Benedetto Accolti il Giovane
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Cardinale | |
Benedetto Accolti della Chiesa cattolica |
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Bernardino Santini, Ritratto del Cardinale Benedetto Accolti, Arezzo, Quadreria Comunale |
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Nato | 24 ottobre 1497, Firenze |
Ordinato sacerdote |
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Consacrato vescovo |
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Vescovo | |
Proclamato cardinale |
3 maggio 1527 da papa Clemente VII |
Deceduto | 21 settembre 1549, Firenze |
Cardinale Titolo cardinalizio Collegio cardinalizio · Concistoro Tutti i cardinali dati |
Benedetto Accolti (Firenze, 24 ottobre 1497 – Firenze, 21 settembre 1549) è stato un cardinale italiano.
« È ricordato dall'Ariosto, nell'Orlando canto 46 stanza 2, quale gloria e splendore del Concistoro Santo: fu segretario di Clemente VII in compagnia del Sadoleto di cui era amico, e così del Bembo, del Poggio e d'altri; poi andò Legato d'Ancona. Possedeva grandi talenti, ebbe fino gusto per la letteratura, e si mostrò generoso cogli uomini scienziati ed eruditi. Tanta era la sua eloquenza che fu appellato il Cicerone dei suoi tempi: scrivea con tale eleganza il latino da gareggiare con i primi antichi scrittori a specialmente negli epigrammi e nelle elegie. Divenne accettissimo a Carlo V » | |
(Gaetano Giordani[1])
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Indice |
[modifica] Biografia
Benedetto detto "il Giovane" per poterlo distinguere dal nonno Benedetto "il Vecchio", era figlio di Michele Accolti, patrizio di Arezzo e podestà di Montevarchi, e di Lucrezia di Giovanni Alamanni di Montevarchi.
Studiò prima a Firenze e poi si trasferì all'Università di Pisa dove si laureò in giurisprudenza.
Sotto Leone X, su raccomandazione dello zio Pietro, nel 1515 fu assunto alla corte papale come protonotario apostolico e nel 1518 abbreviatore di parco maggiore. Poi "la fortuna dello zio diventò la sua"[2].
Nel 1521 lo zio gli fece avere il vescovato di Cadice, che era stato suo, rimpiazzato da Adriano VI, nel 1523, con quello di Cremona che tenne fino alla morte. Un anno dopo, sempre ceduto dallo zio, aggiunse anche l' arcivescovato di Ravenna, ma solo nominalmente, perché le rendite furono incamerate dallo zio e cominciò a riscuoterle solo alla di lui scomparsa[3].
Tre anni più tardi Papa Clemente VII, nel concistoro del 3 maggio 1527, lo elevò al rango di cardinale del titolo di S. Eusebio che era stato di suo zio.
La sua ascesa sembrava inarrestabile quando nel 1532 fu promosso Legato della Marca di Ancona ovvero da ruoli puramente pastorali passò a ricoprirne uno temporale. In realta' la legazione se l' era comprata sborsando 5700 ducati d'oro[4].
Ma questa legazione fu per l'Accolti causa di dolorose sventure. Paolo III il 15 aprile 1535 lo fece chiudere in Castelsantangelo, e sottoporre a rigoroso processo. Quale ne fosse il motivo chiaramente non apparisce. Il Mazzuchelli (tom. I del suo Museo, pag 225) quasi indovinando scrive che fu per avventura la sua mala amministrazione di Fano e della Marca. Però non sembra che la sua colpa fosse di solo peculato, come si giudica dai più, perché in tal caso, secondo anche la osservazione del Giovio, non si sarebbe trattato di decapitarlo. Alcuni vogliono che il Cardinale Ippolito de' Medici, consanguineo di Clemente VII, con cui ebbe gravi controversie, a punto per la legazione della Marca, fosse autore della prigionia dell' Accolti.
Fu sciolto dai ceppi dopo di essersi confessato reo, ma colla ammenda gravissima di cinquantanovemila scudi d' oro, somma rapportata dal Ciacconio, dall'Oldoino e da altri ancora. Uscì di carcere il dì ultimo di ottobre, anno medesimo, giovando non poco a liberarnelo i buoni officii del cardinale Ercole Gonzaga e quelli di Carlo V imperatore[5].
