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Alfa Romeo - Wikipedia

Alfa Romeo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Alfa Romeo
Logo
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Tipologia Società per azioni
Borse valori

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Fondazione 1910 a Milano

Fondata da

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Chiusa

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Sede principale

Bandiera dell'Italia Italia, Torino

Gruppo Gruppo Fiat
Filiali

Persone chiave

Settore

Autoveicoli

Prodotti

Fatturato

Margine d'intermed.

Risultato operativo

Utile netto

Dipendenti
Slogan Cuore Sportivo
Note {{{note}}}
Sito web www.alfaromeo.it

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Progetto Economia
« Ogni volta che vedo passare un'Alfa Romeo, mi tolgo il cappello »

L'Alfa Romeo è un'azienda automobilistica fondata il 24 giugno 1910 a Milano. Dal 1986 fa parte del Gruppo Fiat e a partire da febbraio 2007 è una divisione della Fiat Group Automobiles SpA.

Indice

[modifica] Storia

La costituzione della società avvenne in via Gattamelata, nella zona denominata "Portello", con il marchio A.L.F.A., (acronimo di Anonima Lombarda Fabbrica Automobili), nome che contemporaneamente richiama la prima lettera dell'alfabeto greco e sembra voler sottolineare l'inizio di un nuovo tipo di attività nelle costruzioni automobilistiche, quello della macchina soprattutto sportiva. Rilevata da parte di un gruppo lombardo dalle mani di un imprenditore francese, sempre del ramo automobilistico, Alexandre Darracq, che aveva tentato con scarso successo una avventura industriale in Italia; sin dal primo marchio l'azienda ha voluto ricordare i suoi legami con la città di origine: da un lato il serpente visconteo (il biscione), dall'altro la croce rossa in campo bianco, simbolo di Milano. I 250 dipendenti della gestione precedente furono riassunti dall'azienda e l'obiettivo fu quello produrre 300 automobili all'anno.

[modifica] Darracq Italia

Le origini dell'Alfa hanno un nome francese e le radici sono a Napoli. L'imprenditore Alexandre Darracq dopo aver prodotto biciclette, passò alla produzione di automobili con la Darracq. Nel 1906 nacque la Società Italiana Automobili Darracq, con sede a Napoli. I lavori per lo stabilimento iniziarono subito, ma la città campana era troppo distante dalla Francia, penalizzando il progetto. Darracq sposta lo stabilimento al nord, al Portello, periferia di Milano. Le automobili vengono montate con i pezzi provenienti dalla Francia.

[modifica] L'Alfa

Un'ALFA 24 HP Torpedo Castagna del 1910
Un'ALFA 24 HP Torpedo Castagna del 1910

Le vendite erano scarse e la produzione arrancava. Nel 1909 la società è in liquidazione. Nel 1910 nacque l'Alfa (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili)

Nell'autunno del 1910 cominciò la produzione del primo modello Alfa, il 24 HP, progettato da Giuseppe Merosi e da cui vennero subito derivati dei modelli da competizione portati al debutto l'anno successivo, il 1911, alla Targa Florio. Da ciò si capisce come fin dall'inizio della sua storia questa casa si fosse votata alla costruzione di autovetture dal carattere sportivo.

[modifica] La nascita dell'"Alfa Romeo"

Nel frattempo Nicola Romeo, ingegnere napoletano (Sant'Antimo), fondò la Sas Ing. Nicola Romeo & C., con sede a Milano, in via Ruggero di Lauria.

L'Alfa conquistò il primo e il secondo posto nella gara "Parma-Poggio di Berceto" (1913).

Nel 1915 Romeo entrò nel capitale dell'Alfa e ne modifica il nome in Alfa Romeo Milano. In quegli anni una parte della produzione si dovette convertire alle necessità dell'industria bellica della prima guerra mondiale e la produzione regolare di autoveicoli riprese nel 1920 con la presentazione della prima auto con il nuovo nome, la Torpedo 20-30 HP.

