Lizzano (TA)
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Lizzano | |||||||||
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Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Puglia | ||||||||
Provincia: | Taranto | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Altitudine: | 42 m s.l.m. | ||||||||
Superficie: | 46,2 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 221 ab./km² | ||||||||
Frazioni: | Marina di Lizzano | ||||||||
Comuni contigui: | Fragagnano, Pulsano, Faggiano, Sava, Torricella | ||||||||
CAP: | 74020 | ||||||||
Pref. tel: | 099 | ||||||||
Codice ISTAT: | 073011 | ||||||||
Codice catasto: | E630 | ||||||||
Nome abitanti: | lizzanesi | ||||||||
Santo patrono: | San Gaetano Thiene, San Pasquale | ||||||||
Giorno festivo: | 7 agosto,17 maggio | ||||||||
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Lizzano, (Lizzanu in dialetto), è un comune salentino di 10.297 abitanti in provincia di Taranto, situata a oriente del capoluogo, dista 24 km. Si trova nel nord del Salento, sul margine meridionale delle Murge Tarantine, dove queste, attraverso la serra di Roccaforzata e S. Crispieri e le Serre di Lizzano e della Marina, scendono degradando verso il mar Jonio, dove c'è la frequentata spiaggia e l'interessante zona umida di Mascia. Il clima mediterraneo, le temperature miti, anche nel periodo invernale.
Il paese col suo territorio abbraccia una delle più belle e pittoresche zone della provincia, annoverando a nord vaste estensioni di terreno con caratteristiche continentali e a sud una larga fascia costiera i cui elementi, scogliera aspra alternata a vasti arenili, avanzi di antichi fortilizi o posti di vedetta, offrono lo spettacolo di un paesaggio vario e suggestivo.
Indice |
[modifica] Storia
Per approfondire, vedi le voci Storia del Salento e Storia della Puglia. |
Le prime presenze a Lizzano si ebbero, molto probabilmente, alcuni secoli prima dell'edificazione del Casale ad opera della contessa Albiria nel 1208. Lizzano dovette sorgere come dimora di alcuni coloni dei molteplici insediamenti monastici esistenti nel suo territorio. Alcune fonti narrano che i primi insediamenti si ebbero intorno ai secoli IX] e X; insediamenti testimoniati dalla presenza , alla periferia di Lizzano, dell'antica chiesa dell'Annunziata, con la cripta ipogea. Quindi Lizzano potrebbe essere sorta in età greco-romana.
Ma altre fonti attestano che Lizzano sia stato edificato nel 1208 dalla contessa Albiria, figlia di Tancredi, re normanno. Fonti, seppur approssimative, narrano che il re normanno Guglielmo il Malo distrusse Lecce, allora chiamata Rudiae, nel 1147. I nobili di Rudiae furono accolti nella città a differenza dei poveri che, invece, vennero respinti. La contessa Albiria, mossa a compassione, decise di assegnare a questi poveri sudditi un territorio vicino a Pulsano dove, nel 1208, s'insediarono molti dei novelli lizzanesi. Gli altri che rimasero fondarono vicino a Lecce il paese di Lizzanello. Il nome di Lizzano deriva, molto probabilmente da Lecce. Molte località esistenti nel territorio hanno, infatti, nomi di derivazione leccese: Padulecchie, Bagnara, S.Cassiano, S.Cataldo. Lizzano prese il nome di Licyano. E' evidente il legame di Lizzano con Lecce tanto da avere entrambe le città lo stesso simbolo dell'albero del leccio, un tipo di quercia abbondantemente presente un tempo in entrambi i territori. Mentre Lecce ha una lupa alla base del leccio, Lizzano fra i rami del suo simbolo ha una scritta molto particolare "Fracta et ligata refloret (spezzata e legata rifiorisce). La leggenda narra che durante una tempesta la quercia più maestosa del paese fu violentemente colpita dalla furia del vento, fino a roncargli i due rami principali. I lizzanesi rialzarono la quercia e legarono al tronco i due rami. La quercia, quasi per incanto, rifiorì più bella di prima! Questo evento venne considerato come un fatto eccezionale dai lizzanesi, tanto da diventarne il simbolo del paese: il leccio, abbattuto e risorto, fu elevato a simbolo di vita, di resistenza, di animo forte, come forti, vitali e rifiorenti furono i lizzanesi nel corso dei secoli! (Ma sono andate proprio così le cose?)
