Fatti della scuola Diaz
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I Fatti della scuola Diaz sono avvenuti durante lo svolgimento del G8 di Genova nel 2001; ci sono stati diversi scontri tra manifestanti e forze dell'ordine, in particolar modo episodi violenti da parte delle forze dell'ordine vennero segnalati nella scuola Diaz a danno di manifestanti che si erano accampati all'interno per passare la notte.
Nella relazione della Procura di Genova, con cui si chiedeva il rinvio a giudizio di 28 poliziotti per le violenze alla scuola Diaz, i magistrati affermano di aver scoperto la sparizione di alcuni filmati amatoriali sull'irruzione, spediti dalla polizia, senza autorizzazione da parte della magistratura, in Svizzera e in Germania per il riversamento su DVD, e di cui si sono poi perse le tracce.
Il 10 giugno 2002, il vicequestore aggiunto Pasquale Guaglione riconosce, tramite foto e riprese, le due molotov sequestrate ufficialmente nella scuola Diaz come quelle da lui stesso ritrovate in alcuni cespugli di una traversa di Corso Italia, al termine di una carica durante gli scontri del sabato, facendo sorgere i primi sospetti sulla provenienza delle molotov.
Successivamente il 4 luglio 2002 Michele Burgio, l'agente che guidava il mezzo in cui erano le bottiglie ("un magnum blindato in dotazione al reparto mobile di Napoli"), affermò di aver avvertito il generale Valerio Donnini (che era sul mezzo di cui Burgio era autista) della presenza di queste e di aver chiesto se era opportuno portarle in questura, ricevendo però una risposta brusca ("lui si è rivolto a me in modo alterato, come se avessi fatto una domanda stupida o che comunque non dovevo fare"), e disse di aver ricevuto successivamente l'ordine dal vicequestore Pasquale Troiani di portare le molotov davanti alla Diaz. È stato inoltre ritrovato un video dell'emittente locale Primocanale (classificata col nome "Blue Sky"), che aveva seguito tutti i giorni della manifestazione, girato nel cortile della scuola durante l'irruzione, in cui si vedrebbero i responsabili delle forze dell'ordine che stavano guidando la perquisizione intenti a parlare tra loro al telefono, con in mano il sacchetto azzurro in cui erano contenute le molotov.
Il vicequestore Pasquale Troiani (che teoricamente non ricopriva nessun ruolo durante l'operazione), si contraddisse durante i successivi interrogatori, affermando sia di aver ricevuto effettivamente le molotov fuori dalla scuola, da Burgio, sia che probabilmente era già stato avvertito della presenza delle bottiglie sul mezzo prima di arrivare alla Diaz e che forse ne aveva parlato con il vicequestore Di Bernardini. Ammise tuttavia di aver detto a quest'ultimo che "erano state trovate nel cortile o nell'immediatezza delle scale d'ingresso. Questa è stata la mia leggerezza, e me ne rendo conto".
Spartaco Mortola, l'ex capo della Digos genovese (che stando a quanto riferito dai media è una dei superiori che compaiono nel filmato di Primocanale), sostenne invece che le molotov gli furono segnalate da due agenti del reparto mobile che le avevano trovate dentro la scuola, che con lui in quel momento erano due colleghi, forse La Barbera (morto l'anno successivo al G8) e Gratteri, e di aver visto al piano terra della scuola una cinquantina di manifestanti tranquilli e apparentemente senza lesioni o ferite.
Francesco Gratteri (presente, sempre secondo le notizie date dai media, nel succitato filmato) durante l'interrogatorio nell'ottobre 2003 sostenne, a proposito del finto accoltellamento, che "Io penso che l'episodio dell'accoltellamento simulato sia stato determinato dal fatto che qualcuno ha esagerato... Che l'episodio dell'accoltellamento potesse in qualche maniera parare, giustificare, coprire l'eccesso di violenza usato"; aggiunse che non ricordava né quando furono consegnate le molotov, né se gli erano state indicate, e che aveva trovato anomala la presenza delle telecamere delle televisioni subito dopo il loro arrivo.
