Civitella di Romagna
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Civitella di Romagna | |||||||||
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Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Emilia-Romagna | ||||||||
Provincia: | Forlì-Cesena | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Altitudine: | 238 m s.l.m. | ||||||||
Superficie: | 117 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 32 ab./km² | ||||||||
Frazioni: | Vedi elenco | ||||||||
Comuni contigui: | Cesena, Galeata, Meldola, Predappio, Santa Sofia, Sarsina | ||||||||
CAP: | 47012 | ||||||||
Pref. tel: | 0543 | ||||||||
Codice ISTAT: | 040009 | ||||||||
Codice catasto: | C777 | ||||||||
Sito istituzionale | |||||||||
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Civitella di Romagna (Zivitèla in romagnolo) è un comune di 3.790 abitanti della provincia di Forlì-Cesena, a circa 30 km a Sud del capoluogo, Forlì.
Indice |
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] I monumenti e le chiese
Il santuario della B.V. della Suasia
Le 4 apparizioni della Madonna
Vicino al torrente della Suasia si trova una maestà con un affresco della Madonna col Bambino in braccio. Pasquino Da Vignale, un bambino orfano di 11 anni, si recava spesso lì, a pregare dicendo qualche Ave Maria, mentre badava il gregge di pecore. Mercoledì 1 aprile 1556, Pasquino dopo la messa nella chiesa di S. Maria in Borgo, si recò alla Maestà della Suasia per recitare il rosario, stava per andarsene quando udì una voce: “ Vieni un po’ qua! ”. Rassomigliava alle voci dei paesani, ma, Pasquino si gira e vede una donna giovane, piccola, con la veste azzurra e il velo bianco sulle spalle e la cuffia, coi merletti, bianca sul capo. E’ seduta sulla piccola mensa dell’altare e con le mani si appoggia sulla stessa, stando leggermente protesa in avanti. La Donna continua a parlare e si fa avanti con una strana richiesta: “ Va dal padrone di questa terra e digli che mi dia un pezzo di essa per fare una chiesa.”. Pasquino, dallo spavento, rimase a letto con febbre alta e cecità quasi totale provocata come da un forte bagliore. Il mercoledì successivo Pasquino si reca alla Maestà a recitare il rosario ma la Madonna non si fa più rivedere. Mercoledì 15 vi ritorna, non vede nulla, ma sente la voce della Madonna che con parole dure gli dice:” Se tu non ritornerai con la risposta tu non hai altro motivo per ritornare qui”. La domenica successiva Pasquino si reca con la madre dalla signora Isabella, vedova Amaducci, proprietaria della terra assieme ai figli per chiedere il pezzo di terra per la chiesa. La donna è molto contenta di donare la propria terra per edificarvi una chiesa, ma aspetta che il figlio maggiore ritorni da Bologna. Al suo ritorno, l’uomo dona molto volentieri il suo pezzo di terra, al contrario oggi quasi nessuno donerebbe un pezzo di terra per una chiesa. Il mercoledì 22 aprile Pasquino è molto soddisfatto e si reca nuovamente alla maestà, e seduta sulla mensa si trova Maria che leva la mano destra in atteggiamento benedicente ma non con la palma aperta come fa il sacerdote, bensì con le due dita lunghe distese come fa il Papa. Riferendosi al figli di Isabella, Vincenzo, la Madonna dice a Pasquino: “ Dì che mi dia la sua parte, che si cominci presto la chiesa, che non mancherà niente.”. le parole della Vergine sono piuttosto dure, ma Pasquino ormai è abituato a pochi complimenti. Pasquino torna alla Maestà sabato 25 per rivedere la donna. Ella si manifesta con solennità, appoggiata all’altare con le braccia alte ed aperte e con le palme distese, proclama il suo messaggio: “ Dirai che si digiuni il mercoledì, il venerdì e il sabato, che si preghi mio figlio che sostenga il mondo perché io non ne posso più.”. Il mercoledì 29 aprile, dopo che nel piccolo paese si è sparsa la notizia delle apparizioni, la folla si reca con Pasquino alla maestà. Il popolo non ha problemi a credere alle parole di Pasquino, mentre ai giorni nostri, le persone che hanno visioni vengono definite ciarlatani. Si recita il rosario e al madonna riappare nuovamente, per l’ultima volta, solo a Pasquino. E’ seduta sull’altare e con la mano sinistra si appoggia su di esso. Imparte la benedizione con la palme della mano destra tutta distesa come fa il sacerdote. Pasquino chiede alla Madonna di mostrarsi al popolo ma ella scompare senza dir nulla. La folla senza vedere e udire nulla, hanno sentito un gran tremore e arricciamento di carne e di capelli e pianti di tenerezza coinvolgevano molti. La Madonna ha concesso molte grazie; la prima e quella di ricevere tanti soldi per la costruzione del santuario.
