Regno armeno di Cilicia
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Regno armeno di Cilicia | |||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Visita il Portale armenia | |||||||||
|
|||||||||
Descrizione generale | |||||||||
Nome ufficiale: | Կիլիկիոյ Հայկական Թագաւորութիւն | ||||||||
Lingua ufficiale: | armeno, latino, francese | ||||||||
Capitale: | Sis | ||||||||
Forma politica | |||||||||
Forma di stato: | feudale | ||||||||
Forma di governo: | monarchia | ||||||||
Principi delle montagne / Re: | Vedi elenco | ||||||||
Nascita: | 1080 con Ruben I d'Armenia | ||||||||
Causa: | Ribellione contro l'Impero bizantino. | ||||||||
Fine: | 1375 con Leone V d'Armenia | ||||||||
Causa: | invasione da parte dei Mamelucchi | ||||||||
Territorio e popolazione | |||||||||
Bacino geografico: | Anatolia | ||||||||
Religione e Società | |||||||||
Religione di stato: | Chiesa apostolica armena | ||||||||
Evoluzione storica | |||||||||
|
Il Regno Armeno di Cilicia (in armeno Կիլիկիոյ Հայկական Թագաւորութիւն), noto anche come Armenia Minor o Piccola Armenia (da non confondere con il Regno d'Armenia o Armenia maggiore dell'antichità), fu creato durante il Medioevo dagli esuli armeni che fuggivano dall'invasione dei Selgiuchidi della loro madrepatria [1]. Era situato sul golfo di Alessandretta del Mar Mediterraneo, in quella che oggi è la Turchia meridionale. Il regno rimase una entità autonoma dal 1078 al 1375.
Il regno di Cilicia venne fondato dalla dinastia Rupenide, un ramo collaterale della dinastia Bagratide che in tempi diversi salì sui troni di Armenia e Georgia.
La capitale del regno era Sis, e per lungo tempo la Cilicia rimase alleata dei Crociati e si promosse come caposaldo e baluardo della Cristianità in Oriente. Essa ebbe anche la funzione di fulcro della cultura e della identià nazionale armena quando l'Armenia rimase sotto la dominazione di potenze straniere.
Il re Leone II d'Armenia contribuì a coltivare l'economia ed il commercio della Cilicia mentre crescevano le relazioni con i mercanti europei[2]. Le città ed i castelli più importanti del regno comprendevano il porto di Corico, Lampron, Partzepert, Vahka, Hromgla, Tarso, Anazarbe, Til Hamdoun, Mamistra e il porto di Laiazzo che serviva come terminal occidentale verso oriente. Pisani Genovesi e Veneziani stabilirono colonie a Laiazzo attraverso trattati con le Cilicia armena nel XIII secolo[3]. Marco Polo, per esempio, partì per il suo viaggio in Cina da Laiazzo nel 1271[3].
Indice
|
[modifica] Storia
[modifica] Primi legami tra Armenia e Cilicia
Per un beve periodo nel I secolo a.C. il potente regno d'Armenia riuscì a conquistare una vasta regione nel Levante, inclusa l'area della Cilicia. Nell'83 a.C., dopo un sanguinoso conflitto per il trono della Siria, governata dai Seleucidi, I Siriani Ellenici decisero di scegliere il sovrano armeno Tigrane il Grande come protettore del loro regno e gli offrirono la corona di Siria[4].
In seguito Tigrane conquistò i Fenici e la Cilicia, ponendo praticamente fine all'impero seleucide, sebbene sembra che alcune città recalcitranti abbiano riconosciuto il giovanissimo re-ombra Seleucus VII Philometor come legittimo sovrano, durante il suo regno.
Il confine meridonale dei suoi domini arrivò fino a Ptolemais (moderna Akko). Alla massima estensione il suo impero andava dai Monti del Ponto (nell'attuale nord-est della Turchia) alla Mesopotamia e dal Mar Caspio al Mediterraneo; le truppe di Tigrane potrebbero essere giunte fino ad Ecbàtana.
Molti degli abitanti delle città conquistate furono trasferiti nella sua nuova metropoli di Tigranocerta.
Egli prese il titolo di re dei re che, secondo le loro monete, all'epoca non venivca assunto neppure dai re dei Parti.
Dal tempo della sua conquista, si pensa siano rimasti alcuni insediamenti armeni nella regione della Cilicia.
