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George F. Kennan - Wikipedia

George F. Kennan

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George Frost Kennan (16 febbraio 1904 – 17 marzo 2005) è stato un diplomatico, storico e ambasciatore statunitense.

Foto di George F. Kennan
Foto di George F. Kennan

Conosciuto come "il padre della politica del containment", fu figura chiave durante il periodo di emergenza della Guerra Fredda. Fu autore di memorie e studi sulle relazioni tra la Russia e le potenze occidentali.

Alla fine degli anni quaranta, i suoi scritti ispirarono la Dottrina Truman e la politica estera degli Stati Uniti volta a "contenere" l'Unione Sovietica, portandolo ad un lungo ruolo di autorità nel campo della Guerra Fredda. Il suo "Lungo Telegramma" da Mosca nel 1946, ed il successivo articolo del 1947 dal titolo "Le origini della Condotta Sovietica" affermavano che che il regime sovietico era inerentemente espansionista e che la sua influenza doveva essere "contenuta" nelle aree di vitale valore strategico per gli Stati Uniti. Questi scritti divennero dei testi fondamentali nel periodo della Guerra Fredda, poiché esprimevano la politica anti-Sovietica dell'amministrazione del presidente Truman. Kennan giocò anche un ruolo fondamentale nello sviluppo dei programmi e delle iniziative sorte in funzione della Guerra Fredda e note come Piano Marshall.

Subito dopo l'adozione della sua dottrina da parte della politica ufficiale statunitense, Kennan iniziò a criticare le politiche che ne avevano apparentemente aiutato lo sviluppo. A metà del 1948, egli manifestò la convinzione che la situazione in Europa Occidentale era giunta ad un punto tale che non fosse più possibile portare avanti dei negoziati con Mosca. I suoi suggerimenti non vennero accolti dall'amministrazione Truman, e l'influenza di Kennan divenne sempre più marginale, soprattutto dopo l'elezione di Dean Acheson come Segretario di Stato nel 1949. Quando la strategia americana sulla Guerra Fredda assunse un tono eccessivamente militaristico, Kennan reclamò che esso fosse frutto di una distorsione del suo pensiero.

Nel 1950, Kennan lasciò il Dipartimento di Stato, eccezion fatta per due brevi missioni diplomatiche a Mosca e in Yugoslavia, e divenne leader della critica realistica alla politica estera degli Stati Uniti. Continuò ad essere un autore fondamentale nel campo delle relazioni internazionali come membro dalla facoltà dell' Istituto di Studi Avanzati dal 1956 fino alla sua morte all'età di 101 anni nel marzo del 2005.

Indice

[modifica] Biografia

[modifica] Giovinezza e carriera

Kennan nacque a Milwaukee, nel Wisconsin. Studiò all'Accademia Militare di St. John a Delafield e arrivò alla Princeton University alla fine del 1921. Poco avvezzo all'ambiente scolastico proprio della "elite" dell' East Coast, il timido ed introverso Kennan trascorse con molte difficoltà il suo periodo scolastico fino al diploma del 1925.[1] Kennan tentò di studiare alla scuola di legge dopo il diploma ma poiché era troppo costoso per lui decise di entrare agli Affari Esteri. Dopo aver superato gli esami, entrò ai servizio degli Affari Esteri, dove partecipò a missioni in Svizzera,Germania, Estonia, Lituania, e Lettonia.

Nel 1928, Kennan si unì alla Divisione per gli Affari dell'Europa dell'Est del Dipartimento di Stato, e nel 1929 iniziò un suo programma sulla storia, la politica e lingua russa all'Università di Berlino Est. Da allora, egli avrebbe seguito le orme del cugino di un suo nonno, l'esploratore George F. Kennan, il quale era un noto esperto della Russia Imperiale nel XIX secolo e fu autore dell'opera Siberia and the Exile System del 1891. Nel frattempo Kennan studiò un gran numero di lingue, tra le quali il russo, il tedesco, il francese, il polacco, il ceco, il portoghese e il norvegese.