La costruzione del Santuario La prima pietra fu posata il 27 luglio 1556. La pianta della chiesa è a forma di croce greca. quando si entra nell’edificio, non si ha davanti un altare, ma l’altra uscita. Questo succede perché un tempo i civitellesi in processione entravano, sostavano davanti all’immagine e poi uscivano. Una grazia che Maria ha concesso e stata la rapida costruzione del santuario in soli 7 mesi. Grazie anche alla collaborazione di tutti i paesani. L’architetto fu Zenobi Lastricati, nato a Firenze nel 1508 e morto nel 1590. Per la cottura dei mattoni viene costruito un forno che viene chiamato “La fornace della Madonna”. Il 27 luglio 1595, la chiesa fu consacrata. Inglobava la celletta dove era stata dipinta ad affresco l’immagine della Madonna di un ignoto pittore di scuola toscana. Nel 1666 la celletta fu distrutta non prima di aver tolto l’affresco dal muro e averlo trasferito sopra l’altare maggiore. Visto che quest’ultimo e fatto di legno, nel settembre 1780 prese fuoco e bruciò anche un quadro della Natività di Maria Santissima. L’immagine di Maria sopra l’altare fortunatamente non ebbe lesioni. Ancora, nel 1786, un fulmine introdotto dal campanile, annientò tutti gli oggetti di metallo tranne le corone e gli ornamenti delle SS. Immagini. Più avanti l’altare di legno fu sostituito da uno di marmo proveniente da una chiesa di Cesena. Nel 1800 circa, l’antico organo del 1600, fu sostituito da quello attuale, costruito nel 1734 a Bologna e restaurato quest’anno in occasione del grande avvenimento. Al 1883 risalgono i lavori di restauro e decoro della cupola, mentre nel 1906 la facciata fu rimaneggiata e alcuni anni dopo fu costruita la grande cupola. Nel 1956 il professo De Carolis staccò definitivamente la S. Immagine dal muro, per portarla in processione. Nel 1575 i Servi di Maria entrarono ad abitare nel Santuario ma alcuni secoli dopo vennero sostituiti dai priori della Confraternita.
Decorazioni artistiche Al suo interno vi sono numerosissime opere d’arte anche molto pregiate. L’affresco della Beata Vergine della Suasia è di autore ignoto, forse romagnolo o faentino, risalente al XV secolo. La datazione tuttavia non è così certa, condizionata com'è dai numerosi interventi di restauro a cui la sacra immagine è stata soggetta nel corso dei secoli. Anticamente dipinta nella cella delle apparizioni oggi è collocata sull'altare maggiore. Cristo sulla croce con S.Giovanni, Maddalena e S.Luca, olio su tela, attribuito a Giovanni Battista Ramenghi detto Bagnacavallo il Giovane, inizio del XVII secolo. Altri lo attribuiscono a Denis Calvaer, pittore fiammingo che operava nel bolognese nella prima metà del XVII secolo. Madonna col Bambino e Santi Barbara, Andrea e Lorenzo, olio su tela, di Filippo Pasquali di scuola bolognese, dell'inizio del XVII secolo. Madonna col Bambino fra Angeli musicanti, olio su tela, di tarda maniera veneta, prima metà del XVII secolo, firmata "Hier. Veron", Girolamo Veronese. Vi è anche un'altra pala del Girolamo Veronese: la Vergine col Bambino e Santi. Un altro bel dipinto è l’incoronazione della Vergine fra i Santi Agostino e Monica risalente al XVII sec e di autori ignoti. Si può anche ammirare una pregevole statua dell’addolorata del 1795 del plasticatore faentino Giovanni Battista Ballanti detto il Graziani. Da segnalare anche una croce di marmo posta sotto l’altare che servì per il giubileo di Urbano VIII. I due dipinti raffiguranti l’apparizione della Vergine a Pasquino e il terremoto del 1661 sono di Silvio Gordini, lo stesso che decorò il teatro Golfarelli. Anche tutte le decorazioni interne sono state dipinte da lui.