[modifica] 1920

Nel decennio seguente si ampliò l'attività sportiva della casa milanese, grazie a piloti del calibro di Antonio Ascari, Giuseppe Campari ed Enzo Ferrari; nel 1923 vide la luce anche il simbolo del quadrifoglio verde che da allora ricorrerà in tutte le attività sportive dell'Alfa e nelle versioni più sportive delle sue macchine. Sempre negli anni '20 ci furono delle vicissitudini nel capitale societario, la cui maggioranza era nel frattempo finita nelle mani della Banca d'Italia; esce dalla società Nicola Romeo e per qualche tempo ci fu anche il timore della chiusura dell'azienda, rientrato grazie alla notorietà già raggiunta in campo internazionale e nel campo delle corse. Nel 1929 nacque all'interno dell'azienda la Scuderia Ferrari, il reparto apposito per le corse.

Questo nome venne portato in dote all'azienda da Enzo Ferrari che aveva, alcuni anni prima fondato la società sportiva omonima e che, dopo aver lasciato l'Alfa Romeo, fonderà l'azienda Scuderia Ferrari famosissima anche ai giorni nostri.

[modifica] 1930

Il decennio antecedente alla seconda guerra mondiale consolidò la fama mondiale dell'Alfa, sempre grazie soprattutto alle corse e ai suoi piloti: ancora Giuseppe Campari, Tazio Nuvolari, Gastone Brilli-Peri, Mario Borzacchini.

Questi nomi storici ricorreranno nella fantasia popolare fino ai giorni nostri e ispireranno anche una famosissima canzone di Lucio Dalla.

Per quanto riguarda l'azienda produttiva, nel 1932 venne acquisita dall'IRI che, tra i primi provvedimenti, decise di non proseguire con l'attività delle corse a proprio nome bensì di affidare tutta la gestione alla Scuderia Ferrari, preferendo invece diversificare la produzione anche nei settori degli autobus, degli autocarri e nei motori aerei.

Iniziò in questi anni, grazie ad Ugo Gobbato (di Volpago del Montello in provincia di Treviso) anche la costruzione del nuovo stabilimento di Pomigliano d'Arco.

[modifica] 1940

La seconda guerra mondiale lascerà molti segni anche negli stabilimenti dell'Alfa Romeo, considerati molto importanti per l'approvvigionamento bellico e pertanto più volte bombardati, fino a causare la chiusura dello stabilimento del Portello nel 1944. Sin dalla fine della guerra si cercherà di rimettere in funzione gli impianti danneggiati, dedicandosi inizialmente alla costruzione di motori nautici e avio e addirittura alla costruzione di cucine elettriche e serramenti, ritornando comunque presto alla tradizionale attività di costruttore di automobili sportive.

[modifica] 1950

Gli anni '50 furono probabilmente i più importanti nella storia della casa, che produce due modelli di auto destinati a fare storia, la 1900 e la Giulietta. Si tratta dei primi modelli costruiti in catena di montaggio, e il primo apre la strada anche alla fornitura delle auto della Polizia; è con questo modello che si inaugura la famosissima serie delle Pantere. Nel 1952 inizia anche la produzione di una fuoristrada messa in concorrenza con la contemporanea Fiat Campagnola e denominata "Matta".

Anche nel campo delle corse la casa continua a mietere successi vincendo i due primi Campionati Mondiali di Formula 1 1950 e 1951 grazie rispettivamente a Giuseppe Farina e Juan Manuel Fangio a bordo delle Alfa Romeo 158 e 159 e vincendo il primo anno 6 Gran Premi su 7 imponendo un dominio totale della scuderia , che piazzò in classifica ai primi tre posti i suoi piloti di punta: oltre al vincitore Giuseppe Farina si distinsero Juan Manuel Fangio che vinse molte corse e Luigi Fagioli. Vengono infastiditi soltanto occasionalmente da Alberto Ascari sulla Ferrari, che si classifica quinto, e dal francese Louis Rosier sulla Talbot-Lago, giunto al quarto posto. Nel secondo Campionato del Mondo vinse 4 Gran Premi su 8. Vinse Juan Manuel Fangio, seguito dal ferrarista Alberto Ascari e dagli alfisti Froilan González e Nino Farina 22 pt.

