Dolina carsica
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Dolina è una parola di origine slovena e significa semplicemente valle. Dato che l’interesse per i fenomeni carsici ed anzi per lo stesso carsismo si è sviluppato a partire dai territori sloveni, la terminologia internazionale ha fatto proprio questo termine per definire più precisamente una valle carsica, cioè una depressione tipica del terreno modellato in varie fogge da fenomeni di carsismo.
Si distinguono varie forme di dolina: valle a imbuto, vallata composta, valle di crollo, polje (leggi poglie), valle coperta, stagno carsico. Possiamo distinguere ancora tra valle cieca, valle asciutta e valle di risorgiva. Le doline possono avere un diametro che va da pochi metri sino a centinaia di metri.
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[modifica] Valle a imbuto
La cosiddetta valle ad imbuto è la più tipica delle doline carsiche, formatasi principalmente per effetto di erosione e corrosione. È riconoscibile non solo per la forma, ma innanzi tutto in quanto – per definizione – la profondità è minore del diametro di superficie. Se la profondità è maggiore, parliamo già di abisso.
Sebbene si usi il termine ad imbuto, queste valli possono assumere la forma sia di imbuto che di ciotola. Il fondo, ricoperto da uno strato di terreno ricco di sostanze organiche e di detriti calcarei (che a volte gli conferiscono un caratteristico colore rossastro dovuto all'ossido di ferro), è spesso coltivato, sia a vigna che a orto. In effetti, non solo il terreno è quanto mai fertile, ma la posizione depressiva consente un ottimo riparo dalla bora che sul Carso raffredda la superficie. Nelle doline più grandi si sviluppa un peculiare microclima che favorisce la flora locale ed influisce notevolmente su alcuni aspetti dell’agricoltura.
Nelle doline compare spesso il fenomeno dell’inversione termica, cioè la temperatura, scendendo verso il fondo della della dolina, si abbassa, similmente a quando si sale in montagna, e questo può portare ad un differenza di parecchi gradi in meno tra la sommità ed il fondo della dolina, il che è stato sempre sfruttato dai contadini locali che vi hanno saputo adattare le coltivazioni.
[modifica] Vallata composta
La vallata composta è nota con il nome croato di uvala, in quanto molto frequente nel Carso Dalmato. Si tratta di una fusione di due o più valli ad imbuto che con il tempo hanno finito coll’assumere i contorni di un’unica dolina. Si presenta come un grande avvallamento dalle pareti ripide il che la fa assomigliare ad un polje. Se ne differisce però innanzi tutto per il fondo irregolare, con rare conche di terreno fertile contorniate da protuberanze ghiaiose. Le uvale non sono considerate terreni coltivabili, in quanto la poca terra fertile è raggiungibile con estrema difficoltà attraverso queste collinette friabili ed insidiose, rimasuglio dei bordi delle varie valli ad imbuto che si sono unite. L’uvala differisce dal polje anche perché molto spesso è priva di un corso d’acqua ed è di solito “aperta”, cioè il bordo roccioso che la incornicia non è concluso.
[modifica] Valle di crollo
Si parla di valle di crollo quando la dolina è stata originata col crollo del soffitto di un’enorme grotta. In questo caso, sebbene la cavità preesistente sia stata formata dal carsismo, la valle si deve ad un movimento tettonico o semplicemente allo sprofondamento di un “tetto” roccioso troppo ampio e privo di sostegni. Di conseguenza, la valle è caratterizzata da limiti rocciosi più o meni ripidi e da un corso d’acqua che in origine aveva scavato la grotta.
Bisogna però considerare anche una teoria diversa da questa. Quanto sopra detto presume l’esistenza, nel passato, di tante grotte davvero enormi che ad un certo punto abbiano collassato. Ma oggi non si riscontrano praticamente da nessuna parte grotte tanto grandi, per cui è perlomeno da prendere con riserva la loro esistenza nel passato. Ecco che allora si propone la teoria della formazione “lenta”, non repentina, delle valli di crollo. Tale teoria suppone un crollo minimo o anche solamente un “camino”, cioè una fessura verticale che poi in tempi lunghissimi veniva corrosa, erosa, allargata sempre più fino a diventare una valle. L’allargamento veniva favorito da corsi d’acqua sotterranei che, mentre portavano via i ciottoli che l’acqua piovana faceva staccare dall’interno del camino, contemporaneamente corrodevano e sbriciolavano il soffitto dei propri alvei, cioè la base della roccia che circondava il camino stesso. Insomma, il crollo ad un certo punto avveniva come conseguenza dell’erosione sotterranea.
Le due teorie hanno ognuna i suoi pro e contro, e non esiste un’assoluta certezza sull’origine delle valli di crollo. Si potrebbe addirittura accettarle ambedue e postulare due possibili origini di queste valli.
[modifica] Polje carsico
Il polje carsico è una vasta dolina di crollo formatasi per effetto di erosione e corrosione durante un tempo lunghissimo. È delimitato tutt’attorno da un bordo roccioso ininterrotto che può raggiungere anche una certa altezza. Il fondo è piatto e molto fertile in tutta la sua estensione: non per niente in sloveno polje significa campo coltivato. Di norma vi scorre un fiume che periodicamente si ingrossa fino ad allagare tutta la vallata per poi defluire a fine stagione attraverso appositi inghiottitoi. Si tratta di buche nel terreno, tipiche proprio dei polje, che nelle stagioni piovose eruttano acqua e contribuiscono all’allagamento della valle, mentre poi, quando inizia il deflusso, le stesse buche inghiottono. Alle volte il terreno, visto il perdurare dell’acqua in superficie, viene detto anche lago carsico o lago a scomparsa.