Giovanni Luperi, vice di La Barbera, affermò che il sacchetto delle molotov era passato di mano in mano tra gli ufficiali presenti, per rimanere infine a lui quando questi se ne erano andati mentre stava telefonando (stando alla sua testimonianza, lo consegnò alla dottoressa Mengoni della Digos di Firenze). Sulla presenza delle molotov una volta portate all'interno della scuola disse che "Le ho viste, queste due bottiglie molotov, stese su uno striscione. Ritengo che fosse un qualche suggerimento ad uso stampa. Qualcuno aveva intenzione di far riprendere le immagini fotografiche del materiale sequestrato all'interno della Diaz". Riferì di essere andato alla Diaz solo per seguire il suo superiore, La Barbera, e di aver cercato, pur senza averne la responsabilità, di coordinare le azioni perché le forze dell'ordine erano in un "bailamme in cui nessuno capiva più nulla", cessando però di interessarsi alla perquisizione dopo l'arrivo del superiore. Dopo che La Barbera se ne era andato senza che lui se ne accorgesse e che anche Mortola della Digos genovese aveva abbandonato la scuola, era rimasto bloccato sul posto senza mezzi.[1] [2] [3] [4] [5] [6]
Nel gennaio 2007 sono stati sentiti come testimoni Claudio Sanfilippo, dirigente della squadra mobile di Genova e Luca Salvemini, vicequestore a Palermo, che erano stati incaricati nel giugno 2002 di svolgere alcune indagini sui fatti accaduti nelle scuole Diaz e Pascoli. Durante la testimonainza hanno riferito, tra le altre cose, della difficoltà di effettuare i riconoscimenti (come per esempio alcuni ritardi nel ricevere le foto degli agenti della polizia presenti per i confronti, o l'impossibilità di identificare un agente con una coda di cavallo, nonostante comparisse in diverse riprese e avesse appunto un aspetto caratteristico) e della mancata identificazione, nonostante sei anni di indagini, di una delle quindici firme dei verbali di arresto dei no-global. [7] [8]
Il 17 gennaio 2007, nel corso di un'udienza del processo relativo all'irruzione delle forze dell'ordine nella scuola Diaz, gli avvocati difensori degli agenti e dei funzionari di Polizia imputati hanno reso noto che le due molotov usate come prova per giustificare l'irruzione (che successivamente si scoprì, grazie ad un fortuito filmato dell'emittente Primocanale e alla testimonianza di un'agente, erano state ritrovate lo stesso giorno in una traversa di Corso Italia e portate nella scuola a blitz concluso) erano state smarrite. Il tribunale ha deciso che, finché non saranno ritrovate le due bottiglie incendiarie, non ascolterà le testimonianze legate a queste e proseguirà con l'analisi di altro materiale e di altri testimoni. I media locali hanno riferito voci, non confermate ufficialmente, che vorrebbero le molotov distrutte a causa della loro pericolosità (anche se ovviamente erano state svuotate) su richiesta della procura. Nella successiva udienza, il 25 gennaio 2007, il Tribunale di Genova ha respinto l'istanza avanzata dai difensori - tra i quali spicca il nome di Alfredo Biondi, parlamentare di Forza Italia - degli agenti dei funzionari di Polizia imputati. L'istanza invocava l'annullamento di almeno parte del processo in corso contro i loro 29 assistiti - imputati di gravi reati consumati ai danni dei manifestanti, quali falso, lesioni e calunnia - mettendo in discussione la validità dell'intero procedimento. Respingendo la richiesta della difesa, il Presidente del Tribunale, Gabrio Barone, ha reso note le risultanze dell'indagine condotta dal questore Salvatore Presenti che, in una risposta scritta sollecitata dai Pubblici Ministeri Francesco Cardona-Albini ed Enrico Zucca, ha dato per certo che le molotov siano da considerare - se non addirittura distrutte - comunque irrimediabilmente perdute. La non recuperabilità materiale dei corpi di reato - custoditi in questura e in locali teoricamente accessibili per un certo periodo ad almeno uno degli imputati, il dirigente Digos Spartaco Mortola - non è stata tuttavia sufficiente a convincere la Corte ad accogliere le tesi difensive, che sono state rigettate spiegando come le due bottiglie molotov fossero ormai già incluse nei fascicoli del Processo durante il quale, in aula, un testimone aveva inoltre già effettuato dichiarazioni giurate sui movimenti delle stesse e come esse fossero state ampiamente referenziate da altri testimoni e consulenti tecnici che le avevano esaminate. Il presidente Barone ha inoltre stigmatizzato duramente il comportamento della Questura di Genova, evidenziando come sia impossibile smarrire o addirittura distruggere corpi di reato di importante valenza se non per dolo o per colpa, non escludendo provvedimenti contro i responsabili della loro custodia; a tale proposito il PM Zucca ha chiesto l'apertura di uno specifico procedimento giudiziario, ricordando come Mortola fosse in servizio presso la questura genovese proprio nel periodo, individuato da Presenti, nel quale le molotov sarebbero state distrutte. Lorenzo Guadagnucci, giornalista de Il Resto del Carlino malmenato e gravemente ferito durante l'assalto alla Diaz e parte lesa nel processo, ha dichiarato: "Questo episodio della sparizione delle bottiglie molotov è scandaloso perché è l'ultimo di una serie di boicottaggi operati dalla polizia di Stato contro il normale esercizio dell' azione giudiziaria"[9].