[modifica] 1960

Nel 1961 uscì dalle catene di montaggio la 100.000-esima Giulietta e l'anno successivo venne messa in produzione un'altra delle vetture che hanno fatto la storia di questa casa, la Giulia. Nel campo delle corse nasce nel 1964 l'Autodelta, il reparto specifico per le competizioni, grazie anche all'impegno dell'ing. Carlo Chiti. Nel frattempo entrò a regime anche il nuovo stabilimento di Arese e continuò la collaborazione con i migliori designer italiani, da Zagato con le famose coupé, a Pininfarina a cui si deve la famosissima spider Duetto, fino a Bertone a cui si deve la Montreal del 1970. Nel 1968 viene presentato il modello che sostituirà la Giulia, l'Alfa Romeo 1750 che vedrà anche una sorella maggiore pochi anni dopo, la Alfa Romeo 2000.

[modifica] 1970

Un'Alfetta del 1972
Un'Alfetta del 1972

Nel campo delle corse gli anni '70 videro l'Alfa Romeo impegnata soprattutto nelle corse con auto a ruote coperte e, con il modello 33, vincitrice di alcune delle più importanti gare di durata e di alcuni campionati di Gran Turismo. I piloti più noti che hanno corso in quegli anni per il "biscione" sono Andrea de Adamich, Nino Vaccarella e Ronnie Peterson.

Il 1972 è l'anno dell'inaugurazione dello stabilimento di Pomigliano d'Arco, con l'inizio produzione della piccola Alfa, la Alfasud, prima autovettura della casa a trazione anteriore e con motore di "soli" 1200 cc; se ne riusciranno a produrre nell'arco del decennio circa 1.000.000 di esemplari.

A fronte della prosecuzione delle vittorie sportive gli stessi anni '70 non sono altrettanto fortunati sotto il punto di vista della produzione di serie, anche a causa della crisi petrolifera che colpì pesantemente il comparto dell'auto. Di quegli anni è un modello basilare nella storia dell'Alfa Romeo, l'Alfetta (1972). Elegante e potente l'Alfetta presentava una raffinatezza meccanica superiore e un comportamento su strada ineccepibile. Il motore è inizialmente un 4 cilindri bialbero di 1800 cc, dotato di valvole riportate al sodio e alimentato da due carburatori doppio corpo. Il telaio presenta una sospensione anteriore a quadrilateri e il ponte posteriore De Dion, la trasmissione segue lo schema Transaxle con cambio e frizione al retrotreno per ripartire perfettamente le masse. I freni sono a disco, coi posteriori montati all'uscita del differenziale per ridurre le masse non sospese. Lo schema meccanico dell'Alfetta è talmente raffinato che verrà riproposto invariato 13 anni dopo sulla 75, prodotta fino al 1992. Poco dopo il lancio dell'Alfetta ne viene proposta una variante più corta e con uno stile più giovanile: la Nuova Giulietta (1977).

La Giulietta riprende il pianale e molte parti della carrozzeria dell'Alfetta, ma si posiziona un poco più in basso, presentandosi sul mercato con due motorizzazioni di 1300 e 1600 cc. Poco più tardi, dopo una gestazione lunghissima esce la Alfa 6 (1979). Dotata di un motore di 2500 cc è dotata di una serie impressionante di gadget rivolti ad assicurare il comfort di marcia, ma si rivela un flop commerciale, per via della linea anonima e del clima sociale di quegli anni che consiglia di evitare l'acquisto di beni di lusso.

Anni positivi dunque, tuttavia, la produzione di modelli di buon successo non bastò a mantenere in buone condizioni l'azienda e per cercare di risalire la china si provò anche un cambio al vertice aziendale, con l'arrivo di un nuovo manager, nel 1978; l'Ing. Ettore Masaccesi. L'Alfa Romeo partecipò con la 177 nella stagione 1979 del Campionato mondiale di Formula 1 con il nome di Autodelta. Esordì nel Gran Premio del Belgio con alla guida Bruno Giacomelli. Con questa vettura, anche se gestita dall'Autodelta, il glorioso marchio di Arese faceva il suo ritorno con una vettura propria nel mondiale di Formula 1 dopo i titoli piloti nel 1950 e 1951. Giacomelli utilizzò la vettura sia nel Gran Premio del Belgio che in quello di Francia. Il modello successivo, che cercava di sfruttare l'effetto suolo, il 179 spinto da un nuovo propulsore esordì nel gran premio di Monza. In quella occasione ci fu l'ultima apparizione della 177, con al volante Vittorio Brambilla. Nelle successive stagioni partecipò con il proprio nome correndo con le vetture 179, 182, 183, 184 e 185.

