Willy Brandt
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Willy Brandt, pseudonimo di Herbert Ernst Karl Frahm (Lubecca, 18 dicembre 1913 – Unkel, 8 ottobre 1992), è stato un politico tedesco membro del Partito socialdemocratico tedesco (Sozialdemokratische Partei Deutschlands - SPD).
È stato sindaco di Berlino dal 1957 al 1966, Ministro degli esteri e Vicecancelliere dal 1966 al 1969 e Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca dal 21 ottobre 1969 al 6 maggio 1974. Divenne famoso per la cosiddetta Ostpolitik orientata alla distensione dei rapporti con i paesi dell’est.
Il 10 dicembre 1971 gli venne conferito il Premio Nobel per la Pace.
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[modifica] Biografia
Willy Brandt era figlio di Martha Frahm, cassiera di supermercato e ragazza madre. Fu allevato dalla madre e dal nonno; non conobbe il padre, e una volta cresciuto non volle mai incontrarlo pur sapendo dove dimorava[1]. Nel 1929 entrò nella gioventù socialista e un anno dopo nella SPD. L'anno successivo 1931 passò al Partito Socialista dei Lavoratori (Sozialistische Arbeiterpartei - SAP).
Nel 1932 si diplomò a Lubecca. Dopo il 1933 e la presa di potere da parte di Adolf Hitler il partito fu dichiarato illegale. I suoi membri decisero di opporsi clandestinamente al nazionalsocialismo e Brandt fu incaricato di costituire una cellula di opposizione a Oslo, emigrò quindi in Norvegia assumendo nel 1934 il nome di copertura di Willy Brandt che nel 1949 divenne il suo nome ufficiale.
Con il nome di copertura di Gunnar Gaasland tornò in Germania da settembre a dicembre del 1936, in seguito si recò in Spagna come reporter di guerra nella guerra civile spagnola.
Nel 1938 il regime nazista lo espulse e lo privò della cittadinanza, Brandt fece quindi richiesta della cittadinanza norvegese. Durante l'occupazione tedesca della Norvegia nella seconda guerra mondiale fu per un breve periodo prigioniero tedesco, alla cattura indossava una divisa norvegese e non fu riconosciuto, dopo il rilascio fuggì in Svezia. Nell'agosto 1940 l'ambasciata norvegese di Stoccolma gli concesse la cittadinanza norvegese. Rimase a Stoccolma fino alla fine della guerra.
Nel 1945 tornò in Germania come corrispondente per alcuni giornali scandinavi e nel 1948 riacquistò la cittadinanza tedesca e l'anno successivo il nome Willy Brandt divenne il suo nome ufficiale.
[modifica] La carriera politica
[modifica] Berlino
La sua carriera politica cominciò nel 1949 come deputato della SPD per la città di Berlino presso il primo Bundestag tedesco. Nel complesso fece parte del Bundestag dal 1949 al 1957, dal 1961 fino al 27 dicembre 1961 e dal 1969 fino alla sua morte, in tutto per quasi 31 anni. Nel 1950 divenne membro della camera dei deputati di Berlino mandato dal quale si dimise solo nel 1971 due anni dopo la sua elezione a cancelliere. Nel 1955 divenne presidente della Camera dei Deputati di Berlino e dal 1957 al 1966 fu sindaco della città. Questa carica gli valse enorme popolarità per merito del suo atteggiamento deciso nei confronti dell’ultimatum di Khrushchev nel 1958 e durante la costruzione del muro nel 1961. Dal 1 novembre 1957 al 31 ottobre 1958 fu Presidente del Bundesrat.
[modifica] Ministro e vicecancelliere
Nelle elezioni del 1961 Brandt fu il candidato cancelliere per il suo partito contro Konrad Adenauer ma fu sconfitto. Nel 1964 divenne presidente della SPD, posizione che mantenne fino al 1987. Nel corso delle elezioni del 1965 fu nuovamente sconfitto da Ludwig Erhard, dopo il ritiro di quest’ultimo, avvenuto nel 1966, divenne cancelliere Kurt Georg Kiesinger (CDU) che formò una coalizione allargata con la SPD. Brandt divenne ministro degli esteri e vicecancelliere.
