Ambrogio Lorenzetti
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Ambrogio Lorenzetti (1285 – 1348) è stato un pittore italiano.
Fu importante nel periodo del Trecento, tra i maestri della scuola senese. Fu fratello minore di Pietro Lorenzetti. Fu attivo dal 1317 al 1348 anno in cui probabilmente morì a causa della peste nera.
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[modifica] Vita e opere
[modifica] Esordi
Con molta probabilità ricevette la prima formazione nella bottega di Duccio di Buoninsegna, così come era accaduto per suo fratello e per Simone Martini.
Forse influenzato dal fratello che aveva lavorato ad Assisi, la pittura di Ambrogio era in questa fase di esordio caratterizzata da un solido approccio di stampo giottesco, ben diverso dalle sinuose raffinatezze di Simone Martini che allora dominavano la scena senese. Un esempio del suo primo stile è la Madonna col Bambino di Vico l'Abate (firmata, 1319), oggi al Museo d'arte sacra di San Casciano Val di Pesa, rigidamente frontale e di una presenza statuaria e possente, che echeggia anche le statue di Arnolfo di Cambio; il solido e spigoloso trono ligneo irrigidisce ancora maggiormente la ferma presa di Maria sul bambino, e l'unica concessione fuori schema è il vivace bambino che si agita e scalcia come un vero infante.
[modifica] A Firenze
Un'impostazione del genere doveva apparire troppo rude per la gotica Siena, per questo Ambrogio si trasferì a Firenze dove è documentato nel 1321 e nel 1327, quale iscritto all'Arte dei Medici e Speziali (che a quel tempo comprendeva anche i pittori). Qui ricevette numerose commissioni sfruttando anche il vuoto che Giotto aveva lasciato con la sua partenza del 1327.
Sviluppò una maggiore vena narrativa, come negli Episodi della vita di San Nicola agli Uffizi (1332 circa), dove costruì complesse architetture nelle quali svolgere la narrazione, evitando anche l'innaturale convenzione di sfondare le pareti per mostrare ciò che avviene nelle stanze. Per esempio nella scena di San Nicola che resuscita il bambino strozzato dal demonio, il bambino protagonista è raffigurato quattro volte in altrettanti momenti successivi, che si svolgono nei due piani di un edificio: il pian terreno è aperto da un arcone, mentre il piano superiore è visibile tramite una loggia. In queste scene inoltre il fondo oro è ormai quasi abolito, con l'architettura che occupa quasi tutto lo sfondo.
[modifica] Rientro a Siena, Allegorie ed effetti del Buono e Cattivo Governo
A Siena nel frattempo il Martini era partito per Avignone (1336), quindi è più facile ottenere importanti commissioni, infatti nel 1337 e nel 1340 sono documentati i pagamenti per lavori al Duomo di Siena e al Palazzo Pubblico.
In particolare per il governo comunale aveva realizzato una Madonna col bambino, per la loggia, che trovandosi all'esterno è oggi molto rovinata, un perduto disco girevole del Mappamondo (dal quale prese il nome la Sala del Mappamondo dove aveva lavorato Simone Martini), gli affreschi politici ispirati ai testi di Aristotele e Tommaso d'Aquino nella Sala della Pace e soprattutto il suo capolavoro nella sala del Consiglio dei Nove: le due Allegorie ed effetti del Buono e Cattivo Governo, dispiegati su tre pareti opposte per una lunghezza complessiva di circa quattordici metri ciascuno, più i sette metri e settanta dell' Allegoria del Buon Governo sul lato breve della sala. Fu uno dei primi messaggi di propaganda politica in un'opera medievale.
