Carlo Fecia di Cossato
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Carlo Fecia di Cossato (Roma, 25 settembre 1908 – Napoli, 27 agosto 1944) è stato un militare italiano. Prestò servizio con la Regia Marina durante la seconda guerra mondiale e gli fu conferita la medaglia d'oro al valor militare.
Nato a Roma da una nobile famiglia piemontese sostenitrice della monarchia sabauda, dopo aver completato gli studi al Regio collegio militare di Moncalieri frequentò l'Accademia Navale di Livorno dalla quale nel 1928 uscì con il grado di guardiamarina.
Promosso sottotenente di vascello l'anno successivo, dopo un periodo di imbarco venne destinato al Distaccamento Marina di Pechino (Cina). Tornato in Italia nel 1933, frequentò il Corso superiore da tenente di vascello e a bordo dell’incrociatore Bari partecipò alla guerra italo etiopica; successivamente, imbarcato su unità sommergibile, partecipò a due missioni speciali nelle acque spagnole durante la guerra civile spagnola.
Nel 1939 frequentò la Scuola Sottomarini di Pola e a 32 anni venne nominato Capitano di Corvetta e comandante di sommergibile. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale al comando del Ciro Menotti, dislocato a Messina nell'ambito della 34a Squadriglia, operò in numerose missioni nel Mediterraneo e Il 5 aprile 1941 assunse il comando del Tazzoli operante in Atlantico, alle dipendenze di Betasom a Bordeaux; due giorni dopo prese il mare con un equipaggio, per suo volere, di solo volontari. Il secondo ufficiale a bordo del Tazzoli era il tenente di vascello Gazzana Priaroggia che si sarebbe successivamente distinto al comando del sommergibile Leonardo Da Vinci. Nel dicembre ’41, partecipò, partendo da Bordeaux, al salvataggio di oltre 400 naufraghi di due navi tedesche affondate al largo delle isole del Capo Verde; l’impresa gli fece guadagnare un’importante decorazione tedesca da parte dell’ammiraglio Dönitz: la Croce di ferro di 1a Classe.
Al rientro dall'ultima missione, svolta nell'Atlantico fra il 5 novembre 1942 e l'1 febbraio 1943, i mitraglieri del Tazzoli abbatterono un quadrimotore inglese che aveva attaccato il sommergibile. Per questa missione a Carlo Fecia di Cossato venne conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare. Le sue azioni nella guerra subacquea gli valsero l'appellativo di Corsaro dell'Atlantico. Nel febbraio 1943 ebbe il comando della 3a Squadriglia Torpediniere, a bordo di nave Aliseo, con il grado di capitano di fregata. Il Tazzoli, disarmato ed adibito a nave da trasporto, scomparve in mare portando con sé 70 uomini tra marinai e ufficiali, nella prima missione dopo che Carlo Fecia di Cossato ne aveva lasciato il comando. La tragedia lo segnò profondamente.
Il giorno 9 settembre, giorno seguente l'armistizio, al comando della torpediniera Aliseo, un'unità della Classe Ciclone sostenne un vittorioso scontro nelle acque della Corsica contro 7 unità tedesche di armamento superiore. Anche questa azione verrà citata nel conferimento della medaglia d'oro al valor militare. Seguì poi le sorti della Squadra Navale italiana dirigendo su Malta e giunto lì, si rese conto che le navi da battaglia erano alla fonda completamente disarmate e trasformate in campo di concentramento per gli equipaggi. Si trovava nella base di Taranto quando, nel maggio 1944, il nuovo governo Bonomi si rifiutò di giurare fedeltà al Re; la Marina si adeguò alla scelta ministeriale, e Carlo Fecia di Cossato chiese di essere congedato. Chiamato a rapporto dai superiori disse di non riconoscere come legittimo un governo che non aveva prestato giuramento al Re e pertanto non avrebbe eseguito gli ordini che venivano da quel governo. Venne fatto sbarcare dall'Aliseo e messo agli arresti nella fortezza.
La mattina successiva ci furono gravi tumulti fra gli equipaggi che si schierarono dalla parte di Fecia di Cossato rifiutando di prendere il mare. Fecia di Cossato venne rimesso in libertà e posto in congedo per tre mesi, ma gli venne tolto il comando dell'Aliseo. Il suo più che un ammutinamento fu un gesto di disobbedienza e di sdegno per il comportamento passivo degli ammiragli, in particolare dell’ammiraglio de Courten, ministro della Marina, di fronte ad una situazione politica che aveva un'evoluzione per lui incomprensibile e inaccettabile. Aveva combattuto a bordo del Tazzoli pur sapendo che era una lotta inutile e la sconfitta sarebbe stata certa; fedelissimo al Re, all'armistizio, aveva obbedito al suo ordine di consegnare la flotta al nemico e al comando dell'Aliseo non aveva esitato ad attaccare l'alleato del giorno prima, ora non poteva accettare un governo che non giurasse fedeltà al Re. In pochi mesi vedeva crollare tutti i valori nei quali aveva sempre creduto: la Monarchia, la Patria, la Regia Marina. Non potendo raggiungere la famiglia al Nord, si trasferì a Napoli, ospite di un amico, rifiutando gli incarichi di comando che gli venivano offerti dagli alleati. Invano tentò di avere un colloquio con il luogotenente del Regno Umberto di Savoia per spiegargli i motivi della sua insubordinazione.
All'avvicinarsi della fine del congedo scelse il suicidio come denuncia morale contro tutti coloro per i quali il giuramento di fedeltà, a suo tempo prestato, era stata solo una parola al vento e il 27 agosto 1944 si uccise a Napoli, sparandosi un colpo di pistola alla tempia, lasciando una lettera alla madre.[1].
Venne seppellito a Bologna.
Nel 1977 la Marina Militare ha dato il nome di questo eroico comandante a un sommergibile, la cui sigla era S-519; il sommergibile, appartenente alla prima serie della classe Sauro ha fatto l'ultimo ammainabandiera il 31 marzo 2005 nel porto di la Spezia.
Indice |
[modifica] Onorificenze
Medaglia d'oro al valor militare
[modifica] Note
[modifica] Bibliografia
Achille Rastelli. Carlo Fecia di Cossato. L'uomo, il mito e il marinaio . Milano, Mursia, 2001 . ISBN 9788842529187