[modifica] Cancelliere
Dopo le elezioni del 1969 Willy Brandt formò una coalizione con la FDP. La coalizione disponeva di una maggioranza risicata (sei voti) e Brandt divenne il quarto cancelliere della storia della Repubblica Federale.
Il periodo di Brandt è caratterizzato dalla cosiddetta Ostpolitik finalizzata a ridurre la tensione della guerra fredda e che portò alla stipulazione di diversi trattati con l’Unione Sovietica e la Polonia e in seguito ad un trattato con la DDR. Furono il motivo principale per cui gli venne conferito il premio Nobel per la pace nel 1971.
Il 7 dicembre 1970 mentre si trovava a Varsavia per la firma del trattato, in occasione della visita al monumento in memoria della distruzione del ghetto di Varsavia Brandt si inginocchiò. Il gesto che suscitò scalpore nel mondo fu valutato in modo controverso in patria.
Per sua dichiarazione successiva fu una silenziosa e dovuta ammissione di colpa da parte di una persona che pur esterna ed estranea all’accaduto se ne prendeva carico in quanto appartenente al popolo tedesco.
Poche ore dopo quest’episodio firmò il trattato di Varsavia con il quale la Germania riconobbe la Linea Oder-Neisse rinunciando a qualunque rivendicazione territoriale.
Benché gli storici attuali affermino che i trattati contribuirono al futuro crollo dei governi comunisti e che posero le basi per la riunificazione tedesca, ai tempi Brandt incontrò una forte opposizione da parte dei partiti conservatori che lo accusarono di aver conferito maggiore potere al governo della DDR tramite l’accordo di reciproco riconoscimento concluso nel 1972.
Dall’inizio della legislatura Brandt fino al 1972 aveva cambiato schieramento, passando dalla SPD e dalla FDP all’unione, un numero tale di parlamentari che la coalizione perse la maggioranza. Il capogruppo della CDU/CSU, Rainer Barzel ritenne quindi di poter sostituire Brandt utilizzando l'istituto della sfiducia costruttiva. Gli mancarono due voti per divenire cancelliere (in seguito venne appurato che almeno un deputato della CDU era stato corrotto dalla DDR). Anche la coalizione guidata da Brandt non aveva una maggioranza che le permettesse di operare per cui nel settembre del 1972 Brandt pose la mozione di fiducia, come consuetudine i ministri si astennero e la mozione risultò negativa, il presidente Gustav Heinemann sciolse quindi il Bundestag.
Nelle elezioni del 1972 il governo Brandt fu confermato ed ebbe a disposizione una larga maggioranza nel Bundestag. Per la prima volta la SPD era il gruppo parlamentare più numeroso e quindi la ratifica dei trattati con i paesi dell’est era assicurata.
Il 6 maggio 1974 Brandt si dimise – sorprendendo l’opinione pubblica – a causa del coinvolgimento di un suo collaboratore, Günter Guillaume, in uno scandalo spionistico.
Gli storici e studiosi di politica sono attualmente giunti alla conclusione che lo scandalo fu solo un pretesto per le dimissioni, i veri motivi furono stanchezza e depressioni che portarono anche a critiche da parte del suo partito sulla sua guida sempre più caratterizzata dall’indecisione.
Il successore fu Helmut Schmidt, Willy Brandt rimase presidente della SPD.
[modifica] Dopo le dimissioni
Nel 1976 Brandt divenne presidente dell’Internazionale socialista e lo rimase fino al 1992, fu membro del Parlamento Europeo dal 1979 fino al 1 marzo 1983. Nel 1987 si dimise dalla guida della SPD in seguito alle pesanti critiche ricevute per aver proposto Margarita Matthiopoulos come portavoce del partito.