[modifica] Luoghi d'interesse
[modifica] Il castello
Negli ultimi dieci anni il paese si è esteso molto verso nord, da est ad ovest, mantenendo caratteristiche strade lineari e ortogonali, con predilezione soprattutto per le case basse mediterranee che sono topograficamente unite le une alle altre e che, dal punto di vista condominiale son separate, per affermare il piccolo dominio tipico della civiltà contadina. Il Palazzo Marchesale (Castello) è situato ai piedi del poggio su cui gradatamente s'adagia il paese, si presenta con linee sobrie e severe. Secondo alcuni studiosi fu costruito su di un antico nucleo normanno dai baroni De Raho nel XVI secolo, di cui rimane solo un torrione.
Successivamente rimaneggiato e ampliato. Secondo altri la sola parte nord-ovest è antecedente al XV secolo e quindi potrebbe riferirsi ad una fase normanna o sveva, mentre la parte sud-est è sicuramente posteriore. Il disegno architettonico ci rivela nel suo complesso ch'esso è opera quattrocentesca privo com'è di torri, di fossati, di cinte che quasi sempre fasciavano i castelli dei secoli anteriori. Ha nell'interno un breve recinto, che fungeva da atrio. Un ampio scalone conduce al primo piano dove spaziose sale si inseguono con il loro aspetto grave e severo, tanto per l'altezza dei vani, che la loro vastità. Nell'interno si scorge ancora la traccia del così detto" Pozzo della morte", nel quale forse giacciono ancora i resti delle vittime sepolte. L'edificio aveva la forma di un quadrilatero e ospitava a pianterreno il frantoio, il mulino, il granaio, i magazzini e le scuderie. La Cappella di cui il castello è dotato, al presente chiusa al culto ed in condizioni precarie di conservazione, a sud della costruzione ed era dedicata a San Francesco di Paola. La cappella è provvista di una piccola sacrestia e di un coro con una balaustra di legno; non presenta l'abside ed accoglie all' interno una tela raffigurante San Francesco di Paola; ai lati vi sono due nicchie. L'altare è inesistente e i vari pezzi che lo componevano sono ammassati come rovine. Un tempo il Castello era la dimora dei padroni del feudo di Lizzano, i quali cercarono di renderlo accogliente ed ospitale. Fu soprattutto con i Duchi Clodinio, feudatari di Lizzano dal 1606 al 1677, che il castello, chiamato in quel tempo il Palazzo del Duca, conobbe un periodo di grande splendore, anche perché dovette raccogliere molte persone, che si recavano nel paese di Lizzano, in occasione delle feste, organizzate in onore di San Gaetano da Thiene, patrono del paese, allora ancora beato.
[modifica] Torre dell'orologio
La Torre dell'Orologio (XII-XIX sec.) è impostata su un torrione del castello, un tempo poco distante dall'impianto originario normanno pare fosse legata ad esso da un passaggio sotterraneo, mai ritrovato. Rappresenta una testimonianza di valore storico inestimabile. Da una prima lettura delle strutture murarie appare evidente un processo di sedimentazione attuatosi nel corso dei secoli. La struttura di base sembra ancora riconducibile ad una torre fortificata di avvistamento e di difesa, risalente al XIII - XIV sec..