[modifica] Immigrazione armena nella Cilicia Bizantina
La Cilicia venne presa agli Arabi dall'Imperatore Bizantino Niceforo II Foca intorno al 965. Dopo aver espulso tutti i Musulmani dalla regione, incoraggiò i Cristiani dall'Armenia e dalla Siria a trasferirsi nella regione.
L'imperatore Basilio II (976-1025) tentò di espandersi verso oriente nel Vaspurakan armeno e verso sud nella Siria tenuta dagli arabi. In conseguenza delle campagne militari bizantine gli armeni si diffusero nella Cappadocia e verso est dalla Cilicia nelle aree montagnose della Siria settentrionale e della Mesopotamia[5].
L'immigrazione degli armeni nel territorio fu incrementata dalla formale annessione dell'Armenia Maggiore nell'Impero Bizantino nel 1045 e dalla conquista selgiuchide 19 anni dopo; che produssero due nuove ondate migratorie[5].
Dopo la caduta dell'Armenia dei Bragatidi e durante i secoli seguenti, la nazione armena non fu in grado di ristabilire se stessa e la sua sovranità, ma rimase sotto il governo di tribù turche.
[modifica] Fondazione del potere armeno in Cilicia
Gli armeni giunti in Cilicia servirono in vari modi per l'Impero di Bisanzio; essi divennero ufficiali militari e governatori, e gli fu dato il controllo di importanti cittàsulla frontiera orientale dell'Impero bizantino. Quando il potere imperiale subì una forte scossa e si indebolì, nel caos degli anni che seguirono la battaglia di Manzicerta, alcuni di essi colsero l'opportunità di appropriarsi del potere come signori autonomi, mentre altri rimasero, almeno nominalmente, leali all'Impero.
Tra questi primi signori della guerra armeni, quello di maggior successo fu Philaretos Brachamios, un ex generale di Romano IV Diogene che, tra il 1078 e il 1085, istituì un principato che si estendeva da Melitene a nord fino ad Antiochia a sud e dalla Cilicia ad occidente fino ad Edessa ad oriente. Egli invitò molti nobili armeni a stabilirsi nei suoi territori, e diede loro terre e castelli[5]. La nazione creata da Philaretos cominciò a crollare già prima della sua morte nel 1090[6] e subito dopo quel che rimaneva si frantumò in signorie locali.
Uno di questi principi fu Ruben, che aveva stretti legami con Gagik II, l'ultimo re armeno della dinastia Bragatide. Egli sapeva che non avrebbe mai potuto restaurare l regno Bragatide, così si ribello contro l'Impero bizantino in Cilicia. Con lui si mobilitarono molti altri nobili e possidenti armeni. Così, nel 1080 , le fondamenta del principato armeno indipendente di Cilicia, e del futuro regno, furono gettate sotto la guida di Ruben e dei suoi discendenti (che saranno chiamati Rupenidi)[7].
Alla fine dell'XI secolo, quando morì di Ruben nel 1095, esistevano diversi importanti principati armeni in Cilicia[8]:
- Lampron e Babaron, sul lato sud delle Porte della Cilicia, erano controllate dell'ex generale bizantino, Oshin, fondatore dell'importante dinastia degli Hetumidi.
- A nord-est si trovava il principato di Costantino I d'Armenia, figlio del principe Roupen I. Il suo potere era garantito dalle due fortezze di Partzapert e Vahka.
- Più a nord-est e fuori dei confini della Cilicia, c'era il principato di Maraş, governato da Tatoul, un ex ufficiale bizantino.
- A est di Maraş, l'armeno Gogh Vasil (Basilio il Ladro) controllava le fortezze di Raban e Kaysun come vassallo dei Selgiuchidi.
- A nord di esse, lungo il corso superiore dell'Eufrate, si trovava il principato di Melitene (la moderna Malatya), comandato da Gabriele, ex ufficiale di Philaretos, sottoposto alla sovranità dei Selgiuchidi.
- Infine, oltre Melitene, c'era Edessa, governata da Thoros, un altro ex ufficiale di Philaretos e genero di Gabriele.
Con l'eccezione di Ghog Vasil e Costantino, questi signori armeni non erano vicini alla maggior parte dei loro compatrioti armeni ed erano sgarditi ai Cristiani siriaci perchè essi erano di fede greco-ortodossa o detenevano titoli ufficiali conferiti dal'Imperatore bizantino[9].