Quando gli Stati Uniti aprirono legami diplomatici con l'Unione Sovietica nel 1933 dopo le elezioni di Franklin D. Roosevelt, Kennan accompagnò l'ambasciatore statunitense William C. Bullitt a Mosca. A metà degli anni trenta, Kennan fu tra gli esperti sulla Russia dello staff dell'ambasciata americana a Mosca, tra i quali si annoveravano anche Charles E. Bohlen e Loy W. Henderson. Questi personaggi avrebbero influenzato a lungo Robert F. Kelley a capo della Divisione per gli Affari dell'Europa dell'Est del Dipartimento di Stato. Essi erano convinti che ci fossero scarse fondamenta per una possibile cooperazione con l'Unione Sovietica, anche alla luce di alleanze contro potenziali minacce come la Germania Nazista.[2] Nel frattempo Kennan seguì da vicino la Grande Purga di Stalin, che avrebbe influenzato il suo punto di vista sulle dinamiche interne del regime Sovietico per il resto della sua vita.

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale nel 1939, Kennan venne assegnato a Berlino. Nell'aprile del 1941 egli scriveva: "Non si può dire che la politica della Germania sia motivata da un sadistico desiderio di vedere altri popolo soffrire sotto il dominio tedesco. Al contrario, i tedeschi sono attenti che i loro sudditi siano felici di essere governati da loro."[3] Egli venne internato per sei mesi dopo che gli Stati Uniti entrarono in guerra nel dicembre del 1941. Durante l'ultima fase del 1943 e gli inizi del 1944, fu consigliere della delegazione statunitense alla Commissione Consultiva Europea, che lavorò per preparare la politica degli alleati in Europa.

[modifica] Kennan e la Guerra fredda

Ritratto di George F. Kennan di Ned Seidler, 1947.
Ritratto di George F. Kennan di Ned Seidler, 1947.

[modifica] Il "lungo telegramma"

Kennan venne inviato come capo diplomatico nella missione statunitense a Mosca dal luglio 1944 all'aprile 1946. Alla termine della missione, Kennan inviò un telegramma di 5.300 parole[4] da Mosca al Segretario di Stato James Byrnes sottolineando la necessità di una nuova strategia da seguire nelle relazioni diplomatiche con l'Unione Sovietica. Al "fondo del nevrotico punto di vista del Kremlino sulle vicende mondiali", scrisse Kennan, "c'è la tradizionale ed istintiva insicurezza Russa". Dopo la Rivoluzione Russa, questo senso di insicurezza si mescolò con l'ideologia comunista e con "la segretezza e la cospirazione proprie degli Orientali." [5]

Il comportamento sovietico nell'assetto mondiale, sostenne Kennan, dipendeva principalmente dalle necessità interne del regime di Giuseppe Stalin; secondo Kennan, Stalin aveva bisogno di un mondo ostile per legittimare il proprio dominio autocratico. Stalin aveva così usato il Marxismo-Leninismo come

una giustificazione per l'istintiva paura dell'Unione Sovietica nei confronti del mondo esterno, e per la dittatura senza la quale essi non saprebbero come governarsi... per i sacrifici che gli vengono chiesti... Oggi essi non possono farne a meno. È la foglia di fico della loro rispettabilità morale ed intellettuale.

La soluzione, secondo l'opinione di Kennan, era rafforzare le istituzioni dei paesi occidentali con lo scopo di renderli inattaccabili dalla sfida sovietica in attesa dell'eventuale collasso del regime Sovietico. [6]

Questo dispaccio portò Kennan all'attenzione del Segretario della Marina James Forrestal, un difensore all'interno della cerchia dei collaboratori di Truman della strategia della linea dura nelle relazioni con i Sovietici. Forrestal fece in modo di avere Kennan a Washington e lo spinse affinché pubblicasse l'articolo "X". [7] Dopo il suo ritorno a Washington, Kennan divenne capo del nuovo staff di pianificazione politica del Dipartimento di Stato, posizione che tenne dall'aprile 1947 fino al dicembre 1949.

Nel frattempo, nel marzo del 1947, Truman apparve di fronte al Congresso degli Stati Uniti ed usò i suggerimenti di Kennan presenti nel suo "lungo telegramma" come base per quella che sarebbe stata la Dottrina Truman. "Io credo", disse Truman, "che dovrebbe essere parte della politica degli Stati Uniti aiutare i popoli liberi che resistono al tentativo di soggiogamento da parte di minoranze armate o di pressioni dall'esterno."