Nel 1977 assunse la guida della Independent Commission for International Developmental Issues nota anche come Commissione Nord-Sud (North-South Commission) che il 12 febbraio 1980 presentò il proprio rapporto conclusivo (il cosiddetto Brandt-Report) al Segretario generale delle Nazioni Unite a New York.
Il 14 giugno 1987 fu nominato presidente onorario a vita della SPD, alla guida del partito gli successe Hans-Jochen Vogel.
Brandt continuava a far parte del Bundestag e come membro anziano presiedette, dopo le elezioni del 1987, la prima seduta della nuova legislatura, già nel 1983 il deputato anziano suo compagno di partito, Egon Franke gli aveva lasciato questo onore.
Nel 1990 Brandt aprì il primo Bundestag congiunto dopo la riunificazione. La riunificazione tedesca realizzò il suo sogno di una vita.
Nel 1991 gli fu diagnosticato un tumore all’intestino in stadio avanzato. Willy Brandt morì l'8 ottobre 1992 a Unkel.
È sepolto presso il cimitero della Potsdamer Chaussee a Berlino-Nikolassee, a fianco di Ernst Reuter, suo predecessore come sindaco di Berlino.
[modifica] Opere
- 1960 Mein Weg nach Berlin
- 1968 Politica di pace in Europa (Friedenspolitik in Europa) - Milano, Sugar, 1971
- 1976 La politica di un socialista, (1960-1975) (Begegnungen und Einsichten 1960-1975) - Milano, Garzanti, 1979
- 1986 La corsa agli armamenti e la fame nel mondo (Der organisierte Wahnsinn) - Milano, Sperling & Kupfer, 1987
- 1989 Memorie (Erinnerungen) - Milano, Garzanti, 1991
[modifica] Bibliografia
[modifica] In italiano
- Nestore di Meola, Willy Brandt raccontato da Klaus Lindenberg, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1998 ISBN 8872847125
[modifica] In inglese
- Barbara Marshall, Willy Brandt, A Political Biography, Palgrave Macmillan, 1997 ISBN 0312164386
[modifica] Onorificenze
[modifica] Note
- ^ Oriana Fallaci, Intervista con la storia, intervista a Brandt.
[modifica] Collegamenti esterni
Predecessore: | Sindaco di Berlino Ovest | Successore: | |
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Franz Amrehn | 3 ottobre 1957 - 1° dicembre 1966 | Heinrich Albertz |
Predecessore: | Segretario della SPD | Successore: | |
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Erich Ollenhauer | 16 febbraio 1964 - 14 giugno 1987 | Hans-Jochen Vogel |
Predecessore: | Vicecancelliere della Repubblica Federale Tedesca | Successore: | |
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Hans-Christoph Seebohm | 1° dicembre 1966 - 20 ottobre 1969 | Walter Scheel |
Predecessore: | Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca | Successore: | |
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Kurt Georg Kiesinger | 21 ottobre 1969 - 7 maggio 1974 | Helmut Schmidt |
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Léon Jouhaux (1951) • Albert Schweitzer (1952) • George Marshall (1953) • Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (1954) • Lester Pearson (1957) • Georges Pire (1958) • Philip Noel-Baker (1959) • Albert Lutuli (1960) • Dag Hammarskjöld (1961) • Linus Pauling (1962) • Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Internazionale (Comitato Internazionale della Croce Rossa e Lega delle Società della Croce Rossa) (1963) • Martin Luther King (1964) • UNICEF (1965) • René Cassin (1968) • Organizzazione Internazionale del Lavoro (1969) • Norman Borlaug (1970) • Willy Brandt (1971) • Henry Kissinger, Le Duc Tho (1973) • Seán MacBride, Eisaku Satō (1974) • Andrej Sakharov (1975) | |
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