Chiesa di Santa Maria in Borgo
Collocata all'esterno dell'antico castello s'incontra sulla sinistra entrando in paese. Fu consacrata il 6 settembre 1705 da monsignor Missiroli, vescovo di Bertinoro che in seguito all'annullamento del Nullius di S.Ellero aveva da poco acquisto la parrocchia. Ma la prebenda, come si apprende dai registri, risale a tempi più antichi, tuttavia divenne arcipretale solo nel 1731, allorché il Pontefice, su istanza del clero locale elevò la parrocchia a Collegiata. Questo edificio di culto era la sede di ben quattro confraternite. Un tempo la parrocchia era un antico ospedale che ospitava malati e mendicanti, ma anche partorienti e viaggiatori. Infatti sul retro, dove oggi vi è il giardino di una casa si trovava il cimitero parrocchiale. È dedicata a S.Michele Arcangelo, patrono del paese. Di impianto settecentesco la chiesa deve il suo assetto attuale ad un restauro effettuato nel 1918, dopo il forte terremoto del 1661 che distrusse tutto il paese. Voglio ricordare che durante questo tragico terremoto, dove morirono 120 persone, nel paese si tenevano le lezioni perciò morirono 20 alunni col maestro. L’unico edificio a rimanere illeso fu il santuario della Suasia mentre il resto delle case crollarono e le chiese rimasero molto danneggiate.
Decorazioni artistiche All’interno si può ammirare la deposizione dalla Croce e i Sette Santi Fondatori dei Servi di Maria olio su tela, attribuito al Graziani. Opera della fine del XVIII secolo. Collocata un tempo nella Chiesa del Castello è stata recentemente restaurata e collocata all'interno della Chiesa Parrocchiale. La statua di San Michele Arcangelo e posta all’interno della chiesa ed è molto venerata. Si trova anche la Madonna del Ponte, un quadro famoso per i miracoli e una pala d’altare raffigurante San Domenico di pittore anonimo risalente agli inizi del XVIII sec. L’acquasantiera (Visibile all'interno del salone parrocchiale) risale all'XI secolo e proviene dalla Chiesa della Bonalda, ubicata poco al di sopra del centro abitato di Voltre. Si tratta di un'opera in pietra fregiata da quattro piccole teste umane scolpite negli angoli ricavata da un capitello romano.
Chiesa del Castello o di Sant’Antonio
Questa chiesa è dedicata a Sant’Antonio da Padova ed è la più antica del paese. Infatti risale alla metà del XVII sec. L’interno è in stile barocco, molto bello con pregevoli stucchi di valore. La chiesa ha bisogno ancora di qualche intervento di ristrutturazione perché vi sono parecchie scrostature nei muri e dei frammenti di stucco sono caduti. Gli stucchi sono stati fatti da Antonio Martinetti e risalgono al 1719, periodo in cui si trovava a Civitella. La chiesa era stata edificata dalla confraternita delle Sacre Stimmate di San Francesco nel 1658 grazie alle offerte dei fedeli, ma nel 1661 a causa del terremoto venne quasi del tutto rifatta. Al suo interno vi sono tre altari dedicati a Sant’Antonio, San Luigi Gonzaga e alla Madonna del Carmine. La Confraternita delle Sacre Stimmate di San Francesco era serviva a soccorrere con opere di carità le persone bisognose. I soci della Confraternita dovevano vestire in modo sobrio e modesto per non offendere il Signore, mentre durante le processioni avevano una tunica di colore cenere.