[modifica] "X"

Diversamente dal "lungo telegramma", l'atteso articolo di Kennan apparso nel luglio del 1947 e pubblicato dal Foreign Affairs sotto lo pseudonimo di "X," ed intitolato "Le origini della Condotta Sovietica",[8] non esordì enfatizzando la tradizionale insicurezza Russa. [9] Esso invece asseriva che la politica di Stalin era il frutto della combinazione della ideologia Marxista-Leninista, che si appellava alla rivoluzione per sconfiggere le forze capitaliste nel mondo esterno, e la determinazione di Stalin nell'usare la nozione di "accerchiamento capitalistico" come giustificazione ideologica della sua irregimentazione della società sovietica che gli aveva permesso di consolidare il suo potere personale. Kennan sminuì il supposto accerchiamento capitalistico, omettendo prova del contrario, come l'intervento alleato nella Guerra Civile Russa tra il 1918 ed il 1920 ed il tentativo degli Stati Uniti di isolare i Sovietici a livello internazionale negli anni venti. Kennan affermava che Stalin non avrebbe mai diminuito la pressione per rovesciare i governi occidentali. Così,

l'elemento principale della politica degli Stati Uniti nei confronti dell'Unione Sovietica deve essere un lungo, paziente ma fermo e vigile contenimento delle tendenze espansioniste Russe... la pressione Sovietica contro le istituzioni libere del mondo occidentale è qualcosa che può essere contenuto dall'abile e vigile applicazione di contromisure che rispondano alle manovre politiche dei Sovietici". [10]

Gli Stati Uniti avrebbero dovuto intraprendere quest'opera di contenimento da soli ed in maniera unilaterale, ma se ciò poteva essere fatto senza pregiudicare la stabilità economica e politica del paese, la struttura stessa del partito sovietico avrebbe vissuto un periodo di immensa tensione che avrebbe portato "o alla fine improvvisa o alla graduale dissoluzione del potere Sovietico." [11]

La pubblicazione dell'articolo di X presto scatenò uno dei più intensi dibattiti durante il periodo della Guerra Fredda. Walter Lippmann, un noto e influente giornalista e commentatore statunitense di politica estera, favorevole alle proposte di disimpegno in Germania, criticò aspramente l'articolo di "X". [12] Nel frattempo, si sparse la voce che il fantomatico "X" altri non era che Kennan, recentemente divenuto capo dello Staff di Pianificazione Politica del Dipartimento di Stato. Questa rivelazione diede all'articolo di "X" la veste di documento ufficiale della politica dell'amministrazione Truman nei confronti di Mosca.

Tuttavia non era nelle intenzioni di Kennan fare dell'articolo di "X" una previsione onnicomprensiva della politica futura statunitense. Per il resto della sua vita, Kennan continuò a ripetere che l'articolo non implicava come conseguenza automatica la resistenza all'espansionismo sovietico ovunque esso si manifestasse, senza fare distinizioni fra interessi primari e secondari. In aggiunta, l'articolo non chiariva che Kennan preferiva l'utilizzo di metodi politici ed economici piuttosto che militari come agenti principali di contenimento. [13] "I miei pensieri sul contenimento" scrisse Kennan, "vennero di certo distorti da chi li comprese e li perseguì esclusivamente dal punto di vista militare."

Occorre aggiungere che l'amministrazione Truman non chiarì mai all'opinione pubblica la distinzione tra l'influenza sovietica e quella del movimento internazionale comunista. "In parte, questo atteggiamento rifletteva il punto di vista di molte persone a Washington", scrive lo storico John Lewis Gaddis "secondo le quali solo una minaccia indifferenziata globale poteva scuotere gli Americani dalle loro tendenze isolazioniste che rimanevano latenti". [14]

In una recente intervista televisiva sul fraintendimento del contenuto del suo articolo di "X" fatta da David Gergen, Kennan ha ripetuto che egli non considerava e non indicava i Sovietici unicamente come una minaccia militare. "Non erano paragonabili ad Hitler", ha affermato Kennan. Dal suo punto di vista la distorsione delle sue affermazioni

veniva da una frase del suo articolo dove dissi che qualora queste persone, intendendo dire i leader sovietici, si fossero confrontati con noi in maniera ostile in qualunque posto del mondo, noi avremmo dovuto fare il possibile per contenerli e non lasciarli espandere ulteriormente. Avrei dovuto però spiegare che non sospettavo i sovietici di progettare un attacco contro di noi. La guerra era appena finita, ed era assurdo supporre che essi avrebbero attaccato gli Stati Uniti. Non pensavo di dover spiegare una cosa del genere, ma ovviamente avrei dovuto farlo.[15]

Kennan ed i suoi collaboratori speravano di portare una divisione tra l'Unione Sovietica e il resto del mondo comunista. A quel tempo egli aveva la convinzione che si potessero creare due blocchi all'interno del mondo comunista, un blocco dominato dall'Unione Sovietica e l'altro da tutti quei paesi che rifiutavano la leadership sovietica o ne dissentivano. A sua volta, questa divisione avrebbe reso possibile un ritiro pacifico degli eserciti statunitensi e sovietici dalle posizioni tenute a partire dalla Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, However, the demilitarization and neutralization of Europe would never materialize; and in time, Kennan would come to lament the association of the policy he had seemingly helped inspire with the arms build-up of the Cold War.