Il 5 aprile 2007 il vicequestore Pasquale Guaglione, in videoconferenza per problemi di salute, ha confermato l'identificazione delle molotov, testimoniando di averle riconosciute fin dai primi servizi televisivi che mostravano i materiali sequestrati alla scuola Diaz. Il vicequestore ha anche aggiunto che dopo il ritrovamento aveva mostrato le due molotov (contenute in un sacchetto di palstica colorato senza scritte) all'assistente che gli faceva autista, al suo responsabile, per poi consegnarle al generale Donnini, che era sopraggiunto nel frattempo su un fuoristrada del reparto mobile di Roma, e che nella relazione di servizio preparata dal suo responsabile non erano stati scritti i particolari del ritrovamento (come alcune delle caratteristiche esterne particolari delle bottiglie che ne avrebbero permesso una facile individuazione) nonostante la sua esplicita richesta. [10] Il giorno dopo, nel riportare una breve descrizione dell'interrogatorio, i media locali danno anche la notizia che alcuni poliziotti sono stati iscritti nel registro degli indagati per la sparizione delle molotov. [11] [12]
Il 4 maggio 2007 è stato ascoltato nel processo Francesco Colucci, al tempo questore di Genova. Colucci, stando a quanto riferito dai media, contraddicendosi più volte su diverse questioni (per es. su chi avesse fatto la comunicazione sul ritrovamento delle Molotov o sulla perquisizione errata alla vicina scuola Pascoli), contraddicendo anche passate testimonianze, avrebbe riferito che a coordinare la perquisizione alla Diaz era stato Lorenzo Murgolo e che il prefetto La Barbera (morto nel frattempo) era d'accordo. [13] [14] Successivamente a questa deposizione Francesco Colucci è stato iscritto nel registro degli indagati per falsa testimonianza, a causa delle numerose contraddizioni [15].
Il 23 maggio 2007 viene ascoltato Ansoino Andreassi, all'epoca dei fatti vice capo della polizia: nella sua testimonianza afferma che con l'arrivo di Arnaldo La Barbera venne a saltare tutta la catena di comando, nonostante ufficialmente fosse un suo sottoposto ("Arnaldo La Barbera era la figura più carismatica. E lui quella sera era presente. A me dispiace parlare di un collega che non può più dire la sua. Ma è andata così. È pacifico.") e che era sentita la necessità di effettuare il maggior numero di arresti possibile per poter recuperare l'immagine delle forze dell'ordine che non erano riuscite a fermare gli atti vandalici e gli scontri di quei giorni ("Si fa sempre così, in questi casi. È un modo per rifarsi dei danni ed alleggerire la posizione di chi non ha tenuto in pugno la situazione. La città è stata devastata? E allora si risponde con una montagna di arresti."). Andreassi afferma anche di non aver partecipato alla riunione effettuata in questura in cui si decise la perquisizione nella scuola e di aver incaricato Lorenzo Murgolo (allora dirigente della digos di Bologna e oggi funzionario del SISMI, la cui posizione è già stata archiviata) di recarsi alla scuola per riferire se lo svolgimento della perquisizione poteva procurare problemi di ordine pubblico nel resto della città (dove molti no-global si stavano apprestando ad andersene) e di aver ricevuto da questo, ad arresti e perquisizione già compiuti, la notizia del ritrovamento delle molotov. [16] [17] [18]
Nell'udienza del 30 maggio 2007 i pm hanno chiesto di poter acquisire agli atti una relazione stilata a suo tempo dall'ispettore ministeriale Pippo Micalizio (che aveva effettuato un'indagine esclusivamente da un punto di vista disciplinare), relativa all'organizzazione della perquisizione della scuola (a questa richiesta si è associato anche il difensore dell'ex questore Francesco Colucci). Secondo quanto riportato in questa relazione alla gestione della perquisizione aveva nuociuto l'elevato numero di agenti impegnati (circa 275) e l'elevato numero di funzionari appartenenti a più corpi non ufficialmente coordinati tra di loro, eccessivi rispetto ai 93 manifestanti effettivamente trovati nella scuola (numero minore dei 150/200 stimati nella fase preparatoria).[19]
