Francesco Colombo
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Francesco Colombo (... – Lenno, 29 aprile 1945) è stato un militare italiano che aderì alla Repubblica Sociale Italiana e fu comandante della Legione autonoma mobile Ettore Muti.
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[modifica] Note biografiche
Squadrista della prima ora, fu espulso dal PNF a causa del coinvolgimento in un omicidio colposo ed in malversazioni [1], per poi esserne riammesso dopo lo 8 settembre 1943, ma nel periodo 1943-1945 fu spesso in contrasto con vari capi fascisti, e talvolta in contrasto con i comandi tedeschi; tuttavia Mussolini lo lascio' sempre al comando della "Muti".[2]
La Legione Muti fu costituita a Milano il 14 settembre 1943 su iniziativa di Alessandro Pavolini, il quale intendeva disporre di un corpo di "Polizia Federale", e a capo della Legione pose Francesco Colombo, che per Giorgio Bocca "si autonomina maggiore"[3]. Per Pietro Koch [4] Colombo sarebbe stato "un pupazzo in mano a Varenna", industriale e finanziatore di Roberto Farinacci, che sarebbe poi divenuto il "protettore" della Muti [5] (Varenna era inoltre in stretti rapporti con Raffaele Riccardi, ex ministro delle Finanze, e Piero Parini, prefetto di Milano); fu grazie a Farinacci che la Muti non fu sciolta nel dicembre 1943, quando Mussolini ordinò lo scioglimento della Polizia Federale che veniva assorbita nella Guardia Nazionale Repubblicana. La Muti, allora un battagione di polizia, sopravvisse e nel marzo successivo fu inquadrata nella polizia della RSI. L'inquadramento fu preceduto da un violentissimo scontro fra Colombo (ed il suo consigliere politico Boattini) e Vincenzo Costa, allora vice federale di Milano, nei giorni della sua promozione a federale [6].
Colombo divenne questore, e il suo comando lo vide spesso intento a dipanarsi fra inchieste interne e contrasti diretti con altri esponenti di rilievo del governo repubblichino. Secondo un rapporto della Questura milanese del 10 aprile 1944 [7] il comandante Colombo era un «fallito, bancarottiere, mandante in omicidio, espulso dall’aprile 1927 al settembre 1943 dal Partito, è ritenuto in tutti gli ambienti di Milano per individuo bieco e ridicolo, la cui personalità oscilla tra quella del "miles gloriosus" prepotente e fanfarone e l’altra di uomo capace di assoldare sicari per sopprimere chiunque lo ostacoli nel compimento dei suoi loschi ed inconfessabili fini». Nel maggio del 1944, per effetto di una inchiesta del prefetto Gallarini, la Muti fu riorganizzata ed in pratica posta in subordinazione operativa alle forze di polizia della Germania.
Buffarini Guidi, ministro dell'interno, in diverse occasioni aveva cercato di limitare il potere di Colombo e la violenza delle squadre dei "mutini", anzi aveva anche "infiltrato" uomini di sua fiducia in ruoli importanti della struttura [8]. Ma Colombo sfruttò la questione della Banda Koch, i cui appartenenti furono arrestati da uomini della Muti, per accrescere il suo potere.
La legione Muti, sotto il suo comando fu impegnata nella repressione antipartigiana sia nella città di Milano; suoi uomini composero il plotone di fucilazione dei 15 partigiani di piazzale Loreto, che in rastrellamenti in provincia, in Lombardia e Piemonte (particolamente nell'area delle Langhe).
Negli ultimi giorni della RSI, anzi nelle ultime ore, Colombo aveva suggerito al Duce di preferire il ridotto valtellinese assicurando che anche in quello i "documenti" (il famoso carteggio oggetto delle mire di Winston Churchill) sarebbero stati protetti altrettanto bene che in Svizzera [9]. Tuttavia protesse con i suoi uomini il tentativo di espatrio di Mussolini, coprendo con alcune migliaia di "mutini" il percorso che costeggiava il lago di Como. Fu catturato a Cernobbio dai partigiani il 29 aprile 1945 e fucilato a Lenno nel primo pomeriggio.
La sua tomba oggi si trova nel campo 10 del Cimitero Monumentale di Milano, dove sono sepolti i caduti della RSI.
[modifica] Note
- ^ Così in Giorgio Bocca, La Repubblica di Mussolini, Mondadori 1994
- ^ Luca Fantini, Gli ultimi fascisti: Franco Colombo egli arditi della "Muti"
- ^ Giorgio Bocca, op.cit.; ma in altra parte del testo Bocca indica che si autonominò colonnello. Analoghi accenni sulla asserita autopromozione, eventualmente dal grado di sergente, anche online in L'Esercito di Salò
- ^ Così in Ferruccio Lanfranchi, L'inquisizione nera, Il Nibbio, Milano, 1945
- ^ Così in numerose uniformi fonti, fra tutte in Giorgio Bocca, op.cit.
- ^ Alcuni episodi della vasta aneddotica su Colombo sono stati raccontati da Giorgio Pisanò in Storia delle Forze Armate della RSI, Edizioni FPE, Milano, 1967.
- ^ Archivio di stato di Milano, Fondo Gabinetto di Prefettura, II° versamento, cartella n. 400.
- ^ Così in Battistelli, Molinari, Le forze armate della RSI, Hobby & Work 2007.
- ^ Giorgio Pisanò, op. cit.
[modifica] Bibliografia
- Archivio di stato di Milano, Fondo Gabinetto di Prefettura, II° versamento, cartella n. 400.
- Luigi Pestalozza (a cura di), Il processo alla Muti, Feltrinelli, Milano 1956.
- Luigi Borgomaneri, Due inverni un’estate e la rossa primavera. Le Brigate Garibaldi a Milano e provincia 1943-1945. Milano, 1995, Franco Angeli.
- M. Soresina, Gli arditi della Legione autonoma mobile Ettore Muti, in G. Marcialis e G. Vignati (a cura di), Studi e strumenti di storia metropolitana milanese, "Annali 2", Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio, Angeli, Milano 1993.
- Enciclopedia della resistenza e dell'antifascismo, La Pietra.
- Istituto storico dell'età contemporanea, Sesto S. Giovanni, Fondo Fontanella.
[modifica] Collegamenti esterni
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