For Kennan personally, the "X" article meant sudden fame, which also affected his family. His oldest daughter Grace, for example, recalls fellow students calling her "Miss X" in college. "He went from a normal, nice father to the father who wrote the X article," recalls Grace. "It was a big shock to discover that my dad, who had been just my dad, suddenly became public property."

[modifica] Influeza sotto Marshall

Tra l'aprile 1947 ed il dicembre 1948, quando George C. Marshall era segretario di stato, Kennan ebbe il suo maggior periodo di influenza sulla politica estera americana. Marshall valutò la sua visione strategica e creò e guidò ciò che veniva chiamato Policy Planning Staff, un think thank all'interno del Dipartimento di stato. Kennan ne divenne il primo Direttore. Marshall contò fortemente su di lui insieme agli altri membri del suo staff, per preparare le raccomandazioni politiche.

Come un architetto intellettuale del Piano Marshall, Kennan aiutò il lanciò del pilastro del contenimento politico e economico sovietico. Although Kennan regarded the Soviet Union as too weak to risk war, he nevertheless considered it an enemy capable of expanding into Western Europe through subversion, given the popular support for Moscow-controlled Communist Parties in Western Europe, which remained demoralized by the devastation of the Second World War. To counter this potential source of Soviet influence, Kennan's solution was to direct economic aid and covert political help to Japan and Western Europe in order to revive Western governments and prop up international capitalism. By doing so, the U.S. would help to rebuild the balance of power. In addition, in June 1948, Kennan proposed covert support of leftwing parties not oriented toward Moscow and to labor unions in Western Europe in order to engineer a rift between Moscow and working class movements in Western Europe. [16]

As the U.S. was launching the Marshall Plan, Kennan and the Truman administration hoped that the Soviet Union's rejection of the Marshall aid would place strains on its relations with its Communist allies in Eastern Europe. [17] Meanwhile, Kennan was proposing a series of efforts to exploit the schism between Moscow and Tito's Yugoslavia. Kennan proposed conducting covert action in the Balkans aimed at further eroding Moscow's influence. [18]

The administration's new vigorously anti-Soviet policy also became evident when, at Kennan's suggestion, the U.S. changed its long-standing hostility to Francisco Franco's fascist regime in Spain in order to secure U.S. influence in the Mediterranean. Kennan had observed in 1947 that the Truman Doctrine implied a new view of Franco. His suggestion heralded the turn in U.S.-Spanish relations, which ended in close military cooperation after 1950. [19]

[modifica] Differenze con Acheson

Kennan's influence rapidly declined under Secretary of State Dean Acheson, the successor of the ailing George Marshall, in 1949 and 1950. [20] Acheson did not regard the Soviet 'threat' as chiefly political, and he saw the Berlin blockade starting in June 1948, the first Soviet test of a nuclear weapon in August 1949, the Communist revolution in China a month later, and the beginning of the Korean War in June 1950 as evidence of his view. Moreover, as secretary of state during the months when Chiang Kai-shek finally lost control of China, Acheson became the target of a growing lobby of Chiang's supporters known as the "China Lobby" and Congressional Republicans charging the Truman administration with having "lost China" and was in the position of addressing domestic political pressure. Consequently, Truman and Acheson decided to delineate the Western sphere of influence and to create a system of alliances backed by conventional and nuclear weapons.

This policy was articulated by NSC-68, a classified report issued by the United States National Security Council in April 1950 and written by Paul Nitze. Kennan, along with Charles Bohlen, another State Department expert on Russia, fought over the wording of NSC-68, which emerged as the effective blueprint for waging the Cold War. Kennan rejected the idea that Stalin had a grand design for world conquest implicit in Nitze's report, and argued that he actually feared overextending Russian power. Kennan even argued that NSC-68 should not have been drafted at all, as it would make U.S. policies too rigid, simplistic, and militaristic. [21] Determined to shut up critics at home, Acheson overruled Kennan and Bohlen, backing up the view of the Soviet menace that underpinned NSC-68.

