Afsharidi
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La dinastia afsharide, di stirpe turca, governò la Persia nel XVIII secolo ed ebbe per capitale Mashad, nel Khorasan. Le vicende della dinastia coincidono con quelle del suo fondatore Nadir Shah, una delle più originali ed enigmatiche figure della storia iraniana.
Dopo la caduta dei Safavidi ad opera degli afghani, Nadir combatté al servizio di questi ultimi contro gli Uzbeki. Avendogli questi negato alcuni pagamenti, Nadir passò al servizio di Tahmasp II, erede legittimo della dinastia safavide, e iniziò la riconquista della Persia, che completò nel 1729 ponendo sul trono Tahmasp come re-fantoccio. Quando ritenne il suo potere consolidato, si fece incoronare scià (1736) e attaccò gli afghani; prese Kandahar e Kabul, quindi invase l'India e saccheggiò Delhi, riportando un favoloso bottino inclusi il Trono del Pavone, incastonato di gemme, e il diamante Kohinoor. Nel 1740 fece giustiziare Tahmasp e i suoi figli. Costituì quindi una flotta per invadere Oman, e riprese la guerra, sua unica occupazione, contro i Turchi e la Transoxiana. Cercò inutilmente di riconciliare sciiti e sunniti, poiché aveva bisogno di entrambe le fazioni nel proprio esercito.
Uomo avido e intollerante, negli ultimi anni si fece crudele e sospettoso, finendo assassinato nel 1747. Nella seconda metà del secolo l'Iran fu conteso da tre fazioni (Afsharidi, Zand e Qajar) mentre si facevano sempre più frequenti le ingerenze delle potenze europee.