Talk Talk
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Talk Talk | ||
Nazionalità | Inghilterra | |
Genere | Synthpop New wave Post-rock |
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Periodo attività | 1981 - 1991 | |
Album pubblicati | 15 | |
Studio | 5 | |
Live | 1 | |
Raccolte | 9 | |
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I Talk Talk furono un gruppo inglese post-rock fondato da Mark David Hollis (cantante, chitarrista, pianista e compositore, nato il 4 gennaio 1955 a Tottenham, Londra), in attività dal 1981 al 1991. Il gruppo è noto al grande pubblico essenzialmente per i brani It's My Life e Such a Shame, che avevano imperversato nelle radio nel 1984, in pieno periodo New Wave. Ma la loro singolare storia non s'è fermata a quel periodo; nel giro di pochi anni hanno subito una metamorfosi stilistica che attraverso una manciata di album li ha catapultati nel mondo del rock sperimentale ai confini col jazz e la classica, fino ad essere considerati precursori del cosiddetto post-rock del nuovo millennio.
Indice |
[modifica] Biografia
Formatisi a Londra nel 1981 dalle ceneri dei 'Reaction, duo punk composto da Mark Hollis e dal fratello Ed (nel 1979 erano riusciti a comparire con un pezzo in una compilation della Beggars Banquet), divengono un gruppo quando si uniscono ai due Paul Webb al basso (nato il 16 gennaio 1962) e Lee Harris (nato il 20 luglio 1962) alla batteria. Il fratello di Hollis lascia la band e al suo posto entra il tastierista Simon Brenner. Dopo un'iniziale fiducia della Island Records che ne aveva prodotto alcuni demo, i Talk Talk ottengono un contratto con la Emi, e nel 1982 realizzano il primo album The Party's Over prodotti da Colin Thurston, già produttore dei Duran Duran. Talk Talk e Today (14° posto in classifica) sono i singoli, che ricalcano la moda del periodo, synthpop e plastificata, in cui le tastiere la fanno da padrone; in generale tutto l'album ricalca gli stilemi New Romantic e la band non si distingue nella babele di gruppi guidata da Duran Duran e Spandau Ballet. Hollis non si ferma però ai cliché suddetti e quasi subito cambia le carte in tavola: esce Brenner e il produttore Thurston abbandona il progetto. Il gruppo resta ufficialmente un trio, ma di fatto si ha l'ingresso di un quarto componente, Tim-Friese Greene, produttore, tastierista e compositore che insieme a Hollis assumerà la direzione artistica fino alla fine della band.
Dopo un singolo interlocutorio (My Foolish Friend) esce il secondo album, It's my Life, pubblicato sempre dalla Emi nel 1984; l'omonimo singolo e Such a Shame (ispirata al libro The Dice Man di Luke Rhinehart, pseudonimo di George Cockcroft) incarnano la volontà di uscire dal pop elettronico banale verso un intento più serio; brani come Dum Dum Girl e Tomorrow Started, creano atmosfere diverse, riflessive e musicalmente più curate, anche nei dettagli. Il trio, pur rimanendo tale, si allarga con buoni, talora ottimi turnisti. Le linee di basso di Webb e la voce di Hollis sono il marchio di fabbrica dei Talk Talk; anche l'estetica del gruppo ha una qualche rilevanza, grazie ai video di Tim Pope, particolarmente noti in Italia, e alle copertine disegnate da James Marsh.
Dopo due anni di concerti e lavoro in studio, esce nel 1986 The Colour of Spring, l'album della maturità. Del sound degli esordi non resta che l'eco. La famiglia degli strumentisti si allarga, partecipano anche nomi prestigiosi, Steve Winwood all'organo, David Rhodes alla chitarra, Morris Pert alle percussioni, per citarne solo alcuni. I pezzi più commerciali sono Living in another World, notevole pop song trascinata dal drumming funky di Harris e dall'organo di Winwood e Life's Is What You Make It, il primo singolo, che porta la band addirittura a Sanremo '87; ma il percussionismo ripetitivo del brano non incarna appieno lo spirito dell'album. Il senso di maturità è espresso da brani come Happiness Is Easy, blues e free, connotata dall'uso degli archi e delle voci bianche; I Don'T Believe In You, ballata impreziosita dall'arpa; Time It's Time, ai confini della lirica, con una possente sezione di voci. Novità assoluta sono però due pezzi, April 5th e Chameleon Day, in cui l'influenza di certo jazz si fa evidente. La voce di Hollis è un filo tenue seppur profonda, esile quanto drammatica. Un crooner estemporaneo, totalmente estraneo agli stilemi del pop.