Decorazioni artistiche Sull’altare Maggiore è collocata una grande decorazione di stucco e legno che raffigura ai lati le statue delle virtù, Obbedienza e Castità e in alto angeli musicanti e cherubini. In una nicchia chiusa da una porta di legno, vi è la statua della Madonna del Carmine opera di un artista toscano del ‘700. La statua viene portata ogni anno in processione, per le strade del castello. Un tempo questa processione veniva fatta tutti gli anni ma da qualche tempo non veniva più svolta. Invece quest’anno si è ripreso a seguire la bella tradizione. Negli altari vi sono dipinti molto belli ma di autore ignoto. In più si può notare una piccola statuetta antica raffigurante San Francesco. In uno degli altari ai lati vi è un quadrino in cui vi è ritratto Sant’Emidio, patrono di Ascoli Piceno.
Oratorio di San Filippo
L'oratorio di san San Filippo è una piccola chiesetta situata in via G. Mazzini. all'interno vi è un bel quadro di autore ignoto rappresentante San Filippo Neri.
[modifica] Storia
[modifica] La fondazione
Civitella è un piccolo paese situato nella valle del Bidente. La data di fondazione è ignota e potrebbe risalire agli Etruschi o ai Romani, ma le prime citazioni del nome risalgono a documenti dell'anno 757. compaiono i primi documenti dove viene citato anche il nome del paese.
Nel 963 vi sono documenti che attestano che il paese era formato da case di contadini, diversi casati di monaci e il castello in possesso dell'abate.
Negli anni seguenti, soprattutto nel 1204 si susseguirono scosse di terremoto molto forti.
[modifica] Gli scontri tra guelfi e ghibellini
Il 14 novembre 1277 Civitella venne occupata dai guelfi fiorentini, insieme a Pianetto, Valdoppio, Valcopra e Montevecchio.
Un altro terremoto nel 1279 distrusse l’abbazia di S. Ellero e lesionò al castello civitellese.
Il paese viene strappato al rettore papale dai ghibellini forlivesi, per mettere in difficoltà il conte di Valbona e i suoi alleati. Pochi anni dopo, all’incirca nel 1289, Stefano Colonna, retore papale, acquistò o si fece assegnare diversi feudi, tra cui Civitella.
Nel 1302, Civitella viene assegnata a Francesco di Orso Orsini, dalla famiglia del Legato Papale. Due anni dopo Forlì tentò di riprenderla, ma senza successo.
Nel 1316 fu luogo di un’importante scontro tra guelfi e ghibellini dietro il colle del Girone. Alla fine della battaglia risultarono deceduti più di 30 cavalieri ghibellini e altrettanti fanti.
I guelfi di Firenze nel 1375-1378 cercano di impedire al Papato il possesso dei comuni e dei feudi cercando di fare una serie di alleanze. Civitella non risultò subito coinvolta nel conflitto, ma in seguito venne pian piano coinvolto nella battaglia e ottenne il possesso del feudo di Andraino della famiglia degli Umbertini, famiglia molto potente tra il 1304 e il 1393. In quest’ultimo anno, Civitella viene concessa in feudo a Bonifacio IX.
[modifica] Il dominio papale
Nel 1403-1404 Civitella fu assediata dai fiorentini: l'assedio non ebbe successo, e Civitella ritornò sotto il dominio papale. L'amministrazione fu affidata a Carlo Malatesta di Rimini.
I Malatesta dominarono il paese fino al 1463.
Il 7 aprile 1463 il podestà papale in carica, persona molto irascibile, maltrattò parecchie volte un abitante del paese e decise di ucciderlo. La popolazione insorse contro il podestà, scatenando una cruenta rappresaglia da parte dell'autorità papale.
