Piero Bottoni
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Piero Bottoni (Milano, 1903 – 1973) è stato un architetto italiano.
Si laurea in architettura a Milano nel 1926. Di formazione complessa (Brera e Politecnico), coltiva vasti interessi progettuali - architettura, urbanistica, restauro, allestimento, design e arredamento - in un intenso rapporto con le altre arti.
È tra i protagonisti del Razionalismo italiano, come della sua revisione critica. Dal 1929 al 1949 è delegato italiano ai Congressi Internazionali di Architettura Moderna; nel 1933 prende parte alla redazione della Carta di Atene, il manifesto dell'urbanistica razionalista. Nello stesso anno è tra i promotori della rivista Quadrante.
Dopo la guerra è membro della direzione di Metron ed è tra i fondatori del Movimento Studi Architettura. Dal 1949 al 1956 fa parte del comitato direttivo di Urbanistica.
Nel 1945-46 è consultore nazionale della Camera dei deputati e dal 1956 al 1964 consigliere comunale a Milano.
Già assistente di Giovanni Muzio al Politecnico di Milano, da cui era stato allontanato per motivi politici nel 1927 e nel 1937, solo nel 1951 può tenervi un corso di Urbanistica come libero docente. Vi tornerà nel 1964 come incaricato di Allestimento e museografia. Nel frattempo, dal 1954 al 1965, insegna Tecnica urbanistica alla facoltà di Ingegneria di Trieste. Dal 1967 è ordinario di Urbanistica al Politecnico di Milano fino al 1971, quando viene sospeso, con tutto il Consiglio della facoltà di Architettura, dal ministro Misasi, contrario alla sperimentazione didattica.
Oltre a molti arredamenti e oggetti di design, realizza importanti architetture, prima del 1945, a Milano, Livorno, Reggio Emilia, Imola, Napoli, Bologna, Lecco, Massa e Valera Fratta e, dopo la guerra, a Milano, Sesto Calende, Storo, Ferrara, Bologna, Capri e Sesto San Giovanni.
Tra le due guerre partecipa a numerosi concorsi di urbanistica e disegno urbano riguardanti Genova, Verona, Milano, Piacenza, Como, Bologna e Roma. È tra gli autori di due piani che hanno segnato la storia dell'urbanistica italiana: il Piano della Valle d'Aosta, promosso da Adriano Olivetti nel 1936, e il Piano A.R. (Architetti Riuniti) del 1944-45.
Nel dopoguerra, come Commissario Straordinario della Triennale, promuove e progetta il Quartiere sperimentale QT8. Altri progetti urbanistici interessano, oltre a Milano, Vignola, Pavullo nel Frignano, Modena, Mantova, Senigallia, S. Gimignano, Sesto S. Giovanni, Brescia, Siena, Breuil, Ferrara, Marina di Pisa, Verbania e San Remo.
Muore nel 1973 senza aver potuto riprendere l'insegnamento.
[modifica] Le opere più significative
Tra le opere di architettura realizzate prima del 1945 spiccano:
- le opere dimostrative alla Triennale di Milano, in particolare: I locali di servizio nella Casa elettrica, 1929-30; Quattro case per vacanze, in collab. 1933; Gruppo di elementi di case popolari, in collab., 1933;
- a Milano: Casa in via Mercadante, 1934-35;
- a Livorno: Villa Dello Strologo, 1934-35; ristrutturazione di casa Bedarida, 1936-37;
- a Reggio Emilia: Villa Davoli, 1934-35;
- a Imola: Villa Muggia, in collab., 1936-38;
- a Napoli: Negozio e sede Olivetti, in collab., 1937-38;
- a Bologna: Circolo ippico, in collab., 1937-39, poi distrutto dai bombardamenti;
- a Lecco: Edificio polifunzionale Inail, in collab., 1939-44;
- a Massa: Stabilimento Olivetti Synthesis, in collab. 1940-42;
- a Belgirate (No): Villa Falciola, 1941-42;
- a Valera Fratta (Lo): Edifici rurali, in collab., 1943-45.
Nello stesso periodo realizza diverse decine di architetture d'interni progettando alcune centinaia di mobili, una parte dei quali destinati anche alla produzione di serie.
Non meno rilevante è l'attività di urbanista che lo vede protagonista di esperienze fondamentali come il piano della Valle d'Aosta promosso da Adriano Olivetti e il piano A.R. per Milano e la Lombardia.
In veste di Commissario straordinario della Triennale di Milano nel 1945 promuove la realizzazione del Quartiere Sperimentale QT8, di cui redige il piano generale e che arricchisce con l'invenzione del Monte Stella.
Tra le realizzazioni architettoniche più rilevanti del dopoguerra:
- a Marina di Massa: Casetta nella pineta, 1945;
- a Milano: Edificio polifunzionale in corso Buenos Aires, in collab., 1946-51; Casa in corso Genova, in collab., 1949-50; Padiglione per mostre al QT8, 1951; Case INA-Casa in via Novara, 1951-53, in collab., 1951-53; Palazzo Ina in corso Sempione, 1953-58; Due case Ina-casa al quartiere Comasina, in collab., 1956-57;
- a Massa: Nuove officine e fabbricati dei servizi alla Olivetti Synthesis, 1949-55.
- a Sesto Calende (Va): Tre case INA-Casa, 1950-53;
- a Storo (Tn): Villa Milio, 1952;
- a Ferrara: Restauro di Casa Minerbi, 1953-61; Restauro del Palazzo Renata di Francia, 1960-64;
- a Bologna: il complesso del Monumento ossario ai partigiani e delle Cappelle funerarie alla Certosa, 1954-63;
- a Brescia: Quartiere INA-Casa a Badia, in collab., 1956-58;
- a Sesto San Giovanni: Palazzo comunale, 1961-67; Monumento alla Resistenza, 1962-63;
- a Capri: Restauro di rudere demaniale, 1958-65; Villa La Quercia, 1968-69.
Continua, anche se meno intensamente, la progettazione di interni e di mobili.
Di rilievo, per il peso che hanno assunto nella storia dei singoli contesti, oltre che della cultura urbanistica, sono i progetti di disegno urbano e i piani redatti per Como, Bologna, Siena, Mantova, S. Gimignano, Ferrara e Sesto S. Giovanni.