Meanwhile, Kennan opposed the building of the hydrogen bomb, and the rearmament of Germany, which were all policies backed up by the assumptions of NSC-68. Moreover, during the Korean War (which began when North Korea invaded South Korea in June 1950), when rumors started circulating in the State Department that plans were being made to advance beyond the 38th parallel into North Korea, a move that Kennan considered highly dangerous, he engaged in intense arguments with Assistant Secretary of State for the Far East Dean Rusk, who apparently supported Acheson's goal to forcibly unite the Koreas.

Kennan lost influence with Acheson, who in any case relied much less on his staff than Marshall had. Kennan resigned as director of policy planning in December 1949, but stayed in the department as counselor. Acheson replaced Kennan with Nitze in January 1950, who was far more comfortable with the calculus of military power. Afterwards, Kennan accepted an appointment as Visitor to the Institute for Advanced Study from fellow moderate Robert Oppenheimer, then Director of the Institute.

Despite his influence, Kennan was never really comfortable in government. He always regarded himself as an outsider, and had little patience with critics. W. Averell Harriman, the U.S. ambassador in Moscow when Kennan was deputy between 1944 and 1946, remarked that Mr. Kennan was "a man who understood Russia but not the United States." [22]

[modifica] Ambasciatore in Unione Sovietica

On December 21, 1951, President Truman announced the nomination of George Kennan to be the next United States ambassador to the Soviet Union. His appointment easily sailed through the Senate.

At the time U.S.-Soviet tensions had moved beyond the point at which diplomacy could play a significant role. In many measures to Kennan's consternation, the priorities of the administration focused more on solidifying alignments against the Soviets than negotiating differences with them. [23] "So far as I could see, we were expecting to be able to gain our objectives… without making any concessions thought, only 'if we were really all-powerful, and could hope to get away with it'. I very much doubted that this was the case." [24]

At Moscow, Kennan found the atmosphere even more regimented than on his previous trips, with police guards following him everywhere, discouraging contact with Soviet citizens. [25] At the time, Soviet propaganda charged the U.S. with preparing for future war, which Kennan did not wholly dismiss. "I began to ask myself whether... we had not contributed... by the over militarization of our policies and statements… to a belief in Moscow that it was war we were after." [26]

In September 1952, Kennan made a misstatement that cost him his ambassadorship. In answer to a question at a press conference, Kennan compared his conditions at the ambassador's residence in Moscow to those he had encountered while interned in Berlin during the first few months of the Second World War. While his statement was not unfounded, the Soviets took it as an implied analogy with Nazi Germany. The Soviets then declared Kennan persona non grata and refused to allow him to re-enter the Soviet Union. Kennan acknowledged in retrospect that it was a "foolish thing for me to have said." [27]

[modifica] Kennan e l'amministrazione Eisenhower

Kennan returned to Washington where he soon became embroiled in strong disagreements with Dwight D. Eisenhower's hawkish secretary of State, John Foster Dulles. Even so, he was able to work constructively with the new administration. In the summer of 1953, for example, President Eisenhower asked Kennan to chair the first of a series of top-secret teams, dubbed Operation Solarium, examining the advantages and disadvantages of continuing the Truman administration's approach of containment, and of seeking to "roll back" existing areas of Soviet influence. Upon completion of the project, the president appeared to endorse the group's recommendations. [28] By lending his prestige to Kennan's position, the president tacitly signalled his intention to formulate the strategy of his administration within the framework of its predecessor's, despite the misgivings of some within the Republican Party. [29] The critical difference between the Truman and Eisenhower approaches to containment, however, had to do with Eisenhower's concerns that the U.S. could not sustain high military expenditures over long periods of time. [30] The new president thus sought to minimize costs not by acting whenever and wherever the Soviets acted (a strategy designed to avoid risk), but rather whenever and wherever the U.S. could afford to act.

[modifica] Ambasciatore in Jugoslavia

Kennan, dal 1961-1963 tornò al servizio del governo durante l'amministrazione Kennedy in qualità di ambasciatore statunitense in Jugoslavia. Un' altra breve occasione di ritorno in servizio gli si presentò nel 1967, quando fu incaricato di incontrare in Svizzera Svetlana Alliluyeva, figlia di Josif Stalin, contribuendo a persuaderla a rifugiarsi negli Stati Uniti.