Il 7 giugno 2007 è stato sentito nel processo il questore Vincenzo Canterini, all'epoca capo della celere di Roma. Durante la deposizione, durata 6 ore, Canterini ha ammesso di non aver assitito alla "resistenza attiva da parte dei 93 no-global" di cui al tempo aveva scritto nella sua relazione indirizzata al questore Francesco Colucci (reazione che è sempre stata usata per giustificare l'uso della forza da parte deglia genti), ma di averla invece dedotta da quello che era stato detto da altri agenti presenti nel cortile della scuola. Come altri testimoni ascoltati neppure Canterini è stato in grado di individure con sicurezza chi coordinava le operazioni, ritenendo però che fosse Lorenzo Murgolo. Definisce la presenza di agenti di diversi corpi come "una macedonia di polizia" e relativamente all'accoltellamento dell'agente Nucera afferma che "All'inizio avevamo visto i tagli, sapevano dell´aggressione: ma non avevamo avuto la sensazione dell'accoltellamento".[20]
Il 13 giugno 2007, uno dei 28 poliziotti imputati per l'irruzione alla Diaz, Michelangelo Fournier, all'epoca dei fatti vice questore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma agli ordini di Canterini, confessa in aula a Genova, rispondendo alle domande del pm Francesco Cardona Albini, di aver assistito a veri e propri pestaggi, sia da parte di agenti in uniforme (specifica, anche in interviste successive, "con l'uniforme dei reparti celere e un cinturone bianco.. non blu come il nostro") sia in borghese con la pettorina. Fournier ha sostenuto di non aver parlato prima perché non ebbe "il coraggio di rivelare un comportamento così grave da parte dei poliziotti per spirito di appartenenza" e, parlando delle violenze, le ha definite "macelleria messicana" (nelle dichiarazioni rese precedentemente ai pm il vicequestore aveva sostenuto di aver visto dei feriti a terra, ma di non aver assistito ad abusi o pestaggi). [21] [22][23]. A seguito delle sue dichiarazioni diversi esponenti dell'Unione hanno nuovamente chiesto l'istituzione di una commissione parlamentare sui fatti i quei giorni[24], ricordando che questa era anche presente nel programma elettorale della coalizione.
Il questore Vincenzo Canterini, intervistato da "La Repubblica" sulle dichiarazioni al processo del suo collega, conferma di non aver assistito personalmente a nessun pestaggio e di essere entrato nella Diaz quando "era tutto finito", pur ricordandosi di feriti (tra cui la ragazza di cui parlava Fournier) e che nessuno dei suoi uomini era da ritenersi responsabile di simili comportamenti. Canterini ribadisce anche che in quell'operazione nella scuola vi era "una macedonia di polizia" e che su 300 agenti entrati nella scuola solo 70 erano del suo reparto. Canterini nella stessa intervista sostiene anche di aver consigliato ad Arnaldo La Barbera di non entrare nella scuola, ma di sparare dentro all'edificio "qualcuno dei potenti lacrimogeni di cui avevamo dotazione" in modo da far uscire chi si trovava all'interno, ma di non essere stato ascoltato. [25]
Il 20 giugno 2007 i media danno notizia dell'apertura di un'indagine per induzione e istigazione alla falsa testimonianza su Gianni De Gennaro. Secondo l'accusa De Gennaro avrebbe fatto pressioni sul questore Francesco Colucci perché desse una versione dei fatti concordata, in cui si potesse scaricare la responsabilità del blitz alla Diaz su Arnaldo La Barbera (ormai morto) e su Lorenzo Murgolo, la cui posizione è già stata archiviata in passato su richiesta dei pm. Interrogato il 14 luglio De Gennaro (da poco sostituito nel suo ruolo di capo della Polizia da Antonio Manganelli, e divenuto capo di gabinetto del ministro dell'Interno Giuliano Amato) ha respinto tutte le accuse. Secondo quanto riportato dai media vi sarebbe un'intercettazione telefonica in cui Colucci, parlando con un alto funzionario della Polizia indagato dalla Procura di Genova per una vicenda non legata al G8, affermerebbe che "Il capo dice che sarebbe meglio raccontare una storia diversa...". [26] [27] [28] [29] Per questi fatti i pubblici ministeri il 29 marzo 2008 hanno chiesto il rinvio a giudizio di Gianni De Gennaro, di Francesco Colucc e di Spartaco Mortola (degli ultimi due esisterebbero diverse intercettazioni in cui si parla della questione)[30].