Qui al piano terra esiste un unico vano a pianta quadrata con volta a botte. La parte superiore della torre è un evidente rifacimento con sopraraelevazione. databile tra il XV ed il XVI sec. A seguito di tale intervento fu ricostruita la volta del vano preesistente al secondo livello, con arco a sesto acuto. Furono inoltre costruiti gli spalti di difesa con le relative caditoie e con l'aggiunta di elementi architettonici decorativi dello stesso materiale adoperato per la sopraelevazione (carparo), che ne hanno ingentilito l'aspetto. Tra XVIII e XIX sec. la torre divenne importante punto di riferimento per la vita del paese per l'inserimento dell'orologio e della torre campanaria. Innalzata la sua sommità, fu ricavato un apposito vano per accogliere i meccanismi dellìorologio, sormontato da un campanile dotato di due campane di diverse dimensioni,asservite all'orologio. In seguito sono stati affiancati due piccoli corpi di fabbrica ad un solo livello, adiacenti ai due lati mentre il terzo lato della torre è addossato ad uno stabile, un tempo adibito, a cinema, ma costruito, nei secoli scorsi, per evidente utilizzo militare. L'accesso ai vari locali del fabbricato avviene in modo del tutto indipendente.
[modifica] Chiesa Matrice San Nicola
Di antica origine era già esistente agli inizi del XIV secolo. Fu rifatta e ampliata nel XVI secolo. Vi sono altari e cappelle (10), quella dedicata a S. Gaetano (patrono del paese) conserva reliquie del Santo. La chiesa si sviluppa su tre navate quella centrale più alta con soffitto a cassettone, le due laterali, più basse. con copertura a volta. Le colonne che sostenevano l'antico tetto della navata centrale sono state emolite per consentire a più fedeli l'accesso e di osservare l'altare maggiore senza alcun impedimento. Dell'antica balaustra che un tempo recingeva il presbiterio, ancora oggi si può ammirare lo stemma di forma ovale della famiglia marchesale Chyurlia i lacerti di marmi colorati, che, sapientemente composti, abbelliscono le nicchie dorate delle capelle laterali che si fronteggiano, quella a destra dedicata a S. Giuseppe, sul lato sinistro, quella di San Gaetano.
Tra le numerose cappelle ricordiamo quella del Crocifisso con la statua della Madonna, quella della Madonna di Pompei, rappresentata in un quadro contornato da 15 quadretti con i Misteri del Rosario, la cappella con la rappresentazione di S. Nicola dipinta sul muro; quella del Sacro Cuore di Gesù, con l'omonima statua in una nicchia dorata; dei SS. Cosimo e Damiano, rappresentati in un quadro a pittura, posto in una nicchia rettangolare; segue quella ove attualmente v'è il Battistero di marmo con sopra una statuetta di S. Giovanni che battezza un fedele. Delle primitive cinque finestre per ciascun lato della navata centrale, rimangono le sei centrali con artistici vetri, le quattro esterne, modificate, ospitano i dipinti degli Evangelisti. Nell'interno della chiesa, oltre alla missione degli Apostoli, al S. Nicola, agli Evangelisti, si possono ammirare affrescate figure angeliche lungo la navata centrale e nell'abside, opera dell'artista Francesco Carrino di Taranto, eseguite nel 1961.
[modifica] Convento San Pasquale Baylon
I marchesi della Terra di Lizzano, D. Nicola Chyurlia e la moglie D. Porzia De Luca, ebbero una grande importanza per la fondazione del Convento S. Pasquale Baylon di Lizzano; essi manifestarono la loro pia intenzione di fondare un Convento ai Padri della Provincia residenti a Napoli, in quel tempo capitale del Regno, perché da quelli dipendeva il consenso; contemporaneamente presentarono "istanze e preghiere", quasi continue, ai Religiosi dei conventi di Lecce, i quali, però, per circa trenta anni, non accettarono per diversi motivi.