[modifica] Career at the Institute for Advanced Study

After the end of his brief ambassadorial post in Yugoslavia in 1963, Kennan spent the rest of his life in academia, becoming a leading realist critic of U.S. foreign policy. Having spent 18 months as a scholar at the Institute for Advanced Study between 1950 and 1952, Kennan permanently joined the faculty in 1956. During his career there, Kennan wrote seventeen books and scores of articles on international relations.[31] He won the Pulitzer Prize for history and a National Book Award for Russia Leaves the War, published in 1956. He again won a Pulitzer in 1967 for Memoirs, 1925-1950. A second volume, taking his reminiscences up to 1963, appeared in 1972. Among his other works were American Diplomacy 1900-1950, Sketches from a Life, published in 1989, and Around the Cragged Hill in 1993.

His properly historical works amount to a six-volume account of the relations between Russia (whether the Russian Empire or the Soviet Union) and the West from 1875 to his own time. He was chiefly concerned with:

  • the folly of the First World War as a choice of policy; he argues that the costs of modern war, direct and indirect, predictably exceeded the benefits of removing the Hohenzollerns.
  • the ineffectiveness of summit diplomacy, with the Conference of Versailles as a type-case. National leaders have, and had, too much to do to give any single matter the constant and flexible attention which diplomatic problems require.
  • The Allied intervention in Russia of 1918-19. He was indignant with Soviet accounts of a vast capitalist conspiracy against the world's first worker's state, some of which do not even mention the World War; he was equally indignant with the decision to intervene, as costly, harmful, and counterproductive. He argues that the interventions may in fact, by arousing Russian nationalism, have ensured the survival of the Bolshevik state.

Kennan's historical writings, and his memoirs, lament in great detail the failings of democratic foreign policymakers and those of the United States in particular. According to Kennan, when American policymakers suddenly confronted the Cold War, they had inherited little more than rationale and rhetoric "utopian in expectations, legalistic in concept, moralistic in [the] demand it seemed to place on others, and self-righteous in the degree of high-mindedness and rectitude... to ourselves." [32] The source of the problem, according to Kennan, is the force of public opinion, a force that is inevitably unstable, unserious, subjective, emotional, and simplistic. As a result, Kennan has insisted that the U.S. public can only be united behind a foreign policy goal on the "primitive level of slogans and jingoistic ideological inspiration." [33]

Containment, to George Kennan in 1967, when he published the first volume of his memoirs, involved something other than the use of military "counterforce." He was never pleased that the policy he influenced was associated with the arms build-up of the Cold War. In his memoirs, Kennan argued that containment did not demand a militarized U.S. foreign policy. Instead, "counterforce" implied the political and economic defense of Western Europe against the disruptive effect of the war on European society. Exhausted by war, the Soviet Union was no serious military threat to the United States or its allies at the beginning of the Cold War, Kennan argued, but rather a strong ideological and political rival.

In the 1960s, Kennan criticized U.S. involvement in Indochina, arguing that the United States had little vital interest in the region. In Kennan's view, the Soviet Union, Britain, Germany, Japan, and North America remained the arenas of vital U.S. interests. In the 1970s and 1980s, he emerged as a leading critic of the renewed arms race as détente was breaking down.

Several years after Mikhail Gorbachev had come to power, Kennan was asked in a television interview how so unconventional a Soviet leader could have risen to the top of a system that placed a high premium on conformity. Kennan's response was candid, reflecting the general perplexity of the U.S. diplomatic establishment: "I really cannot explain it." [34]

In 1989, President George H.W. Bush awarded him the Medal of Freedom, the nation's highest civilian honor. Yet, he remained a realist critic of recent U.S. presidents, urging, in particular, the U.S. government to "withdraw from its public advocacy of democracy and human rights." "This whole tendency to see ourselves as the center of political enlightenment and as teachers to a great part of the rest of the world strikes me as unthought-through, vainglorious and undesirable," he said in an interview with the New York Review of Books in 1999. "I would like to see our government gradually withdraw from its public advocacy of democracy and human rights. I submit that governments should deal with other governments as such, and should avoid unnecessary involvement, particularly personal involvement, with their leaders." These ideas were particularly applicable, he said, to U.S. relations with China and Russia. Kennan opposed the Clinton administration's war in Kosovo as well as its expansion of NATO (the establishment of which he had also opposed half a century earlier), expressing largely unrealized fears that both policies would worsen relations with Russia. He described NATO enlargement as a "strategic blunder of potentially epic proportions."[35]