Nell'Allegoria del Buon Governo la Giustizia è assisa in trono sulla sinistra, con una grande bilancia, sui cui bracci due angeli amministrano premi e punizione: per esempio quello di sinistra con una mano decapita un uomo, con l'altra ne incorona un altro. La Giustizia guarda in alto, dove vola la Sapienza, che la istruisce. Sotto la Giustizia sta seduta a un banco la Concordia, diretta conseguenza della prima, che dà ai cittadini le corde per muovere i piatti della bilancia della giustizia. Il corteo di cittadini va quindi verso il simbolo di Siena, la lupa con i due gemelli, sopra il quale si emana il Buon Governo, rappresentato da un monarca in maestà. A lui i cittadini offrono la corda per manovrare la Giustiza. Il Buon Governo è protetto dalle tre Virtù teologali (Fede, Speranza e Carità), mentre ai lati del trono, su un sedile coperto da splendide stoffe, sono assise in varie pose le personificazioni della Giustizia, della Temperanza, della Magnanimità, della Prudenza, della Fortezza e della Pace. Famosa è la figura della pace, mollemente semisdraiata in una posa sinuosa, con un rametto di ulivo in mano. Nell'angolo destro il pittore sistemò, con un disegno acutamente realistico, una serie di prigionieri scortati da guardie a cavallo. Essi rimangono fuori dalle mura che si ergono a fianco della lupa.
Diretta emanazione dell'allegoria è l'affresco degli Effetti del buon governo in città e in campagna sulla parete successiva, che doveva rappresentare con un esempio eloquente gli obiettivi dei governanti della città. A sinistra un città magnificamente dipinta (la stessa Siena, come dimostra il campanile e la cupola del Duomo che spuntano nell'angolo in alto a sinistra) è popolata da abitanti laboriosi, ben edificata e gaia, come sottolinea l'elegante girotondo di fanciulle. A destra si dispiega la campagna, dove merci e persone viaggiano in sicurezza, la terra fertile viene coltivata, i giovani vanno a caccia, mentre in aria vola la personificazione della Sicurezza, che regge un delinquente impiccato e un cartiglio:
« Senza paura ogn'uom franco camini e lavorando semini ciascuno |
L'affresco dell' Allegoria ed effetti del cattivo Governo è purtroppo più danneggiato, con diverse zone interessate dalla caduta della superficie pittorica. Dipinto in maniera speculare a quello del Buon Governo, doveva permettere il diretto confronto didascalico con l'affresco sulla parete opposta. Un diavolo simboleggia la Tirannide, sul quale volano Avarizia, Sperbia e Vanagloria; della sua bestiale corte fanno parte Furore, Divisione, Guerra, Frode, Prodizione e Crudeltà. Ai suoi piedi la Giustizia legata è tenuta da un individuo solo (non dalla comunità). La città del Cattivo Governo è crollante e piena di macerie, perché i suoi cittadini distruggono piuttosto che costruire, vi si svolgono omicidi, innocenti vengono arrestati, le attività economiche sono miserabili. La campagna è incendiata ed eserciti marciano verso le mura. In cielo vola il sinistro Timore.
Nel dipingere le scene Ambrogio ricorse a stratagemmi fini, per esempio nel Buon Governo la prospettiva e la luce sono costruite in modo da mostrare serenamente la città fino in profondità, mentre la scura città del Cattivo Governo dà subito una sensazione di disarmonia, con tetri edifici che bloccano la visuale.
Nell'affresco venne rappresentato il paesaggio rurale ed urbano, quasi assoluta novità nel panorama artistico dell'epoca (presente già in alcune miniature di ambito federiciano, ma molto più stilizzato), con una cura del dettaglio, una vastezza ed una credibilità mai toccate finora. Tuttavia questa rappresentazione non era fine a se stessa (volontà di portare una testimonianza di un paesaggio) ma fa parte di un preciso messaggio politico, veicolato dal paesaggio: la campagna qui illustra allegoricamente un concetto (di effetto di un regime politico), non "un" paesaggio.
Influenzato dalla prima formazione avvenuta a Siena, Ambrogio tuttavia si discostò dai caratteri dominanti di tale arte tanto che è difficile ritenerlo un'esponente tipico della pittura senese del Trecento.
Entrambi i fratelli probabilmente morirono durante la prima grande ondata di peste nera che nel 1348 decimò in maniera terribile le popolazioni dell'Europa occidentale.
[modifica] Opere
- Madonna con bambino, tempera su tavola, cm 148 x 78, Museo d'Arte Sacra, San Casciano Val di Pesa, (datata 1319)
- Altare di San Procolo (1332)
- Investitura di San Luigi di Tolosa (1329), affesco nella basilica di San Francesco, Siena
- Effetti del buono e del cattivo governo in città e in campagna (1340), affresco nel Palazzo Pubblico, Siena
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[modifica] Collegamenti esterni
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