Finalmente l’8 agosto 1732, Fra Gaetano di S. Nicolò, ministro provinciale, scrisse al marchese D. Nicola Chyurlia, per dargli la facoltà di erigere, nella Terra di Lizzano, un convento per ospitare i frati della Riforma Alcantarina. Il 6 giugno 1734, dopo aver espletato le necessarie formalità, i Frati presero possesso del suolo su cui doveva sorgere il Convento, la Chiesa e il giardino, utilizzato, fino ad allora, come Aia cittadina i frati, destinati a formare la fraternità religiosa, presero dimora momentaneamente presso un ospizio del luogo e vi dimorarono fino al 21 agosto 1742, data in cui si trasferirono nella nuova e definitiva residenza: il Convento S. Pasquale Baylon. Intanto i frati, nel piccolo centro e nei paesi vicini, erano ammirati per la loro disponibilità apostolica. Alla fine del Settecento in tutta l’Europa (e in particolare nel Regno di Napoli, da 1799, anno della Rivoluzione Napoletana si scatenò la furia anticlericale. Molti conventi furono soppressi e destinati a pubblici uffici e i religiosi, che vi dimoravano, furono allontanati dalle proprie Case Religiose. Il Convento di Lizzano subì la stessa sorte nel 1811. Passata questa nefasta ventata, il Comune di Lizzano, fin dal 1816, presentò ripetutamente richiesta alle competenti Autorità per il ritorno dei frati nel paese, ma non fu accolta; nel 1835 i locali furono assegnati in rendita ai Padri Ospedalieri di S. Giovanni di Dio di Taranto. Dopo varie insistenze della popolazione, i Frati Alcantarini ritornarono a Lizzano il 6 gennaio 1853, riprendendo il possesso della Chiesa, del Convento e del giardino. Il 7 luglio 1866 il Governo italiano decretò la soppressione dei Conventi, adibendoli ad uffici pubblici ed in base a quella legge anche il Convento di Lizzano fu soppresso. Il 29 novembre 1866 il Consiglio Comunale deliberò che gli stabili fossero adibiti ad ospizio per i poveri e asilo infantile, mentre la Chiesa di S. Pasquale Baylon rimase aperta al culto, officiata da due religiosi. Nel 1886 Padre Ferdinando di S. Giuseppe acquistò il Convento ed il giardino, ma non la Chiesa di S. Pasquale e poi, un anno dopo, li rivendette alla signorina Angelica Campo, una proprietaria di Lizzano. Nel 1889 Angelica Campo cedette l’uso e l’usufrutto del Convento e del giardino ai frati francescani. Nel 1890 il Convento divenne Casa di formazione con la Scuola di Teologia, ma dopo quattro anni venne trasferita a Squinzano. Nel 1907 Angelica Campo morì ed il Convento passò a suo fratello Francesco a cui, dopo la morte, avvenuta il 24 dicembre 1918, successe il figlio Pietro, il quale esasperò talmente la situazione che i Superiori trasferirono l’intera fraternità, abbandonando ogni cosa, per cui, nel 1922, il Convento, libero dalla presenza dei frati, venne destinato a Caserma dei Carabinieri. Lo stesso Pietro Campo, subito dopo la partenza dei frati, vendette il Convento e una parte dell’orto al signor Giuseppe Rosati, che lo usò come deposito di paglia, tabacco e riparo ad un ovile. Il 23 dicembre 1939, grazie all’interessamento di un’apposita Commissione, i frati fecero ritorno nel Convento di Lizzano. Riprese così la vita regolare e l’attività apostolica che sempre aveva contraddistinto i Frati. Dal 1 settembre 1942 al 15 marzo 1944 il Convento fu adibito a caserma per i militari antiparacadutisti. Finita la guerra, a partire dal 1946, Padre Stefano Marchionna, frate molto stimato ed amato dai lizzanesi, pian piano fece rifiorire la vita intorno al Convento con le varie attività liturgiche, apostoliche e culturali.
[modifica] Chiesa del Rosario
Sita nella parte antica del paese, fu edificata nel 1582 in stile romanico,
con rosone e monocuspide, con coronamento a dentelli nella facciata. La facciata, slanciata, presenta una sola entrata, due lesene agli angoli ed un rosone circolare, al di sopra del quale si vede lo stemma gentilizio della famiglia De Raho, feudataria di Lizzano, che fece edificare la chiesetta. Sul lato sinistro si notano gli archi di appoggio del Castello normanno, costruiti in seguito al terremoto del 1743. Sul lato destro si nota il campanile (senza campana), alto circa 250 cm. L'edificio si sviluppa su un'unica navata orientata nel senso est-ovest con altare principale a ponente, addossato all'abside semicircolare, la cui volta è dipinta di celeste. Oltre all'altare di pietra e di legno, l'abside presenta cinque nicchie vuote.
