territori persi ai sovietici. Questa alleanza era parimenti invitante per i tedeschi, date le importanti riserve petrolifere della Romania.

Antonescu approcciò il partito della Guardia di Ferro, fascista e antisemita, offrendogli dei posti nel governo (15 settembre 1940). Antonescu desiderava portare la Guardia di Ferro sotto il suo controllo diretto, poiché le sue attività paramilitari e il terrore antisemita stavano minando l'autorità dello stato. Il periodo seguente divenne noto come 'Stato Nazional Legionario' (Statul naţional-legionar). Alla fine, dopo che le richieste per poteri estesi vennero ripetutamente rigettate da Antonescu, la Guardia di Ferro si ribellò (21 gennaio 1941). Antonescu schiacciò rapidamente la rivolta (con il consenso della Germania, il cui interesse economico e militare richiedeva stabilità in Romania), mise fuori legge la Guardia di Ferro e ne fece imprigionare o espellere dal paese i principali capi.

Le truppe rumene si unirono alla Wehrmacht tedesca nell'attacco contro l'Unione Sovietica (giugno 1941) e rioccuparono i territori persi, oltre alla città di Odessa nella quale, per ordine di Antonescu, si svolse il massacro di Odessa. Anche dopo aver ricatturato la Bessarabia e la Bucovina Settentrionale, Antonescu portò le armate rumene più in profondità nel territorio sovietico. Questa decisione andò incontro alla disapprovazione sia dei politici rumeni (i partiti tradizionali) che delle potenze alleate. Dopo che i rumeni soffrirono pesanti perdite nella battaglia di Stalingrado e realizzarono che la guerra era persa, la popolarità di Antonescu declinò rapidamente.

Nell'estate del 1944, mentre i sovietici stavano spingendo i tedeschi sempre più vicino ai confini orientali della Romania, Antonescu rifiutò di cambiare la sua posizione, benché avesse approvato i colloqui con gli Alleati. Credeva che il leader sovietico Josif Stalin non avrebbe mantenuto la sua promessa e si rifiutò anche di tradire l'alleato tedesco. Antonescu voleva che se ne andassero in maniera ordinata. Quindi il 23 agosto 1944, re Michele, sostenuto dai principali partiti politici rumeni, lo scaricò e lo pose sotto arresto.

Ion Antonescu durante il suo processo.
Ion Antonescu durante il suo processo.

[modifica] Processo e morte

Dopo essere stato arrestato, Antonescu venne consegnato ai sovietici. Nel maggio 1946 venne messo a processo davanti al Tribunale del Popolo di Bucarest, dal governo comunista, e riconosciuto colpevole di crimini contro la pace, per aver sostenuto l'invasione tedesca dell'URSS. Venne condannato a morte e giustiziato il 1° giugno 1946.

Il rapporto ufficiale dichiarò che Ion Antonescu aveva chiesto di essere giustiziato dall'esercito, e non dalle guardie carcerarie, ma la richiesta venne rifiutata, al che replicò: "Schifosi, schifosi!".

Quindi venne dato il comando per l'esecuzione. Le armi erano cariche e quando spararono il maresciallo salutò sollevando il berretto con la mano destra, dopo di che caddero tutti giù. Il maresciallo si alzò immediatamente sui gomiti e disse: "Non mi avete colpito signori, fuoco!", dopo di che il capo delle guardie andò con la sua pistola da Antonescu e gli sparò in testa. Il dottore li consultò e giunse alla conclusione che il maresciallo e Vasiliu erano ancora vivi. Il capo delle guardie sparò un altro colpo nel petto di Antonescu e quindi in quello di Vasiliu e il dottore li esaminò e disse che ancora non erano morti. Il capo delle guardie andò ancora da Vasiliu, ma la sua pistola si inceppò quando cercò di sparare. Prese un fucile da una delle guardie e sparò un colpo alla testa di Vasiliu, ma poi anche quest'arma si inceppò.
Egli la cambiò con un'altra e sparò altri tre colpi in punti differenti del corpo di Vasiliu e quindi andò dal maresciallo e sparò altri tre colpi nel suo petto. Il dottore li esaminò e disse che Antonescu era morto, ma Vasiliu era ancora vivo. Nuovamente la guardia sparò un colpo alla testa di Vasiliu. Il risultato: il cervello di Vasiliu stava uscendo fuori dal cranio, ma lui si muoveva ancora e disse qualcosa che non riuscimmo a comprendere. La guardia andò ancora da lui e sparò due colpi nella testa e dopo questo il dottore disse che anche Vasiliu era morto.[1]

Questo racconto ufficiale viene chiaramente contraddetto dal filmato dell'esecuzione, in cui Antonescu e altri vengono fucilati alla prima scarica dal plotone di esecuzione. Il capo della squadra, come era uso, sparò allora un colpo con la sua pistola nella testa di ogni condannato.