Espulso da Roma, pur riottenendo il permesso di tornare nel 1542, passò il resto dei suoi giorni immerso nella letteratura tra Ferrara, Venezia e Firenze dove morì non senza sospetto di veleno[6] e fu sepolto nella Basilica di San Lorenzo.
Lasciò alcune opere latine, stampate a Venezia nel 1533, e alcune poesie che furono inserite nella raccolta Quinque illustrium Poetarum oltre a un trattato sui diritti del papa sul regno di Napoli.
Lasciò anche un figlio illegittimo, Benedetto[7], che nel 1564 ordi' una congiura contro Pio IV.
Fu essa cospirazione tramata da Benedetto Accolti, figlio del fu cardinale Accolti, ed in essa concorsero il conte Antonio Canossa, Taddeo Manfredi, il cavalier Pelliccioni, Prospero Pittorio ed altri, tutti gente di mala vita e gente fanatica, come dai fatti apparve. Fu creduto che l'Accolti coll'essere stato a Genevra, avesse ivi bevuto non solamente il veleno dell empie opinioni, ma eziandio le fantastiche immaginazioni ch'egli ebbe forza d'imprimere nei complici suoi. Cioè, diceva egli che ucciso il presente papa, ne avea da venire un altro divino, santo ed angelico, il qual sarebbe monarca di tutto il mondo. E buon per costoro, perché bel premio aveano da riportare di sì orrido fatto. Al conte Antonio dovea toccare il dominio di Pavia; quel di Cremona al Manfredi; al Pelliccioni quello della città dell'Aquila; e così altre signorie agli altri. Per conoscere meglio l'illusione e leggerezza delle lor teste, basterà sapere che si prepararono al misfatto colla confession dei loro peccati, tacendo nulladimeno l'empio sacrilegio ed omicido che disegnavano di commettere. Fissato il giorno, si presentò una mattina a' piedi del pontefice l'Accolti col pugnale preparato all'impresa; ma sorpreso da timore, nulla ne fece. Nata perciò lite fra i congiurati, il Pelliccioni, per salvar la vita andò a rivelare il già fatto concerto. Tutti furono presi; e per quanto coi tormenti e colle lusinghe si procurasse di trar loro di bocca, chi gli avesse sedotti ed incitati a sì esecranda azione, nulla si poté ricavarne, sennonché l'Accolti sosteneva d'aver di ciò parlato cogli angeli, i quali certamente non doveano essere di quei del paradiso. Furono costoro pubblicamente tormentati per la città, e poi tolti dal mondo. L'Accolti sempre ridendo fra i tormenti assai dimostrò che si trattava di gente che avea leso il cervello, e forse meritava più la carità di esser tenuta incatenata in uno spedale, che il rigore di un capestro[8].
[modifica] Note
- ^ Gaetano Giordani, Della venuta e dimora in Bologna del sommo pontefice Clemente VII, Bologna, 1742, pag. 205
- ^ Biblioteca italiana, o sia giornale di letteratura, scienze ed arti, v. 43 (Luglio - Sett. 1826), pag. 324
- ^ Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, Venezia, 1852, vol. LVI, pag. 251
- ^ Emanuele Repetti, Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, Firenze, 1846, pag. 35
- ^ Gaetano Moroni, cit., pag. 60
- ^ Bollettino storico cremonese, v.4-5, 1934-1935, pag. 145
- ^ Eugenio Albèri, Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Firenze, 1857, vol. X, pag. 194
- ^ Lodovico Antonio Muratori, Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750, Firenze, 1827, vol. 25, pagg. 157-158
[modifica] Bibliografia
- Lorenzo Cardella, Memorie storiche de' cardinali della Santa Romana Chiesa, vol.IV, Roma, 1793
- Biblioteca italiana, o sia giornale di letteratura, scienze ed arti, v. 43 (Luglio - Sett. 1826)
- Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, vol. LVI, Venezia, 1852
- Bollettino storico cremonese, v.4-5, 1934-1935