Kennan remained vigorous and alert in the last years of his life, although arthritis had him confined to a wheelchair. In his later years, Kennan concluded that "the general effect of Cold War extremism was to delay rather than hasten the great change that overtook the Soviet Union." At age 98, he warned of the unforeseen consequences of waging war against Iraq. He warned that launching an attack on Iraq would amount to waging a second war that "bears no relation to the first war against terrorism" and declared efforts by the Bush administration to link al Qaeda with Saddam Hussein "pathetically unsupportive and unreliable." Kennan went on to warn:

Anyone who has ever studied the history of American diplomacy, especially military diplomacy, knows that you might start in a war with certain things on your mind as a purpose of what you are doing, but in the end, you found yourself fighting for entirely different things that you had never thought of before... In other words, war has a momentum of its own and it carries you away from all thoughtful intentions when you get into it. Today, if we went into Iraq, like the president would like us to do, you know where you begin. You never know where you are going to end.[36]

In February 2004, scholars, diplomats, and Princeton alumni gathered at the university's campus to celebrate George Kennan's 100th birthday. Secretary of State Colin Powell led off the events. Powell extolled Kennan's prediction of the demise of the Soviet Union, made at the peak of its power, calling his prediction "no lucky guess, but a manifestation of genuine wisdom." Kennan met privately with Powell after the celebration.

Kennan died on March 17, 2005 at age 101 at his home in Princeton. He is survived by his wife, Annelise, whom he married in 1931. They had three daughters and a son. Following his death, his four children gathered in his home with Annelise. "It was his enormous curiosity that kept him alive so long," said Grace Kennan. "He had an enormous interest in the world, and I remember, even toward the end, he would get so angry at the paper, angry at the TV." [1]

[modifica] Historical assessment

John Lewis Gaddis, along with Michael Hogan and Melvyn Leffler, has helped establish a positive image of Kennan's vision of containment, a strategy he calls "strongpoint containment." [37] In this view, Kennan called on the U.S. to use economic aid and covert action to shore up the balance of power in the strategically important industrialized nations of Western Europe and Japan. By doing so, the U.S. could create a balance of power that would contain Soviet influence and leave it to decline in isolation from the rest of the world. Gaddis has distinguished Kennan's approach from the less workable policy of "global containment", which Truman, Acheson, Eisenhower, and Dulles later adopted. Global containment, in contrast to strongpoint containment, drew the U.S. into unnecessary Third World conflicts and into an arms race with the Soviet Union.

Cold War revisionist scholars, particularly Walter L. Hixson, disagree with this positive image. [38] They argue that Kennan was a visceral anticommunist whose work between 1946 and 1948 contributed to U.S. hegemony rather than a balance of power. Irrespective of Kennan's attempts to clarify the "Mr. X" piece after its publication, his definition of strongpoint containment is seen to have been so broad in the key, early years of the Cold War that it resulted in global containment. Anders Stephanson joins Hixson among Kennan's critics, arguing that, regardless his plans for "disengagement" in later years, Kennan's advice during the period 1945–1948 made a neutral, disarmed Germany impossible, thereby helping to lay the foundation for a Europe divided between the two blocs. [39]