[modifica] La Prima Crociata e il principato dei Rupenidi
Durante il regno di Costantino I i Crociati invasero l'Anatolia ed il Medio Oriente.
Con l'avvento della Prima Crociata gli armeni del regno di Cilicia guadagnarono dei potenti alleati tra i cristiani. Grazie al loro aiuto essi riuscirono ad assicurare la Cilicia dalla minaccia turca, sia attraverso varie azioni militari sia con la fondazione di stati crociati ad Antiochia ed Edessa[7].
Gli armeni diedero anche aiuto ai crociati:
« Tra le buone azioni del popolo armeno verso la chiesa e il mondo cristiano, si dovrebbe sottolineare in particolare che, nei momenti in cui principi e guerrieri cristiani andarono a riprendere la Terra Santa, nessun popolo o nazione è venuto in loro aiuto con lo stesso entusiasmo, gioia e fede degli armeni, che hanno fornito ai crociati cavalli, rifornimenti e e guide. Gli Armeni hanno assistito questi guerrieri con asoluto coraggio e lealtà nel corso delle sante guerre. » | |
(Papa Gregorio XIII, Ecclesia Romana, 1584)
|
Per i successivi due secoli armeni e crociati furono in parte alleati e in parte avversari.
Nell'area sorse un primo abbozzo di governo centralizzato con l'ascesa della dinastia dei Rupenidi che, durante il XII secolo furono quanto più si avvicinava ad una dinastia ereditaria e sovrana, e si scontrarono con i Bizantini per il controllo della regione.
Il principe Leone I integrò le città costiere della Cilicia nel principato, consolidando così il primato commerciale armeno nella regione. Alla fine, nel 1137, fu sconfitto dall'Imperatore Giovanni II Comneno, che considerava ancora la Cilicia una provincia bizantina, ed imprigionato con diversi membri della famiglia, morì in prigione tre anni dopo.
Il figlio e successore di Leone, Thoros II fu anch'egli catturato e imprigionato dai Bizantini ma riuscì a fuggire nel 1141 tornando a guidare la battaglia dinastica. Dopo i primi successi fu costretto nel 1151 a giurare fedeltà all'imperatore Manuele I Comneno.
Tuttavia i principi rupenidi continuarono a governare sulla Cilicia che frattanto era diventata così importate che, nel 1151, il capo della Chiesa armena trasferì la sua sede a Hromgla[5].
[modifica] Il Regno d'Armenia
Leone, il primo re della Cilicia armena, aveva iniziato a governare come Principe Leone II nel 1187, e divenne una delle più importanti figure della nazione armena in Cilicia.
Durante il suo regno dovette fronteggiare i governanti di Iconio, Aleppo e Damasco; nel fare ciò egli conquistò nuove terre raddoppiando i possedimenti della Cilicia sulla costa del Mediterraneo. Fece anche grandi sforzi per aumentare la forza militare della nazione[7].
All’epoca il Saladino dall’Egitto aveva fortemente indebolito gli Stati crociati, costringendo gli europei a lanciare un’altra Crociata. Il principe Leone II approfittò della situazione per migliorare le relazioni con gli europei. Grazie all’appoggio che diede al Sacro Romano Imperatore (Federico Barbarossa ed a suo figlio Enrico VI) riuscì ad elevare il principato allo status di regno. Nel 1198 il principe Leone II riuscì ad assicurarsi la corona, divenendo il primo re della Cilicia armena come re Leone I [7].
La corona passò alla dinastia rivale degli Hetumidi attraverso il matrimonio della figlia di Leona, Zabel, che sposò in seconde Hethum I.
In quel periodo i mongoli raggiunsero il Medio Oriente e conquistarono il territorio dell’Armenia Maggiore, la Mesopotamia, la Siria ed avanzarono verso l’Egitto. La conquista mongola fu disastosa per gli armeni che abitavano ancora l’Armenia Maggiore ma non per quelli in Cilicia che non furono mai attaccati dai mongoli. Invece Hethum, nel 1247 si alleò [10] [11] [12], o si sottomise all’Ilkhanato, e così garantì la sicurezza degli armeni fuori dalla Cilicia.