Entrando sulla destra, vi è un affresco della Madonna con il bambino, in parte velati da uno strato di intonaco, fatto in epoca successiva con fregi sovrapposti, per cui l'affresco si intravede. Sul pilastro a fianco. sotto un piccolo strato di intonaco, dipinto come se fossero delle venature marmoree, si intravede la figura di un Santo con mitra, nell'atto di benedire (probabilmente si tratta di San Nicola, titolare della Parrocchia Matrice). La copertura a botte dell'unica navata è quasi completamente affrescata e decorata; ai lati vi sono tre arcate, in quelle centrali vi è una nicchia di legno (una per lato), che un tempo accoglieva statue o pitture sacre. La varietà dei colori e dei motivi usati per le decorazioni ne facevano un tempo un piccolo gioiello di gusto, anche per la sobrietà che gli autori seppero mantenere. In corrispondenza della terza campata di destra una porta immette in un vano adibito a sacrestia. La chiesetta è illuminata, oltre che dal rosone posto sulla facciata anche da una piccola finestra posta sull'abside; le piccole decorazioni a dentelli ed a conchiglia testimoniano l'unità di stile che si volle dare al momento della costruzione. Attualmente la Chiesetta del S. Rosario, chiusa al culto ed in uno stato di abbandono da molti anni, è utilizzata come deposito parrocchiale.
[modifica] Cappella del Crocifisso
Sita nel centro storico del paese nelle immediate adiacenze del castello normanno; conservato in discrete condizioni, è una preziosa testimonianza della identità culturale storica dei Lizzanesi. È ipogea perché posta sotto il livello stradale di circa 150 cm.; l'esterno è completamente imbiancato con calce. L'accesso all'edificio, scesi 7 gradini, avviene attraverso un portale che si apre nel lato orientale, sottoposto rispetto al livello stradale e preceduto da un portichetto rettilineo con intradosso a botte. Molto semplice è l'interno di forma rettangolare, con copertura costituita da due piccole cupole contigue, alte circa 550 cm.; le volte a cupola sono affrescate con motivi di carattere sacro; tre finestrelle danno luce all'interno, caratterizzato da un bel pavimento maiolicato, rifatto nel 1875. Nella sacrestia retrostante l'altare della parete di sfondo, che è voltata a crociera e ripavimentata in epoca recente, una scaletta rudimentale porta al campanile (alto 250 cm.), la cui campana risale al 1736. Nella Cappella, guardando l'Altare, a destra, è ubicata una custodia di legno verniciato, che racchiude un'antica statua di cartapesta, di Sant'Elena imperatrice. Sul lato occidentale della Cappella è custodita un'antica statua di legno di S. Gaetano Thiene (alta 1,58 m), patrono del paese, ivi trasportata in seguito al crollo della volta della Chiesa Matrice, nel 1955. AI di sopra dell'altare si ammira un affresco di autore ignoto, databile approssimativamente intorno al XVI-XVII sec. Esso che dà il nome alla chiesetta raffigura una Deesis (Intercessione, nel linguaggio iconografico è un insieme di tre figure: Gesù al centro, alla sua destra Maria santissima e alla sinistra, abitualmente, S. Giovanni apostolo) di notevole valore artistico. L'aspetto dei personaggi è rappresentato con l'uso di linee rette e curve, soprattutto nel corpo di Cristo, tipiche della tradizione bizantina. Da notare, soprattutto, la dimensione del costato e del ventre deformati dalla sofferenza e dalla morte, elemento tipicamente bizantino. Il perizoma è reso con un colore bianco trasparente, che si addensa solo nelle linee che descrivono le pieghe. Evidenti sono la sproporzione e la resa poco realistica degli arti del Cristo, manca del tutto il senso della prospettiva; infatti, le figure si sovrappongono al blu del piano di sfondo della Madonna e di S. Giovanni. Sono solo i gesti e non l'inespressività dei volti a rendere il significato della rappresentazione iconografica.
