Politica di San Marino
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Per approfondire, vedi la voce Partiti politici sammarinesi. |
San Marino |
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Categorie: Politica, Diritto e Stato |
I primi movimenti politici di San Marino iniziano ad operare verso la fine dell’Ottocento, ma è solo in seguito all’Arengo del 1906 che inizia ad affermarsi un moderno sistema politico. Attualmente, vige un sistema multipartitico. Il sistema elettorale proporzionale non consente a nessun partito di prevalere con una maggioranza assoluta in Consiglio, e quindi in genere si formano governi di coalizione.
[modifica] La dinamica politica nel Novecento
Dal 1906 all’avvento del fascismo sono attivi il Partito Socialista Sammarinese, l’Unione Democratica Sammarinese, di impostazione conservatrice, e, dal 1920, il Partito Popolare Sammarinese. In questo periodo si regista una forte dialettica tra cattolici e socialisti per questioni relative alla laicità e alla modernizzazione dello Stato. Il 26 agosto 1922 si costituisce il Partito Fascista Sammarinese che prenderà il potere da 1926 al 1943. Il regime ha mostrato gli stessi caratteri antidemocratici del fascismo italiano, distinguendosi per le violenze nei confronti degli oppositori; il regime si è fatto portatore degli interessi della classe patrizia. L'allineamento con il regime italiano ha garantito il sostegno nella realizzazione di opere pubbliche che hanno stimolato l'ammodernamento economico e sociale.
Nel dopoguerra si registra una certa alternanza tra governi di sinistra e governi democristiani. Dalle elezioni del 1946 al 1957 si afferma una coalizione tra Partito Socialista Sammarinese e Partito Comunista Sammarinese, vista con aperta ostilità dal governo democristiano italiano. I governi occidentali attuarono diverse misure, come il blocco delle frontiere, pressioni per evitare l'apertura di un casinò nella Repubblica, il ritardo nei pagamenti dei danni di guerra dovuti dagli inglesi per il bombardamento, che portarono a serie difficoltà economiche. I governi socialcomunisti introdussero una legge sul pieno impiego che sanciva il diritto all’occupazione, istituti di sicurezza sociale e di previdenza, la sanità libera e gratuita per tutti, la nazionalizzazione delle farmacie e degli ospedali. Tuttavia, non si registrò una trasformazione socioeconomica in senso sovietico.
In seguito ai fatti di Rovereta del 1957 e fino al 1973 si susseguono governi centristi, composti dal Partito Democratico Cristiano Sammarinese e da altri alleati, principalmente i socialdemocratici, fuoriusciti dal PSS per la contrarietà verso l’alleanza con i comunisti. Il principale leader del PDCS dell’epoca fu Federico Bigi. Grazie al mutato orientamento politico, la situazione di stallo con l'Italia e gli altri Paesi occidentali si sbloccò; vennero pagati i danni di guerra e fu costruito un acquedotto con fondi americani, una superstrada verso Rimini. Il Paese conobbe così una fase di forte crescita economica trainata dal turismo. Tra gli Anni Sessanta e Settanta iniziò un processo di riconoscimento dei diritti civili, tra cui l’elettorato attivo e passivo alle donne. Dal 1973 al 1978 la coalizione comprendeva democristiani e socialisti, mentre con le elezioni del 1978 ritornò al governo la sinistra, con una coalizione tra PSS, comunisti e PSU; la coalizione sarà riconfermata alle successive elezioni del 1983. Il governo propose un ampio programma di riforme economiche e sociali. Nel 1986 il governo entrò in crisi; nel luglio 1986 venne costituita una nuova maggioranza composta da PCS e dal PDCS guidato da Gabriele Gatti. Le elezioni del 1988 confermarono la maggioranza.
Nei primi Anni ’90 si verificano diverse novità sulla scena politica. Nel 1990 il PCS cambia nome e diventa Partito Progressista Democratico Sammarinese (PPDS); nel 1993 dal PPDS si stacca la Rifondazione Comunista Sammarinese. Nel 1992 il PSU si fonde nel PSS, dal quale si stacca il Movimento Democratico. Nel 1993 una parte della dirigenza democristiana dà vita a Alleanza Popolare dei Democratici Sammarinesi.
L’alleanza PCS - PDCS si rompe nel marzo 1992, con il PSS che sostituisce i comunisti. Le elezioni del 1993 riconfermano la coalizione di governo.
Alla fine degli Anni ’90 dal PSS escono i Socialisti per le Riforme, mentre si scioglie il Movimento Democratico.
Le elezioni del 1998 vedono il netto calo del PPDS e confermano la coalizione PDCS - PSS, in ascesa di consensi.
Dal 2000 si apre un periodo di instabilità che vede ridurre decisamente la durata delle coalizioni. Nel corso del 2000 il PSS esce dal governo, per essere sostituito da PPDS e i Socialisti per le Riforme. La coalizione che si forma in seguito alle elezioni del 2001 vede il rientro dei socialisti a fianco del PDCS. Dopo un rimpasto nel maggio 2002 che vede l’uscita dal governo di Gabriele Gatti, la compagine governativa cambia nuovamente meno di un mese dopo. Il 25 giugno entra in carica un Congresso di Stato formato da membri di PDCS, Alleanza Popolare dei Democratici Sammarinesi e Partito dei Democratici (nuovo nome del PPDS). Anche questa coalizione entrerà presto in crisi, essendo sostituita il 17 dicembre 2002 da un governo composto da democristiani e socialisti che durerà per circa un anno, quando entra nella maggioranza il Partito dei Democratici. Questa formazione arriverà, dopo un rimpasto nel 2005 alle elezioni politiche sammarinesi del 2006. In seguito alle elezioni la maggioranza di governo è costituita da una coalizione di centrosinistra composta da AP, PSD, e SU che controllano 32 seggi su 60. Il Congresso di Stato entrato in carica il 27 luglio 2006 è composto da 6 Segretari di Stato del PSD, 2 di AP e 2 di SU.
Per approfondire, vedi la voce Composizione del Congresso di Stato. |
[modifica] Principali temi politici
I principali temi politici sono legati alla gestione dei rapporti economici e amministrativi con l’Italia, cui San Marino è tradizionalmente legata in modo stretto pur rimanendo fuori dall’Unione Europea. L’entrata nell’Unione Europea è uno dei principali punti di discussione. L’altra priorità è l’aumento della trasparenza e dell’efficienza delle istituzioni, con riforme in un ottica di separazione tra potere legislativo, esecutivo e della Reggenza, al fine di realizzare pienamente lo stato di diritto. Completano il quadro, la disciplina della cittadinanza, la gestione della crisi economica e la questione gioco d'azzardo-casinò, la quale richiede una trattativa con l'Italia in quanto un trattato regola l'argomento, diventato di forte attualità dopo le ultime elezioni.