[modifica] Campagne con i mongoli
Le forze di Hethum ed i cristiani di Boemondo VI d’Antiochia combatterono insieme ai mongoli sotto il comando di Hülegü, nella conquista della Siria musulmana e la cattura di Aleppo e Damasco nel 1259-1260.[13]
Hetum tentò anche di convertire i mongoli alla cristianità,ma invano[7].
Nel 1266 il capo Mamelucco Baybars intimò ad Hetum I di abbandonare la sua alleanza con i mongoli, di accettare la sovranità dei Mamelucchi e di restituire loro i territori e le fortezze che Hetum aveva acquisito grazie alla sua sottomissione ai mongoli. A seguito di queste minacce Hethum I si recò presso la corte mongola dell’Ilkhanato, in Persia, per ottenere aiuto militare. Durante la sua assenza, però, i Mamelucchi mossero sulla Cilicia armena, guidati da Mansur II e da Qalawun, sconfissero gli armeni nella battaglia di Mari, uccisero il il figlio di Hetum, Thoros e catturarono l'altro figlio di Hetum, Leone, insieme a decine di migliaia di soldati armeni. Per riscattare il figlio, Hetum dovette pagare ai Memelucchi una forte somma di denaro e consegnare loro molte fortezze.
Poco dopo il grande terremoto del 1268 devastò ulteriormente il paese, che era già stato messo a ferro e a fuoco dai Mamelucchi.
Nel 1269, Hethum I abdicò in favore di suo figlio Leone III, che fu costretto a pagare un forte tributo annuale ai Mamelucchi. Nonostante tale pagamento i Mamelucchi continuarono ad attaccare la Cilicia ogni pochi anni.
[modifica] Tregua con i Mamelucchi (1281-1295)
Nel 1281, dopo la sconfitta di Mongoli ed Armeni comandati da Möngke Temur ad opera dei Mamelucchi nella seconda battaglia di Homs, gli Armeni furono costretti ad una tregua dai Mamelucchi. Inoltre, nel 1285, a seguito di una potente offensiva di Qalawun, gli Armeni dovettero firmare una tregua di 10 anni, che lasciò molte fortezze armene ai Mamelucchi, proibì loro di costruire fortificazioni difensive e li obbligò a commerciare con i Mamelucchi, eludendo così l’embargo commerciale imposto dal Papa[14].
Comunque i Mamelucchi continuarono, in numerose occasioni, razziare la Cilicia armena, che fu invasa nel 1292 da Khalil, il Sultano mamelucco d’Egitto - lo stesso che l’anno precedente aveva conquistato il Regno di Gerusalemme - Hromgla fu saccheggiata e la Santa Sede della chiesa Armena dovette essere spostata a Sis.
Hethum fu costretto ad abbandonare Besni, Marash e Tel Hamdoun ai musulmani. Nel 1293 egli abdicò in favore di suo fratello Thoros III ed entrò nel monastero di Mamistra.
[modifica] Campagna con i Mongoli (1299-1303)
Nell'estate del 1299, il nipote di Hetum I, il re Hetum II d'Armenia, trovandosi nuovamente a fronteggiare una minaccia di attacco dai Mamelucchi, inviò una richiesta di aiuto al khan mongolo di Persia, Ghâzân, che in risposta mosse con le sue forze verso la Siria ed inviò lettere al re di Cipro ed ai capi dei Cavalieri templari, Ospitalieri e Teutonici, invitandoli a raggiungerlo per unirsi al suo attacco ai Mamelucchi in Siria.
I Mongoli riuscirono a conquistare la città di Aleppo, dove furono raggiunti da re Hetum, le cui forze comprendevano alcuni Templari ed Ospitalieri dal Regno armeno di Cilicia, che parteciparono al resto dell'offensiva[15]. Gli alleati sconfissero i Mamelucchi nella battaglia di Wadi al-Khazandar, il 23 o 24 dicembre del 1299[16].
Il grosso dell'esercito mongolo dovette ritirarsi, probabilmente perché avevano bisogno di foraggio per i cavalli. In loro assenza i Mamelucchi egiziani si riorganizzarono e ripresero l'area nel maggio 1300.