[modifica] Chiesa rupestre Ss.Annunziata e cripta di Sant'Angelo
La Chiesa e la Cripta rupestre dell'Annunziata sono risalenti al IX e X secolo edificata su una precedente cripta rupestre dalla medesima dedicazione; mentre la chiesa S. Angelo (Cripta Basiliana) è situata in contrada Serra degli Angeli su una collinetta denominata monte S. Angelo a 3 Km a nord-ovest di Lizzano. La grotta è stata frequentata per motivi di culto anche in epoche storiche. Sono visibili tracce di affreschi bizantini.
[modifica] Cultura locale
[1] http://www.lizzanoplus.blogspot.com
[modifica] L'Epifania
Il 6 Febbraio, giorno dell'epifania, si svolge lungo le vie del paese, "la calata dei Magi". La mattina, sin dalle prime ore dell'alba, una banda suona nenie natalizie per le strade del paese, e prepara l'atmosfera alla manifestazione che si svolge nel pomeriggio, quando dal Convento San Pasquale Baylon, partono nei loro sontuosi abiti e i loro doni, i Sapienti d'oriente, preceduti dalla stella cometa e scortati da numerosi scudieri e paggi. Dopo aver percorso alcune vie, ci si reca nel centro storico, di fronte la chiesa San Nicola, nella parte bassa del paese dove sono allestiti dei palchi. I Magi, guidati dalla cometa vanno da Erode dove si svolge il dialogo. Dopo aver salutato Erode, la cometa riappare guidando i Magi alla grotta del Bambinello. La manifestazione si chiude festosamente con i fuochi d'artificio.
[modifica] La Passione di Cristo
Il giorno della Domenica delle palme, nelle ore pomeridiane, si svolge la rappresentazione della Passione di Cristo, sul piazzale del convento, manifestazione che si svolge dal 1971. Dal 2007 la manifestazione fa parte dell'asoociazione europea Europassion, che raccolgie le città legate dalla stessa tradizione. La manifestazione inoltre è patrocinata dal ministero per i beni culturali.
La manifestazione si svolge in ben 17 scene:
- Ingresso Gerusalemme
- Mercato
- Lavanda dei piedi
- Ultima Cena
- Orto degli Ulivi
- Getsemani
- Sinedrio
- Rinnegazioni Pietro
- Suicidio di Giuda
- Pilato
- Erode
- Via Crucis
- Crocifissione
- Deposizione
- Resurrezione
- Discorso di Pietro
- Flagellazione
[modifica] Le Tavole di San Giuseppe
Un altra tradizione molto sentita dai lizzanesi è quella delle Tavole di San Giuseppe. Questa è un tradizione molto particolare diffusa nel Salento, in Sicilia e in altre regioni dell'Italia centro-meridionale. In questa tradizione si imbandiscono tavole molto grandi, a volte a gradoni, piene di piatti tipici salentini e lizzanesi, ma non deve esserci carne. La "taula", grande mensa ospitale, invitante e fantasmagorica, posta sui "tristieddi" (cavalletti) in un'ampia camera prospiciente la strada è coperta da bianche tovaglie, sulle quali troneggiano catini di argilla invetriati (li lémmuri) colmi di "ncartiddáti", vari tipi di frittura, cavolfiore, " ampasciúni", baccalà, "figghiuli",ecc., pane nelle diverse forme e abbondanza di dolci vari nelle dimensioni, nei colori, nei gusti: "fucazziéddi, pizzetti ti cannella, pasti ti mennula,cazuni chieni ti ricotta, eccetera....".