Il polje si può presentare anche asciutto, cioè privo di corso d’acqua, ma bisogna diffidarne: le alluvioni invece che annuali, si possono ripresentare a distanza di decine di anni. Certo in questi casi il polje assomiglia di più ad un’uvala o ad una dolina asciutta, e solo una fatidica alluvione ne stabilisce con sicurezza la vera origine.
[modifica] Valle coperta
La valle coperta è semplicemente una dolina carsica coperta di bosco. Merita una menzione a parte in quanto assolutamente diversa dalle altre doline per i processi termici particolari che vi si sviluppano. Infatti, sono le valli coperte le doline più interessate all’inversione termica, tanto che in molte il fondo è coperto da alberi sempreverdi, mentre i dorsali e le fiancate sfoggiano alberi caducifogli. La stranezza si spiega considerando che a causa delle pareti ripide ed a volte incavate di tali doline, spesso il sole raggiunge le parti più basse solo per brevi periodi, e d’inverno forse neanche quelli, per cui, a causa della conformazione delle doline, l'aria fredda (più pesante) rimane intrappolata sul fondo. In questo modo la neve accumulata si scioglie molto lentamente e di conseguenza pure l’erosione viene favorita, per cui la valle si approfondisce e diventa sempre più fredda. Sul fondo di moltissime di queste doline, o in prossimità di esso, si trovano delle grotte più o meno estese con riserve di ghiaccio perenne. Quelle più accessibili furono sfruttate come vere fabbriche di ghiaccio fino all’avvento dei moderni frigoriferi. Ancora cinquant’anni fa, ad esempio, le navi che attraccavano a Trieste venivano regolarmente rifornite col ghiaccio proveniente da queste cavità carsiche.
[modifica] Stagno carsico
E’ solo una piccola valletta ad imbuto con il fondo marnoso impermeabile che viene riempita di acqua piovana. Lo stagno può essere anche alimentato da qualche piccolo tributario sotterraneo, il che lo rende perenne, a differenza dei molti stagni “stagionali” che una volta si trovavano sul Carso. Oggi gli stagni sono quasi tutti prosciugati e interrati, anche perché non c’è più bestiame da abbeverare. Ma qualche decennio fa, proprio per la scarsità cronica di acque di superficie sul Carso, lo stagno era ancora una forma preziosa di dolina. Nei periodi di siccità gli stagni venivano addirittura piantonati durante la notte. Spesso, in assenza di stagni naturali, si provvedeva a crearli artificialmente. Trovata una valletta ad imbuto delle dimensioni volute, la si pavimentava con qualche tipo di argilla e si provvedeva a coprirne il punto di accesso con apposite lastre di pietra per evitare che il bestiame scivolasse. Col tempo non fu più possibile distinguere uno stagno naturale da uno artificiale, anche perché in ambedue i casi il circondario offriva lo stesso tipo di flora particolare, tipica di questi luoghi. Oggi, purtroppo, gli stagni carsici non esistono più tranne qualche esemplare protetto. La maggior parte di essi è stata usata come discarica e con ciò è stata distrutta ogni loro caratteristica carsica.
[modifica] Valle cieca
Con il termine di valle cieca si definisce solitamente solo la parte terminale di una dolina, cioè quella dove il corso d’acqua trova un sostrato permeabile e si inabissa attraverso di esso fino a trovare nel sottosuolo una base impermeabile (argilla o roccia) su cui scorrere. Questa parte di dolina viene definita cieca appunto perché indica non solo la sparizione dell’acqua, ma pure la fine stessa della vallata che qui di solito viene chiusa da ammassi rocciosi.
[modifica] Valle asciutta
Si definisce valle asciutta quella dolina attraverso la quale non scorre più il corso d’acqua che anticamente l’aveva formata. Normalmente si distingue ancora l’alveo dell’antico fiume, ma l’acqua non vi trova più strada. È già successo però che sia stata creduta asciutta una dolina che invece era un polje carsico. Dopo molti anni di totale siccità, durante i quali ignari coloni popolavano l’amena vallata, non solo l’antico alveo del fiume veniva riempito, ma veniva allagata tutta la dolina, con le conseguenze che possiamo immaginare.
[modifica] Valle di risorgiva
Alle volte le risorgive carsiche si fanno strada attraverso crepe e fessure di grandi pareti rocciose, sbucando all’aperto in una moltitudine di spruzzi che costituiscono un’unica sorgente. In questi casi, alla base della rupe si forma un laghetto relativamente profondo, dal quale esce un emissario che poi scorre attraverso una dolina. La parte iniziale di questa dolina, cioè praticamente una strettoia rocciosa ed il laghetto sottostante, è la valle di risorgiva e merita una propria denominazione in quanto costituisce un habitat del tutto diverso dalla valle che si apre più avanti. Da notare tra l’altro che questi laghetti sono le acque carsiche più profonde che esistano in superficie, cioè fuori dai corsi sotterranei. È proprio per questo motivo che vi si può rintracciare ad esempio il proteus, creatura endemica delle grotte. Di norma, nel fondale di questi laghetti ci sono dei pertugi collegati al mondo sotterraneo e gli speleologi subacquei tentano di esplorarli. Ma è un’operazione estremamente rischiosa che ha già richiesto la vita di parecchi ricercatori.