Il distacco definitivo e totale dall'industria della musica leggera si ha con Spirit of Eden, uscito nel 1988, che ha lasciato sbigottiti critici poco lungimiranti e fans della prima ora. Spariscono dalla scena sintetizzatori e batterie elettroniche; la musica si fa semplice e naturale, ma al tempo stesso dettagliata fino all'inverosimile; i suoni sono eterei, le melodie sospese, i riff solo accennati, la ritmica esangue e "tranceatica". L'uso di fiati e archi di ogni tipo, anche solo per frammenti, porta all'estremo il filone naturalistico accennato con l'album precedente. Anzi si può dire che la strada intrapresa è quella di un sound spirituale. Il singolo I Believe in You lo è solo per motivi discografici, poiché sospeso e sognante; Inheritance incrocia blues e free jazz, Wealth e Rainbow si caratterizzano per risolvere in un organo dai toni celestiali; il canto, infine, esalta ovunque il messaggio di Hollis: poche strofe, scenari desolati e ultraterreni, ricerca di altri luoghi. Eden e Desire, partono lente, raggiungono un apice espolsivo e tornano nella quiete. Gli strumenti acustici avvicinano il gruppo ad ambienti jazz, non solo stilisticamente: la Emi non se la sente di produrre il gruppo ormai irriconoscibile.
In effetti l'ultimo album della band esce nel 1991, con etichetta Verve Records/Polydor. Laughing Stock prosegue il discorso avviato con Spirit of Eden. After the Flood, New Grass e Ascension Day, accentuano le caratteristiche eteree del sound, con l'uso di strumenti classici che ripropongono frasi semplici ma che a poco a poco prendono la forma di suite vere e proprie. Post-rock, slow core, sperimentale, tutto insieme ma nessuno in maniera preponderante; questo potrebbe essere l'essenza dell'ultima produzione dei Talk Talk, che però di lì a poco si sciolgono.
La singolare parabola dei Talk Talk di Mark Hollis è finita dunque nel 1991: da possibili nuovi Duran Duran a esponenti dell'avanguardia di fine millennio.
Mark Hollis ha prodotto nel 1998 un album omonimo col quale ha proseguito quella strada, per poi ritirarsi definitivamente dal mondo della musica; Webb e Harris hanno dato vita agli O' Rang, interessante mix di psichedelia, rock e musica mediorientale. Friese-Greene ha continuato a produrre con lo pseudonimo di Heligoland, perennemente legato alla sperimentazione.
[modifica] Formazione
- Mark David Hollis - voce, chitarra, pianoforte
- Paul Webb - basso
- Lee Harris - batteria
- Simon Brenner - tastiere (1981-1983)
- Tim-Friese Greene - tastiere (dal 1983)
[modifica] Discografia
[modifica] Album
- 1982 - The Party's Over
- 1984 - It's My Life
- 1986 - The Colour of Spring
- 1988 - Spirit of Eden
- 1991 - Laughing Stock
- 1991 - Talking Colours (live)
- 1999 - London 1986 (live)
[modifica] Compilation
- 1990 - Natural History: The Very Best of Talk Talk
- 1991 - History Revisited: The Remixes
- 1997 - The Very Best of Talk Talk
- 1998 - Asides Besides
- 2000 - 12X12 Original Remixes
- 2000 - The Collection
- 2001 - Missing Pieces
- 2003 - The Essential
- 2003 - Introducing
[modifica] Singoli
- 1982 - Mirror Man
- 1982 - Talk Talk
- 1982 - Today
- 1982 - Talk Talk (ristampa)
- 1983 - My Foolish Friend
- 1984 - Why is it so hard?
- 1984 - It's My Life
- 1984 - Such a Shame
- 1984 - Dum Dum Girl
- 1986 - Life's What You Make It
- 1986 - Living in Another World
- 1986 - Give It Up
- 1986 - I Don't Believe in You
- 1988 - I Believe in You
- 1991 - After the Flood
- 1991 - New Grass
- 1991 - Ascension Day
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
- (EN) Sito dei fan
- (FR) Sito dei fan