[modifica] Antonescu e l'olocausto

Il governo di Antonescu viene accusato di aver ucciso tra i 280 000 e i 380 000 ebrei e 11.000 rom in Romania e nei territori occupati.[2] Un rapporto prodotto da una commissione speciale guidata dal premio Nobel Elie Wiesel e ufficialmente accettata dal governo rumeno nel 2004, dichiarò che "Irrefutabili e abbondanti prove documentali mostrano la responsabilità personale di Ion Antonescu nella deportazione e nella distruzione fisica degli ebrei e dei rom che si trovavano sotto la giurisdizione rumena."[3]

Nel passato ci fu dibattito sul ruolo personale di Antonescu nella partecipazione rumena all'olocausto. Il rapporto, basato su informazioni d'archivio rese disponibili dopo la caduta del comunismo in Romania, dichiara che Antonescu ebbe responsabilità dirette.[4]

Immediatamente dopo essere salito al potere, Antonescu ampliò le leggi antiebraiche approvate da Gigurtu, anche se la matrigna di Antonescu, Frida Cuperman, era ebrea, così come la sua prima moglie, Rasela Mendel, che aveva sposato quando era attaché militare a Londra negli anni 1930. Durante il 1941 e il 1942, vennero approvate 80 regolamentazioni antiebraiche, tutte nettamente antisemite. A partire dalla fine di ottobre del 1940, la Guardia di Ferro iniziò una massiccia campagna antisemita, torturando e malmenando gli ebrei e saccheggiando i loro negozi, che culminò in un fallito colpo di stato e in un pogrom a Bucarest, nel quale vennero uccisi 120 ebrei. Antonescu fermò la violenza e il caos provocati dalla Guardia di Ferro e soppresse brutalmente la ribellione. Nel momento in cui la Romania entrò in guerra, comunque, le atrocità contro gli ebrei erano diventate comuni, soprattutto durante il pogrom di Iaşi, dove oltre 10 000 ebrei vennero uccisi nel luglio 1941.

Sempre nel 1941, a seguito dell'esercito rumeno in avanzata e a presunti attacchi di "gruppi di resistenza" ebrei, Antonescu ordinò la deportazione in Transnistria, di tutti gli ebrei della Bessarabia e della Bucovina (tra gli 80 000 e i 150 000), che vennero considerati "agenti comunisti" dalla propaganda ufficiale. "Deportazione" comunque era un eufemismo, dato che parte del processo consisteva nell'uccidere quanti più ebrei possibile prima di deportare il resto a est sui "treni della morte". Di quelli che sfuggirono all'iniziale pulizia etnica in Bucovina e Bessarabia, solo molto pochi riuscirono a sopravvivere ai treni e ai campi di concentramento istituiti in Transnistria.

Ulteriori uccisioni perpetrate dai soldati di Antonescu bersagliarono la popolazione ebrea che l'esercito rumeno riuscì a catturare quando occupò la Transnistria. Più di centomila di queste vennero inscenate in luoghi come Odessa (si veda Massacro di Odessa), Bogdanovka e Akmecetka nel 1941 e nel 1942.

Antonescu pose fine alle deportazioni, nonostante le pressioni tedesche, nel 1943, quando iniziò a ricercare la pace con gli Alleati, anche se allo stesso tempo applicò pesanti tasse e il lavoro forzato sulla restante comunità ebraica. Inoltre, talvolta con l'incoraggiamento del regime di Antonescu, tredici navi lasciarono la Romania durante la guerra, con destinazione il mandato britannico di Palestina, trasportando 13 000 ebrei, anche se due di queste navi affondarono, e lo sforzo venne interrotto quando i tedeschi fecero pressione.

Circa 25 000 rom vennero deportati in Transnistria e si stima che almeno 11 000 di loro persero la vita[citazione necessaria].

[modifica] Note

  1. ^ Ion Antonescu giustiziato, Axis History Forum.
  2. ^ Romania: Facing the Past, The Center for Advanced Holocaust Studies
  3. ^ Romania clears doubts about Holocaust past, Ilie Fugaru, Washington Post, 11 novembre 2004
  4. ^ Capitolo 9: Il ruolo di Ion Antonescu nella pianificazione e implementazione delle politiche antisemite e anti-rom dello stato rumeno, Rapporto finale della Commissione Internazionale sull'olocausto in Romania, 2004.

[modifica] Bibliografia

  • Jean Ancel, Transnistria, 1941-1942, The Romanian mass Murder Campaigns, 2003, Tel Aviv. Vol. I, (English) pp. 860; Vol. II, (Romanian) pp. 1044; Vol. III, (Romanian) pp. 1048
  • Radu Ioanid, The Holocaust in Romania: The Destruction of Jews and Gypsies Under the Antonescu Regime, 1940-1944, Ivan R. Dee Publisher, December 1999
  • Gh. Buzatu, "Hitler, Stalin, Antonescu", Ploiesti, 2005.
  • Gh. Buzatu, "Stalin, Hitler, Antonescu", R. Valcea, 2007(in colaborare).
  • Gh. Buzatu, editor, "Maresalul Antonescu la judecata istoriei", editia I, Bucuresti, 2003.
  • Gh. Buzatu, editor, "Trecutul la judecata istoriei. Maresalul Antonescu: Pro si contra", Bucuresti, 2006.
  • Gh. Buzatu, "Romania sub Imperiul Haosului (1939-1945)", Bucuresti, 2007.

+ Gh. Buzatu si colaboratori, "Pace si razboi (1940-1944). Jurnalul Maresalului Ion Antonescu", vol. I, Iasi, Editura Demiurg, 2008.

Predecessore: Primo ministro di Romania Successore: [[Immagine:{{{immagine}}}|30x30px]]
Ion Gigurtu 4 settembre 194023 agosto1944 Constantin Sănătescu I
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