Il 31 marzo 2008 i media hanno dato notizia dell'esistenza di intercettazioni tra un artificiere che aveva firmato un verbale in cui affermava che le due molotov erano state distrutte per errore (il cui telefono era sotto controllo per altre indagini che lo riguardavano non legate ai fatti del G8) e un suo familiare, in cui il primo diceva che le molotov sarebbero state da lui consegnate ad alcuni agenti della Digos, ma che questa versione non poteva essere data ai magistrati, per cui gli era stato consigliato di usare come scusa la distruzione accidentale dei due reperti.[31]
[modifica] Note
- ^ In cerca delle molotov forse distrutte "per sbaglio", articolo del "Il Secolo XIX", 19 gennaio 2007
- ^ G8, i superpoliziotti confessano "Alla Diaz errori e violenze", articolo de "La Repubblica", 7 gennaio 2003
- ^ La vera storia del blitz alla Diaz, articolo de "Il Manifesto", 7 gennaio 2003, riportato da Indymedia
- ^ Diaz - Blue Sky, approfondimento sulla perquisizione alla scuola Diaz a cura di Indymedia, del 7 dicembre 2004
- ^ G8 sequestrato il video sulle false prove alla Diaz, articolo de "La Repubblica", 2 agosto 2002
- ^ "Alla Diaz abbiamo sbagliato", articolo de "Il Secolo XIX", 1 ottobre 2003, riportato dal Comitato Verità e Giustizia
- ^ G8, le "scomode" verità del poliziotto, articolo de "Il Lavoro", del 11 gennaio 2007
- ^ trascrizione LXXVI udienza, effettuata da supportolegale.org
- ^ Corriere della Sera: G8, il processo va. Anche senza molotov
- ^ LXXXVI udienza processo Diaz, testimonainza di Pasquale Guaglione, 5 aprile 2007
- ^ Processo Diaz, riconosciute le due molotov scomparse, articolo del "Il corriere mercantile, del 6 aprile 2007
- ^ Diaz, il vicequestore accusa Sí, le molotov erano false, articolo del "Il Secolo XIX, del 6 aprile 2007
- ^ Processo G8: l´ex questore Colucci in grande difficoltà, articolo de "La Repubblica-Il Lavoro", del 5 maggio 2007
- ^ L'ex questore inguaia un collega: fu lui a guidare il blitz alla Diaz, articolo de "Il Secolo XIX", del 5 maggio 2007
- ^ Contro Colucci "prove documentali", articolo de "Il Secolo XIX", del 22 giugno 2007
- ^ G8, "Roma ordinò Fate arresti a raffica", articolo de "La Repubblica", 24 maggio 2007
- ^ Diaz, Andreassi accusa: "Colpa di La Barbera", articolo de "Il Secolo XIX", del 24 maggio 2007
- ^ Irruzione alla Diaz: "Comandava La Barbera", articolo de "Il corriere Mercantile", del 24 maggio 2007
- ^ "C'erano troppi agenti", articolo de "Il Corriere Mercantile", del 31 maggio 2007
- ^ G8, lo strano flash back di Canterini, articolo de "La Repubblica-Il Lavoro", del 8 giugno 2007
- ^ Testimonianza choc in aula del vice questore aggiunto Fournier - G8 a Genova, «la polizia ha infierito», articolo de Il Corriere della Sera
- ^ G8, Fournier: "Sembrava una macelleria. Non dissi nulla per spirito di appartenenza", articolo de "La Repubblica", 13 giugno 2007
- ^ Io, poliziotto di destra con il fantasma del G8, articolo de "LA Repubblica", del 2 luglio 2007
- ^ G8, confessione choc: «Alla Diaz fu una macelleria», l'Unità.it, 13 giugno 2007
- ^ Alla Diaz fu una notte cruenta ma il macellaio non sono io, articolo de "La Repubblica", del 15 giugno 2007
- ^ Gianni De Gennaro indagato nell'inchiesta sul G8 di Genova, articolo de "La Repubblica", del 20 giugno 2007
- ^ G8, De Gennaro interrogato a Genova, articolo de "L'Unità", del 14 luglio 2007
- ^ G8, interrogato l'ex capo della Polizia, articolo de "La Repubblica", del 14 luglio 2007
- ^ E il questore confidò al collega "De Gennaro vuole un'altra versione", articolo de "La Repubblica", del 22 giugno 2007
- ^ «G8, De Gennaro va processato», articolo de "Il corriere della Sera", del 29 marzo 2008
- ^ G8, depistaggi a catena, articolo de "Il Secolo XIX", del 31 marzo 2008
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