Nel 1303 i Mongoli tentarono di conquistare di nuovo la Siria, questa volta con maggiori forze (circa 80.000) insieme agli armeni, ma essi furono sconfitti ad Homs il 30 marzo 1303 e nella decisiva Battaglia di Shaqhab, a sud di Damasco, il 21 aprile 1303[18]. Questa è considerata l'ultima grande invasione mongola della Siria[19].
Quando il capo dei Mongoli, Ghazan, morì il 10 maggio 1304, i sogni di una rapida riconquista della Terra Santa furono distrutti. Hetum II abdicò in favore di suo nipote Leone IV e si fece monaco francescano.
Nel 1307, mentre stavano visitando l'accampamento di Bilarghu, vicino ad Anazarbe, Hetum II, suo nipote Leone IV ed il loro intero entourage furono assassinati dallo stesso Bilarghu, rappresentante Mongolo nella Cilicia armena, recentemente convertito all'Islam[20].
[modifica] Declino sotto la dinasita dei Lusignano
Gli Hetumidi regnarono in Cilicia fino all’assassinio di Leo IV nel 1341. Nonostante l’alleanza con il cristiano Regno di Cipro, Leone IV non potè resistere agli attacchi dei Mamelucchi egiziani[21].
Nel 1341, suo cugino Guido di Lusignano divenne re. La casata dei Lusignano era di origine francese, ed aveva già dei possedimenti nell’area, l’Isola di Cipro. C’erano sempre state strette relazioni tra i Lusignano di Cipro e gli armeni. Tuttavia, quando i Lusignano presero il potere, tentarono di imporre il Cattolicesimo e lo stile di vita europeo. Tutto ciò fu in larga misura accettato dalla elite armena, mentre i contadini si opposero ai cambiamenti. Alla fine ciò condusse ad una guerra civile[7].
Alla fine del XIV secolo la Cilicia venne invasa dai Mamelucchi, la caduta della capitale Sis nell'aprile 1375 sentenziò la fine del regno ed il suo ultimo sovrano, Leone V poté avere salva la vita e fuggire in esilio a Parigi dove morì nel 1393 dopo aver inutilmente tentato di promuovere un’altra Crociata. Il titolo di sovrano del Regno Armeno di Cilicia fu rivendicato da suo cugino Giacomo I di Cipro che lo unì ai titoli di re di Cipro e di Gerusalemme[7].
Così terminò l’ultima entità armena pienamente indipendente del Medioevo, dopo tre secoli di sovranità e prosperità.
[modifica] Riavvicinamento religioso con Roma
Nel 1198 Grigor VI Apirat, il catholicos armeno di Sis, proclamò l'Unione tra Roma e la Chiesa armena; ma non seguirono fatti poiché il clero e la popolazione locale si opposero fortemente.
La Chiesa cattolica inviò numerose missioni nella Cilicia armena per favorire il riavvicinamento, con scarsi risultati. I Francescani furono incaricati per queste missioni; Giovanni da Montecorvino si recò prsonalmente in Cilicia nel 1288[22]. Il re armeno Hethoum II, alla sua abdicazione, divenne egli stesso monaco francescano. Lo storico armeno Nerses Balients fu francescano e membro del movimento "Unitario" a favore dell'unificazione con la Chiesa latina.
Nel 1441, lungo tempo dopo la caduta del regno, il Catholicos armeno di Sis Grigor IX Mousabegian proclamò nuovamente l'unione delle chiese armena e latina, al Concilio di Firenze, ma fu contrastato da uno scisma degli armeni, guidato da Kirakos I Virapetsi, che stabilì il seggio del Catholicos a Echmiadzin marginalizzando Sis[23].
[modifica] Cultura e società
I contatti con i crociati provenienti dall’Europa occidentale, soprattutto dalla Francia, portarono importanti nuove influenze nella cultura armena. La nobiltà della Cilicia adottò con entusiasmo molti aspetti della vita europea occidentale, inclusa la cavalleria, la moda nell’abbigliamento e l’uso di nomi francesi cristiani. L’influenza linguistica fu così grande che due nuove lettere (Ֆ ֆ = "f" and Օ օ = "o") furono aggiunte all’alfabeto armeno. La struttura della società della Cilicia divenne più simile al feudalesimo occidentale che al tradizionale nakharar armeno, nel quale il re era solo primus inter pares tra la nobiltà.
In altre aree ci fu più ostilità alle nuove tendenze; soprattutto la maggior parte della comune popolazione armena guardava con sfavore alla conversione al cattolicesimo o all’ortodossia greca.
