Gaio Aurelio Cotta
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Gaio Aurelio Cotta (124 a.C. circa – 73 a.C.) è stato un politico e oratore romano, esponente della gens Aurelia.
Era zio materno di Gaio Giulio Cesare per parte della sorellastra Aurelia Cotta. Nel 92 a.C. difese in un processo lo zio Publio Rutilio Rufo, ingiustamente accusato di essersi macchiato di concussione in Asia. Era in stretti rapporti con il tribuno della plebe Marco Livio Druso, che fu ucciso nel 91 a.C.; nello stesso anno anche Gaio Aurelio Cotta avanzò, senza successo, la sua candidatura al tribunato. Poco tempo dopo fu processato, come prevedeva la lex Varia, per aver fornito aiuto agli Italici durante la guerra sociale, e, per evitare una condanna, decise di andare in esilio volontario.
Non fece ritorno in Italia fino all'82 a.C., durante la dittatura dell'ottimate Lucio Cornelio Silla. Nel 75 a.C. divenne console, e attirò a sé le ostilità dell'aristocrazia abrogando le leggi di Silla che impedivano ai tribuni della plebe di accedere alle magitrature superiori. Contemporaneamente, il fratello Lucio Aurelio Cotta fece abrogare una legge de iudiciis privatis, di cui non si hanno ulteriori notizie. Ottenne alcune vittorie in Gallia di cui non abbiamo notizie, e gli fu di conseguenza tributato il trionfo; il giorno precedente alla cerimonia fu ferito dalla riapertura di una vecchia ferita.
Secondo Cicerone Publio Sulpicio Rufo e Cotta erano i migliori giovani oratori del loro tempo: incapace di raggiungere le vette dell'arte oratoria, Cotta doveva i suoi successi principalmente alla ricerca e all'investigazione dei fatti. Si atteneva sempre a ciò che era essenziale nei casi che affrontava, evitando ogni inutile digressione; il suo stile era puro e semplice. Da Cicerone Cotta è introdotto come uno degli interlocutori del De oratore e del De natura deorum (libro III), dove sostiene i princìpi della Nuova Accdemia. I frammenti di Sallustio contengono parte di un suo discorso pronunciato per placare il malumore della plebe, insoddisfatta a causa del mancato approvvigionamento di frumento.
Nelle opere di Cicerone si legge che Gaio Aurelio Cotta fu colpito da un proiettile scagliato da una balista mentre si trovava in un villaggio della Gallia. Si trattò di un incidente, ma il proiettile diretto contro di lui lo trafisse alle spalle, uccidendolo. I soldati che avevano erroneamente scagliato il proiettile tentarono di dissimulare l'incidente, fingendo che si fosse trattato, in realtà, di un agguato ordito da Galli Druidi; furono tuttavia processati e condannati a morte.
[modifica] Bibliografia
- Appiano di Alessandria, Le guerre civili, I, 37.
- Gaio Sallustio Crispo, Historiae.
- Marco Tullio Cicerone, De oratore, III, 3; Brutus, 49, 55, 90, 92.
Precedessore Gneo Ottavio, Gaio Scribonio Curione |
Console romano 75 a.C. con Lucio Ottavio |
Successore Marco Aurelio Cotta, Lucio Licinio Lucullo |
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