Completa la "taula", formata dalle "mattre e mattredde", la "sobbrataula", nell'allestimento della quale, si nota di più l'amore, la pazienza della famiglia devota e dei contribuenti alla questua per aver saputo conservare frutti fuori stagione ("seti,ua,marangi, miluni virnili, ficatinni") o trovare primizie (p.e. "unguli e pisieddi"). Recandosi nella cucina, solitamente posta in una stanza posteriore a quella in cui è imbandita la "taula", si viene immediatamente colpiti dal gran caldo sprigionatosi dal fuoco che per giornate intere resta acceso per permettere la cottura de "lu cranu stumpatu", grano scruscato e bollito nelle apposite "pignate" e condito successivamente con soffritto di prezzemolo, cipolla verde e pepe in abbondanza. Lo stesso condimento viene usato anche per la preparazione della "massa culli ciciri", tagliatelle fatte in casa, unita ai ceci che in alcune zone del Salento viene chiamata "Tria culli ciciri". (Cfr. la monografia Lizzano per san Giuseppe. Le tavolate devozionali. Storia e costume, di Salvatore Fischetti, 1988, Brindisi.)
[modifica] Poesia dialettale
dedicata al vino di Lizzano
MIERU VECCHIU di Salvatore Fischetti : A cci mi bbevi cu rringrazzia Ddiu / ca acqua tesi, soli e bbona terra, / pi ffari mpassulà' li crappi gnori; / a Ddiu ca feci amaru lu sutori / ti setti, vinti, cientu fatiaturi, / comu amaru sont'iu alla bbuccata, / ma forti, sangu viu, soli, suštanza!
dedicata al fenomeno del tarantismo
TARANTA di Salvatore Fischetti :
[modifica] Eventi
- Epifania: Calata dei Magi (6 gennaio)
- Domenica delle Palme: Passione di Gesù Cristo, organizzata da Pietre Vive onlus
- San Pasquale Baylon: protettore delle donne e di Lizzano; si svolge la grande fiera e per tre giorni c'é festa (17 maggio)
- San Gaetano Thiene: patrono del paese (7 agosto)
- Agritur, manifestrazione enogastronomica (prima metà d'agosto)
- Tavole di San Giuseppe: 18 marzo
- Antoniadi: dal 2 al 13 giugno, miniolimpiade del divertimento, organizzata da Pietre Vive onlus
- Transito di San Francesco d'Assisi: 3 ottobre, rappresentazione scenica dell'abbandono del Santo nelle braccia del suo Signore, organizzata da Pietre Vive onlus
[modifica] Paesaggio e caratteristiche ambientali
Oltre al suggestivo paesaggio marino con le dune e le acque cristalline, è molto vario anche quello agrario. Caratterizzano il paesaggio agrario gli uliveti, colture arboree miste, ficheti e mandorleti alternati a seminativi e al verde mare dei vigneti. Recente l'incremento dell'ortofrutticoltura rivolta alla coltivazione di pomodori, patate e cucurbitacee (cocomeri, peperoni e zucchine). Il suolo è abbastanza fertile; vi abbondano i vigneti e gli oliveti; non mancano rotazioni di colture: cereali, ortaggi, ecc.; vi sono alberi da frutta. Monumento della civiltà contadina sono il muretto a secco (molto diffuso in quest'area) ed il trullo (nel territorio sono presenti sia i trulli del tipo di Alberobello sia,in maggioranza, i trulli salentini detti anche truddi,pagghiari,furnieddi), costruzioni realizzata con le pietre ricavate dallo spietrare il terreno roccioso per renderlo coltivabile. Tali costruzioni venivano utilizzate come rifugio sicuro per animali, attrezzi e persone. La vegetazione spontanea e la macchia mediterranea occupano le zone più alte e rocciose. Il territorio è particolarmente interessante sotto l'aspetto archeologico, ricco di testimonianze rivenienti al periodo neolitico.