[modifica] Publicazioni

[modifica] Note

  1. ^ a b Jennifer Epstein and Jocelyn Hanamirian, "Known worldwide, at home in Princeton" in The Daily Princetonian (March 21, 2005)
  2. ^ See John Lewis Gaddis, Russia, the Soviet Union, and the United States: An Interpretive History (New York:1990), pp. 117-143.
  3. ^ "Shattered Peace", New York Times, June 12, 1977
  4. ^ George Kennan, "Il Lungo Telegramma" (22 febbraio 1946)
  5. ^ Walter LaFeber, America, Russia, and the Cold War (New York: 2002), p. 69.
  6. ^ Kennan, Memorie: 1925-1950, pp. 292-295.
  7. ^ LaFeber, p. 69.
  8. ^ George Kennan, "The Sources of Soviet Conduct" (1947)
  9. ^ Ibid.
  10. ^ Foreign Affairs, XXV (luglio, 1947), 575-576.
  11. ^ Ibid., p. 566-582.
  12. ^ LaFeber, p. 70-71.
  13. ^ For Kennan's own critique of the "X" article, and an account of the circumstances surrounding its publication, see Memoirs: 1925-1950, pp. 354-367.
  14. ^ Gaddis, p. 200.
  15. ^ "Online NewsHour: George Kennan" in PBS (April 18, 1996)
  16. ^ Gaddis, p. 199.
  17. ^ Ibid.
  18. ^ See NSC 10/2, "National Security Council Directive on Office of Special Projects," June 18, 1948, in Etzold and Gaddis, eds., Containment, pp. 125-128; also Gaddis, The Long Peace, pp. 159-1960; George Kennan, Memoirs: 1950-1963 (Boston: 1972), pp. 202-203.; and, for details on an operation against the Communist government of Albania see Nicholas Bethell, Betrayed (New York:1984).
  19. ^ James Forrestal, The Forrestal Diaries, Walter Millis, ed. (New York, 1951), p. 328.
  20. ^ See Wilson D. Miscamble. George F. Kennan and the Making of American Foreign Policy, 1947-1950. (Princeton, N.J.: 1992).
  21. ^ LaFeber, p. 93.
  22. ^ Washington Post, "Outsider Forged Cold War Strategy" (March 18, 2005)
  23. ^ Gaddis, p. 211.
  24. ^ Kennan, Memoirs: 1950-1963, pp. 107-110.
  25. ^ Ibid., pp. 112-134.
  26. ^ Ibid., pp. 112-134.
  27. ^ Ibid, p. 159
  28. ^ Gaddis, p. 218.
  29. ^ Ibid. p. 218-219.
  30. ^ Ibid., p. 219
  31. ^ Matthew Hersh, "Known worldwide, at home in Princeton" in Town Topics (March 23, 2005)
  32. ^ George Kennan, Memoirs, 1950-1963 (1972), pp. 70-71.
  33. ^ George Urban, "From Containment to Self-Containment: A conversation with George Kennan," Encounter (September 1976), p. 17.
  34. ^ Kennan television interview, MacNeil-Lehrer News Hour, December 21, 1988, PBS
  35. ^ Talbott, Strobe, The Russia Hand (2002), pp. 220
  36. ^ Albert Eisele, "George Kennan Speaks Out About Iraq" in History News Network (September 26, 2002)
  37. ^ See John Lewis Gaddis, Strategies of Containment: A Critical Appraisal of Postwar American National Security Policy (1982)
  38. ^ See Walter L. Hixson, George F. Kennan: Cold War Iconoclast (1989)
  39. ^ See Anders Stephanson, Kennan and the Art of Foreign Policy (1989)

[modifica] Bibliografia

  • Nicholas Bethell, Betrayed (New York: 1984)
  • James Forrestal, The Forrestal Diaries, Walter Millis, ed. (New York, 1951)
  • John Lewis Gaddis, Russia, the Soviet Union, and the United States: An Interpretive History (New York:1990)
  • John Lewis Gaddis, Strategies of Containment: A Critical Appraisal of Postwar American National Security Policy (1982)
  • Walter L. Hixson, George F. Kennan: Cold War Iconoclast (1989)
  • George Kennan, Memoirs: 1925-1950 (1967)
  • George Kennan, Memoirs: 1950-1963 (Boston: 1972)
  • George Kennan television interview, MacNeil-Lehrer News Hour, December 21, 1988, PBS
  • Walter LaFeber, America, Russia, and the Cold War (New York: 2002)
  • Wilson D. Miscamble. George F. Kennan and the Making of American Foreign Policy, 1947-1950. (Princeton, N.J.: 1992)
  • NSC 10/2, "National Security Council Directive on Office of Special Projects," June 18, 1948, in Etzold and Gaddis, eds., Containment, pp. 125-128
  • Anders Stephanson, Kennan and the Art of Foreign Policy (1989)
  • Strobe Talbott, The Russia Hand: A Memoir of Presidential Diplomacy, Random House: New York, 2002.
  • George Urban, "From Containment to Self-Containment: A conversation with George Kennan," Encounter (September 1976)
  • Washington Post, "Outsider Forged Cold War Strategy" (March 18, 2005)
  • "X," "The Sources of Soviet conduct," Foreign Affairs, XXV (July, 1947)
  • George F. Kennan, Ribelli senza programma (Democracy and Student Left), traduzione di Lidia Magliano, Rizzoli Editore, Milano 1975.

[modifica] Letture consigliate

  • John Lukacs (editor with the introduction) George F. Kennan and the Origins of Containment, 1944-1946 : the Kennan-Lukacs Correspondence, (Columbia, Mo. : University of Missouri Press, 1997).
  • Wilson D. Miscamble, "George Kennan: A Life in the Foreign service," Foreign Service Journal, vol. 81, no. 2, February 2004. Alternative link.
  • Kennan, George F., American Diplomacy, The University of Chicago Press. 1984. ISBN 0-226-43147-9

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