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Gavoi - Wikipedia

Gavoi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Gavoi
Panorama di Gavoi
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Sardegna
Provincia: stemma Nuoro
Coordinate: 40°10′0″N 9°12′0″E / 40.16667, 9.2
Altitudine: 777 m s.l.m.
Superficie: 38,18 km²
Abitanti:
3.011
Densità: 78,86 ab./km²
Frazioni:  
Comuni contigui: Fonni, Lodine, Mamoiada, Ollolai, Ovodda
CAP: 08020
Pref. tel: 0784
Codice ISTAT: 091028
Codice catasto: D947 
Nome abitanti: gavoesi 
Santo patrono:  
Giorno festivo:  
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Gavoi è un comune di 3.011 abitanti della provincia di Nuoro.

Situato nel cuore della Barbagia di Ollolai, in posizione strategica fra Nuoro ed il Gennargentu, sorge sul fianco sud-orientale di una collina (Monte 'e su Sennore) fronteggiata dai monti di Lodine (Pisanu Mele), fra boschi e corsi d'acqua.

Nelle vicinanze si trova il lago artificiale di Gusana, bacino di primo salto per la produzione idroelettrica della centrale di Coghinadorzas e meta turistica. Nel territorio ci sono diversi siti archeologici di età nuragica e romana.

Gavoi possiede da sempre un'enclave in territorio del vicinante comune di Lodine, in località "Sa Itria", dove è ubicato il santuario dei gavoesi.


Indice

[modifica] Storia

[modifica] Antichità

La storia di Gavoi è molto antica. Pare ormai accertato che si tratti di una colonia ebraica del IV secolo d.C., probabilmente proveniente dalla stessa Isola: nel I secolo d.C. i Romani avevano effettuato massicce deportazioni dall'attuale Medio Oriente, ed avevano creato (principalmente nel Campidano di Cagliari) colonie giudaiche in Sardegna, alcune delle quali si erano successivamente spostate verso località più favorevoli.

Dell'età romana resta un ponte, oggi sommerso dal lago artificiale, mentre le numerose suppellettili di età romana, di cui si aveva notizia ancora sul finire dell'Ottocento, con buona probabilità sarebbero state oggetto di commerci archeologici clandestini.

Della provenienza religiosa rimane invece il culto di Sant'Antioco, uno dei primi santi cui si riferivano le comunità ebraiche che per ovvi motivi di opportunità si convertivano al Cristianesimo.

Lo stabilirsi di una comunità di un certo rilievo è confermato anche dalla costante presenza del toponimo nelle carte geografiche e dalle strade interne, di tracciato romano, che tuttora sono in uso e che non vennero quindi abbandonate o avvicendate.

[modifica] Medioevo

In età medievale, si hanno cenni di Gavoi a causa dell'intensa attività di un suo celebre mediatore, Bernardu Lepore (o Leporo), delegato della Barbagia di Ollolai e della curatoria di Austis, ma più prosaicamente al servizio della celebre giudichessa Eleonora d'Arborea, per conto della quale riuscì a raggiungere il trattato di pace del 1388 con Giovanni I d'Aragona. Il Lepore era peraltro il favorito della giudichessa, che gli conferì il titolo di conte e che favorì il paese con agevolazioni fiscali e conferendo il suo patronato a competizioni equestri che forse altro non erano che, in nuce, la ben nota corsa de sa Itria.

La chiesa parrocchiale di San Gavino
La chiesa parrocchiale di San Gavino

Al tempo, il paese apparteneva alla giurisdizione della Diocesi di Santa Giusta. Presto avrebbe accresciuto il suo territorio di parte delle terre di Oleri (distrutta dalla peste nel 1401) e nel 1504 divenne feudo di Pietro Carroz d'Arborea. In questo periodo fu eretta la chiesa di Sant'Antioco.

[modifica] Età Moderna

Intorno al Seicento, la rigogliosità dei boschi vi condusse diverse famiglie di carbonai (per lo più provenienti dalla Toscana, come del resto testimoniano i cognomi diffusi nel paese), che però non distrussero le vaste foreste, ed anzi ne utilizzarono solo una minima parte, principalmente intorno all'abitato.

Con il commercio del legname e del carbone, giunse dal Continente anche l'architettura pisana, neo-romanica, di cui la parrocchiale di San Gavino è un notato esempio in graniti rosati.

