Americana (romanzo)
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Americana | |
Autore: | Don DeLillo |
Genere: | romanzo |
Sottogenere: | |
EDIZIONE RECENSITA | |
Anno: | 1971 |
Editore: | Il Saggiatore |
Pagine: | 379 |
ISBN | 8842805785 |
Progetto Letteratura |
Americana è il primo romanzo di Don DeLillo, pubblicato nel 1971. Il narratore, David Bell, era un dirigente della televisione nei tardi anni '60, e nel romanzo ripensa a quei tempi da un momento posteriore di 30 anni. Si noti che nelle varie ripubblicazioni del libro fin dal 1989 è stato lo stesso DeLillo a modificare il testo originale.
[modifica] Recensione
Americana, il primo libro dello scrittore americano Don DeLillo, è un romanzo in due parti e mezzo. Dopo aver compiuto un'esplorazione sul disagio interiore del moderno (perlomeno per il 1971) dirigente d'azienda, il romanzo evolve in un monologo interiore ed alla fine in un'inchiesta sul potere del cinema nel rappresentare (o alterare) la realtà. Si impegna ad affrontare le radici della patologia americana e introduce temi che DeLillo avrebbe approfondito poi in maniera più eloquente in romanzi come I nomi, Rumore bianco e Libra.
Un riferimento iniziale al regista italiano Michelangelo Antonioni dà il tono al resto del libro: serio, inquisitivo, e lento. Allo stesso modo in cui Antonioni tratta le culture giovanili alternative in “Blow-Up e “Zabriskie Point”, DeLillo sceglie di rivolgersi alle istanze sociali girandoci intorno anziché affrontarle a viso scoperto; il Vietnam è menzionato solo in epiteto, gli Hippies mai, e Nixon con le sue disastrose politiche è completamente ignorato. Piuttosto, DeLillo fa del suo io narrante l’unico conscio interlocutore fra la materia narrativa e il lettore.
Il protagonista, David Bell, è diviso in due personaggi differenti: il giovane ed efficiente dirigente societario che è cresciuto fra i privilegi e il regista ”eccentrico” (leggere: “d’avanguardia”) che passa l’intera seconda metà del romanzo a realizzare un film autobiografico a Nowhere, negli Stati Uniti. La pecca principale del romanzo è la discrepanza fra questi due aspetti del medesimo personaggio.
DeLillo imposta la prima parte come un’accusa del mondo degli affari e, attraverso il monologo di Bell, i suoi effetti su coloro che si muovono al suo interno; nella seconda parte però Bell diventa un artista eccezionalmente sensibile la cui voce, prima inaffidabile, dà forma alle grandi paure e dilemmi che caratterizzano la vita Americana contemporanea. Sia “Something Happened” di Joseph Heller che “An American Dream” di Norman Mailer trattano il malessere del mondo degli affari con più acume di Americana, e i film di Jonas Mekas, Hollis Frampton, Chantal Ackerman e Bruce Conner contestualizzano propriamente nell’ambito cinematografico lo sforzo autocelebrativo che Bell indulge a se stesso.
Nel complesso, il libro rappresenta un arricchimento per chi è già appassionato alle tematiche di DeLillo (come pure per studenti di corsi cinematografici), ma la rivelazione sull’America del periodo successivo agli anni ’60 tanto promessa non arriva mai del tutto.
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