[modifica] Marina di Lizzano
La Marina di Lizzano dista dal centro abitato 5 km. Il litorale si estende per 6 km circa e costeggia la strada litoranea salentina che da Taranto porta a Gallipoli. Prevalentemente sabbioso, di particolare pregio naturalistico sono le dune, piccoli monti di sabbie, ricchi di bellissima vegetazione fragrante di rosmarino mirto e timo, che sono sotto la tutela dell'UNESCO come "patrimonio dell'umanità". Le spiagge sono bianchissime e ricche di vegetazione mediterranea. Le acque sono cristalline e nei giorni assolati diventano di diverse sfumature d'azzurro che fanno pensare alle acque delle zone tropicali. Recentemente la marina ha avuto un grande sviluppo economico anche grazie alle migliaia di turisti che arrivano ogni anno. Infatti ci sono ristoranti,bar,pub,piazze e tanti stabilimenti balneari.
[modifica] Risorse economiche ed ambientali
L'attività preponderante è ancora quella agricola. Però per molti quest'attività è un secondo lavoro o addirittura un hobby; infatti, tra i Lizzanesi si tende a considerare più sicuro il posto di lavoro fisso e moltissimi sono operai dell'ILVA e dell'Arsenale Militare. Folto è anche il numero dei non docenti che prestano servizio presso molte scuole della Provincia. Prodotto importante è l'olio: mediamente si realizzano 6mila quintali di pregiato olio extravergine di oliva. L'industria vinicola, però, costituisce la maggior fonte di ricchezza del paese. Le aziende vitivinicole sono più di un migliaio e ottengono una produzione di uva da vino di quasi 100mi1a quintali e di 78mila ettolitri di vino. In questi ultimi anni, per mezzo del cooperativismo, diffuso tra i produttori locali, è stata promossa la lavorazione dell'uva con criteri rispondenti alle moderne tecniche settoriali. Così Lizzano ha immesso sui mercati nazionali ed esteri i propri vini tipici, che hanno presto incontrato il favore degli esperti e buongustai. Qui sono riportati i vini D.O.C.
- Lizzano (Rosso nelle tipologie normale, Frizzante, Giovane, Malvasia Nera, Malvasia Nera Superiore, Negroamaro; Rosato nelle tipologie normale, Frizzante, Giovane, Spumante, Negroamaro; Bianco nelle tipologie normale, Frizzante, Spumante) prodotto nella provincia di Taranto. Da diversi anni Lizzano fa parte dell'associazione nazionale Città del vino.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Collegamenti
I collegamenti stradali principali sono rappresentati da (vedi):
- Autostrada A14 Bologna-Taranto (barriera di Massafra) da e per l'Italia settentrionale
- S.S. 7 ter
- S.S. 7 Appia da e per Brindisi
L'Aeroporto di Taranto-Grottaglie "Marcello Arlotta" effettua servizi di linea per il traffico passeggeri con voli charter. Gli aeroporti più vicini sono:
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Dario Maria Fortunato Macripò (PdL) dal 15/04/2008 (1º mandato)
Centralino del comune: 099 9558611
Email del comune: non_disponibile
Il sindaco è stato eletto con il 29% dei voti.
[modifica] Galleria fotografica
[modifica] Bibliografia
- La storia di Lizzano di don Filippo Berzano,1950, Asti, Tipografia Michelerio.
- Scardi (versi in vernacolo lizzanese) di Salvatore Fischetti,1982, Fasano di Puglia, Schena editore, pp. 100, con presentazione di Rosario Jurlaro e disegni di Giovanni Pisconti.
- Lizzano per san Giuseppe. Le tavolate devozionali. Storia e costume di Salvatore Fischetti, 1988, Brindisi, Edizione - Amici della 'A. De Leo', pp. 269.
- Radici di Taranto. Itinerari di arte, folclore, ritualità, religiosità, lavoro e cultura popolare nella raccolta di Alfredo Majorano (catalogo della mostra fotografica), testi di Antonio Basile e Salvatore Fischetti, 1990, Manduria, Tiemme - Industria grafica, pp. 144.
- Lizzano e il convento degli Alcantarini di Elena Tripaldi,1996, editrice Graphica sud.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Lizzano (TA)
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