Nel 1604 il paese fu annesso al Ducato di Mandas.

Il Settecento fu un secolo importante per la comunità locale, che grazie ai suoi poeti estemporanei cominciò ad essere sempre più conosciuta nel resto dell'Isola. La tradizione orale ha salvaguardato rime di numerosi autori che, nel confronto con quanto tramandato in altre aree sarde, testimonia la presenza di una produzione artistica corposa ed apprezzata.

Sulla fine del Settecento, gli echi delle pestilenze che avevano spopolato le coste sarde giunsero anche nelle Barbagie e a Gavoi, che da sempre si caratterizzava per la mobilità dei suoi abitanti (dediti alla pastorizia nomade ed al commercio ambulante) e che per questo subì questo flagello prima di altri paesi dintorno. Ben presto la popolazione fu decimata ed alcuni gavoesi, per salvarsi, fondarono la vicina frazione di Lodine, che si accrebbe sino a divenire il centro più importante del circondario. Gavoi divenne quindi frazione di Lodine.

Successivamente, almeno qualche decennio dopo, la peste giunse anche a Lodine, mentre Gavoi si era ormai risanata, e si ebbe perciò il fenomeno contrario: da Lodine le famiglie si spostarono nuovamente a Gavoi, che riprese il controllo della zona, riducendo Lodine a frazione.

Nell'Ottocento, la confluenza delle colline a Sud-Est del paese fu indicata dal generale Alessandro Lamarmora (che per conto dei Savoia, nuovi re di Sardegna, esplorava l'isola e ne effettuava rilevazioni geodetiche) come sede ottimale di un invaso artificiale per lo stivaggio dell'acqua potabile soprattutto proveniente dal fiume Taloro. Il progetto pare sia stato fortemente caldeggiato da un tal Piras, gavoese, al tempo medico dei Reali a Torino, ma non ebbe seguito immediato. All'inizio del Novecento, con l'introduzione dell'energia elettrica, il progetto riprese corpo e nel 1926 la società incaricata dello studio e della realizzazione acquisì un intero quartiere di Gavoi per stabilirvi i suoi uffici, iniziando poco dopo le operazioni che si sarebbero concluse in via definitiva solo dopo la Seconda Guerra mondiale.

[modifica] Novecento

Negli anni '20, il crollo di un muraglione che sorreggeva un terrapieno sulla piazza di Sant'Antioco uccise una scolaresca di bambini dell'asilo che rincasavano. La tragedia fu rapidamente avvertita e partecipata in tutta la Sardegna, dove ormai Gavoi era conosciutissima per l'attività dei Zillonarzos, ambulanti che vendevano i prodotti del paese, come orbace, coltelli, finimenti, selle, tamburi (in pelle di cane) ed il formaggio "Fiore Sardo".

Nel dopoguerra Gavoi ebbe uno sviluppo intenso sia nelle attività tradizionali (pastorizia, artigianato, produzioni alimentari) che nei campi finanziari, in cui numerosi gavoesi raggiunsero posizioni di estrema importanza sia nelle carriere pubbliche che in quelle private, instradando poi la vispa imprenditoria locale su sentieri efficacemente vantaggiosi. Ciò si tradusse in una veloce crescita delle risorse disponibili ed in una ragguardevole capacità di investimento anche in anni di crisi generale, portando il paese a detenere quote ingenti dei possedimenti e delle aziende dell'intera regione, superando addirittura la stessa Nuoro.

Contemporaneamente, e sino ad anni recenti, Gavoi ha restaurato le sue tradizioni culturali e urbanistiche, affacciandosi con poco sforzo al turismo.

[modifica] Immagini

Il lago di Gusana; sullo sfondo il Gennargentu
Il lago di Gusana; sullo sfondo il Gennargentu
Veduta del centro storico; edilizia spontanea di età successive, per lo più dell'Ottocento
Veduta del centro storico; edilizia spontanea di età successive, per lo più dell'Ottocento
Veduta del santuario campestre di Sa Itria
Veduta del santuario campestre di Sa Itria
Veduta del centro storico, costruzioni fine Ottocento
Veduta del centro storico, costruzioni fine Ottocento

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Collegamenti esterni

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