Il periodo della Cilicia produsse anche alcuni importanti esempi di arte armena, in particolare le miniature di Toros Roslin, che fu attivo in Hromgla nel XIII secolo[24].
[modifica] Dispersione degli armeni di Cilicia
I Mamelucchi egiziani che avevano conquistato la Cilicia non furono in grado di mantenerne il possesso; tribù turche penetrarono nella regione e vi si stabilirono, anticipando la conquista della Cilicia da parte di Tamerlano. Di conseguenza 30.000 ricchi armeni lasciarono la Cilicia e si trasferirono a Cipro, che rimase sotto un governo francese fino al 1489. Solo gli armeni più umili rimasero in Cilicia, conservarondo così la presenza armena nella regione fino al Genocidio armeno del 1915. I loro discendenti si dispersero nella Diaspora armena, ed il Sacro Seggio di Cilicia si trova ora ad Antilyas, in Libano[7].
[modifica] Note
- ^ Poghosyan op. cit., pp. 406-428.
- ^ Bournoutian op. cit., p. 99 .
- ^ a b Abulafia op. cit., p. 440 .
- ^ Gevork op. cit.
- ^ a b c d Stewart op. cit., pp. 33-34 .
- ^ Runciman op. cit., p. 195 .
- ^ a b c d e f g h Kurdoghlian op. cit., pp. 29-56.
- ^ Runciman op. cit., pp. 195-201 .
- ^ Runciman op. cit., p. 196 .
- ^ Claude Mutafian in Le Royaume Arménien de Cilicie descrive "l’alleanza mongola" stretta con il re della Cilicia armena ed i crociati di Antiochia ("il re d’Armenia decise di impegnarsi nell’alleanza con i Mongoli, un’intelligenza che mancò ai baroni latini, con l’eccezione di Antiochia") e la "collaborazione cristiano-mongola". ( Mutafian op. cit., p. 55 .).
- ^ Claude Lebedel in Les Croisades descrive l’alleanza dei cristiani di Antiochia e Tripoli con i Mongoli: (nel 1260) "i baroni cristiani rifiutarono un’alleanza con i Mongoli, ad eccezione degli armeni e del Principe di Antiochia e Tripoli".( Lebedel op. cit.).
- ^ Amin Maalouf in Le crociate viste dagli arabi è ampio e specifico sull’alleanza: "Gli armeni, nella persona del loro re, si schierarono con i Mongoli, così come il principe Boemondo, suo genero. I cristiani di Acri invece adottarono una posizione di neutralità favorevole ai musulmani" (p. 261), "Boemondo d’Antiochia ed Hethum d’Armenia, principali alleati dei Mongoli" (p.265), "Hulagu (…) aveva ancora abbastanza forze per impedire la punizione dei suoi alleati [Boemondo ed Hetum]" (p. 267). ( Maalouf op. cit., i numeri di pagina indicati si riferiscono all’edizione francese .)
- ^ "Il re d’Armenia ed il Principe d’Antiochia andarono all’accampamento militare dei Tatari, e tutti si lanciarono allal conquista di Damasco". Le Templier de Tyr. ( Grousset op. cit., p. 586 .).
- ^ Luisetto op. cit., pp. 128-129.
- ^ Egli fu presto raggiunto da re Hethum, le cui forze sembra comprendessero Ospitalieri e Templari dal regno d'Armenia, che parteciparono al resto della campagna.( Demurger op. cit., p. 93 .)
- ^ Demurger op. cit., p. 93 .
- ^ Mutafian op. cit., pp. 74-75 .
- ^ Demurger op. cit., p. 109 .
- ^ Nicolle op. cit., p. 80 .
- ^ Angus Stewart. The Assassination of King Het'um II: The Conversion of The Ilkhans and the Armenians in Journal of the Royal Asiatic Society. Volume 15. (in inglese) Cambridge, Cambridge University Press, aprile 2005. pp. 45-61 ISSN: 1474-0591
- ^ Mahé op. cit., p. 77.
- ^ Luisetto op. cit., p. 98.
- ^ Mahé op. cit., pp. 71-72.
- ^ Hovannisian op. cit., pp. 289-290.