Concluse le ostilità, nel 1482 il paese ricevette il titolo di contea.
Nel XVI secolo Civitella fu coinvolta negli assedi di Cusercoli a causa di Caterina Sforza, che tuttavia non raggiunse mai Civitella e non ebbe mai il possesso del castello.
Nel 1527 i Lanzichenecchi passarono per il paese, saccheggiandolo e commettendo violenze per vendicarsi del loro capo ucciso.
Il 1 aprile 1556 avvenne una presunta apparizione della Beata Vergine della Suasia ad un abitante di Civitella, Pasquino da Vignale. Per celebrare l'evento si diede il via alla costruzione di un santuario, iniziato con la posa della prima pietra il 27 luglio e giunto a conclusione dopo circa 7 mesi. Esso fu dato in custodia all'ordine dei Servi di Maria, esistenti fino al 1797.
Verso il 1580, Civitella tornò nelle mani della Santa Sede, dopo essere stata riscattata dal pontefice Gregorio XIII. Cominciò un periodo di crisi, dominato dalla carestia dovuta alla mancanza di grano e ad un terremoto che causò 100 vittime. Anche negli anni seguenti, fra il 1587 e il 1597 la carestia non diede tregua.
Agli inizi del XVII secolo nel paese si diffuse la piaga del contrabbando, soprattutto di grano e bestiame, praticata da popolani così come dai nobili locali.
Nel 1661 vi fu un altro terremoto che colpì la Romagna, che uccise più di 120 persone e distrusse totalmente il piccolo paese. L'unico edificio sopravvissuto fu il santuario della Madonna.
La crisi del terremoto peggiorò ulteriormente le condizioni di vita, spingendo la gente verso la pratica del contrabbando per avere sostentamento.
A partire dal 1718 si hanno notizie del carnevale, in cui i ricchi indulgevano in feste mascherate mentre ai poveri veniva distribuito del grano.
Di nuovo nel 1722 si profilò lo spettro di una carestia per via di un cattivo raccolto, scongiurata con i raccolti dell'anno successivo: dai documenti dell'epoca risulta che l'abbondanza spinse i governatori ad avanzare richieste curiose, ad esempio bacche di ginepro in gran quantità.
A partire dal 1732 venne tassato il consumo di tabacco e di acquavite al posto del vino, poiché questi vizi stavano cominciando a diffondersi tra il popolo
Nella seconda metà del XVIII secolo i furti nei campi e il contrabbando erano diffusi, e vennero imposte pene dure anche per i reati minori.
Per debellare malviventi e briganti che proliferavano nelle campagne, nel 1803-1809 venne avanzata la proposta di creare una Guardia Nazionale di Campagna. Tra il 1813 e il 1815 viene riaperta la dogana.
Nel 1815, col Congresso di Vienna, Civitella venne di nuovo accorpata allo Stato Pontificio, Civitella venne riunita con il comune di Cusercoli.
[modifica] Frazioni
- Castagnolo
- Cigno
- Civorio
- Collina
- Cusercoli
- Giaggiolo
- Nespoli
- Petrella
- San Paolo
- Seggio
- Seguno
- Voltre
[modifica] Feste e Sagre
- Fiera dei Santi: si svolge il 1 novembre. Vi è una grande mostra-mercato di bovini, suini, ovini e caprini, assieme ad un grande mercato lungo le vie del paese.
- Carnevale civitellese: sfilata di carri allegorici che si svolge dal 1961 due domeniche di febbraio.
- Sagra della cilegia: si svolge l'ultima domenca di giugno. Vengono messe in mostra le varietà di ciliegie dei coltivatori della zona.
- Via Crucis: sacra rappresentazione che si svolge in aprile.
[modifica] Personaggi celebri
- Nicola Bombacci, politico
- Francesco Di Biasi, giurista
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Giovanni Felice (Democrazia e Solidarietà) dal 14/06/2004
Centralino del comune: 0543 984311
Email del comune: sindaco@comune.civitella-di-romagna.fo.it