[modifica] Bibliografia
- René Grousset. III. 1188-1291 L'anarchie franque in Histoire des croisades et du royaume franc de Jérusalem - III. 1188-1291 L'anarchie franque. (in francese) Parigi, Perrin [1936]. ISBN 2-262-02569-X
- Vahan M. Kurkjian. Chapter XXVII - The Barony of Cilician Armenia in A History of Armenia . (in inglese) Armenian General Benevolent Union of America, 1958. URL consultato il 26-05-2008.
- Cyril Toumanoff. Armenia and Georgia in Cambridge Medieval History, vol. IV. (in inglese) Cambridge, Cambridge University Press, 1966. pp. 593-637
- Richard G Hovannisian. Volume I: From Antiquity to the Fourteenth Century in The Armenian People from Ancient to Modern Times. (in inglese) New York, Palgrave Macmillan, 15-08-1977. ISBN 0-312-10168-6
- Thomas Sherrer Ross Boase. The Cilician Kingdom of Armenia. (in inglese) Edinburgo, Scottish Academic Press, 1978. ISBN 0-7073-0145-9
- S. Poghosyan; Katvalyan M.; Grigoryan G. et al.. Cilician Armenia ((HY)Կիլիկյան Հայաստան) in Soviet Armenian Encyclopedia . (in armeno) volume V. Yerevan, Armenian SSR, Armenian Academy of Sciences, 1979.
- Steven RUNCIMAN. The First Crusade and the Foundations of the Kingdom of Jerusalem in History of the Crusades. (in inglese) Volume I. Cambridge, Cambridge University Press, 1987. ISBN 0-5213-5997-X
- Mihran Kurdoghlian. Badmoutioun Hayots. (in armeno) Volume II. Atene, Hradaragoutioun Azkayin Oussoumnagan Khorhourti, 1996.
- David Abulafia. The New Cambridge Medieval History. (in inglese) Cambridge University Press, 1999. ISBN 052136289X
- Jacob G. Gahzarian. The Armenian kingdom in Cilicia during the Crusades : the integration of Cilician Armenians with the Latins, 1080-1393 . (in inglese) Richmond, Curzon, 2000. 256 ISBN 0700714189 URL consultato il 31-05-2008.
- Angus Donald Stewart. The Armenian kingdom and the Mamluks : war and diplomacy during the reigns of Hethoum II (1289-1307) . (in inglese) Leida, Brill Academic Publishers, gennaio 2001. ISBN 9004122923 URL consultato il 31-05-2008.
- David Nicolle. The Crusades. (in inglese) Oxford, Osprey, 2001. ISBN 1-8417-6179-6
- Amin Maalouf. Le crociate viste dagli arabi. Torino, SEI, 2001. ISBN 9788805059003
- George A. Bournoutian. A Concise History of the Armenian People: From Ancient Times to the Present. (in inglese) Costa Mesa, California, Mazda Publishers, luglio 2002. ISBN 1-56859-141-1
- Claude Mutafian. Le Royaume Arménien de Cilicie, XIIe-XIVe siècle. 2a ed. (in francese) Parigi, CNRS Editions, 14-03-2002. ISBN 978-2271051059
- Claude Lebedel. Les Croisades, Origines et consequences. (in francese) Rennes, Ouest-France, 2004-05-24. ISBN 2-7373-2610-9
- Alain Demurger. The Last Templar: The Tragedy of Jacques de Molay, Last Grand Master of the Temple. (in inglese) Londra, Profile Books, 01-01-2005. ISBN 91-8619-7529-5.
- Jean-Pierre et Annie Mahé. L'Arménie à l'épreuve des siècles. (in francese) Parigi, Gallimard, 13-01-2005. ISBN 9782070314096
- Frédéric Luisetto. Arméniens et autres chrétiens d'Orient sous la domination mongole : L'Ilkhanat de Ghâzân 1295-1304. (in francese) Librairie orientaliste Paul Geuthner, 2007-06-01. 262 ISBN 9782705337919
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
- Yuri Babayan. (EN) Chapter VI: ARMENIAN KINGDOM IN CILICIA (FROM 1080 TO 1375) in Armenian Hystory. www.ArmenianHistory.info. URL consultato il 01-06-2008.
- Nazaryan Gevork. (EN) King Tigran II - The Great (140-54 BC.). Hye Etch. URL consultato il 01-06-2008.