[modifica] 1980

Un’Alfa 33 1.3 VL del 1991
Un’Alfa 33 1.3 VL del 1991

È dell'inizio degli anni '80 la presentazione dell'Alfa 33 in sostituzione dell'Alfasud che non aveva riscosso il successo sperato presso gli appassionati. Dopo le lamentele della clientela sulla poca sportività dell'Alfasud stessa, si tentò di riguadagnare con il nuovo modello il prestigio perduto. Uscì anche una versione 4x4 e giardinetta. Nello stesso anno, il 1983, prende vita anche il tentativo di joint-venture con la nipponica Nissan con la messa in produzione della Arna: l'esperimento però non ottenne i frutti sperati poiché gli appassionati alfisti non riconobbero in questo modello i tratti caratteristici della casa del biscione. Nel 1984 cominciò la commercializzazione dell'Alfa 90, erede delle Alfetta e Alfa 6, ridisegnata dal noto carrozziere Bertone e prodotta nelle varie versioni in poco meno di 50.000 esemplari.

Anche il tentativo di rientrare nella Formula 1 nel 1980 non fu coronato da grandi risultati, ma addirittura funestato dalla morte del pilota Patrick Depailler durante alcune prove in Germania. Corsero per l'Alfa Romeo di quegli anni anche due piloti italiani quali Bruno Giacomelli e Andrea de Cesaris, entrambi senza riuscire a conquistare vittorie significative. Nel 1985 la società festeggiò i 75 anni di vita e per ricordarlo iniziò la produzione dell'alfa 75 . Dotata della stessa meccanica di Alfetta, Giulietta e Alfa 90, la 75 è l'ultimo modello a trazione posteriore. È stata molto amata dagli alfisti, tanto che, per molti di loro, la 75 è "l'ultima vera Alfa". Dispone di motori che vanno dal 1.6, fino al 3.0 V6 , benzina e turbodiesel.

Nel 1986, l'Alfa Romeo venne ceduta alla Fiat dall'allora presidente dell'istituto, Romano Prodi, nel tentativo di ridurre le perdite dell'IRI; l'acquirente decise di accorparla ad un'altra azienda dello stesso gruppo, la Lancia, dando vita alla Alfa-Lancia Industriale spa.

Nel 1987 esce un modello fondamentale per l'Alfa Romeo, la 164, che impiega lo stesso pianale utilizzato per Fiat Croma, Lancia Thema e un modello SAAB, la 9000). L'Alfa 164 tuttavia presenta una caratterizzazione stilistica molto marcata, dovuta al pulito disegno di Pininfarina, a differenza di Croma, Thema e 9000 che invece adottano il medesimo giro-porte. Adotta motori Twin Spark e Turbo diesel, turbo a 4 cilindri e V6 sia aspirati che turpocompressi, con potenze da 117 a 232cv. Il V6 benzina fu eletto migliore motore dell'anno, e la 164 TD al momento della presentazione era l'auto diesel, con motore VM, più veloce al mondo.

Alla fine del decennio esattamente nel 1989, venne presentato un coupé in serie limitata che aveva l'intenzione di stupire il pubblico dell'automobile. Nacque così la SZ o ES-30 e successivamente l'RZ ossia la versione cabrio. Il design estremamente aggressivo e brutale gli fece dare anche la denominazione di "il mostro". Questa fu l'ultima Alfa Romeo ad avere lo schema con ponte De Dion e la trazione posteriore. Il motore era il 3.0 V6 12v della 75, portato a 210cv che gli permetteva di raggiungere i 245 km/h.

[modifica] 1990

All'inizio dell'ultimo decennio del secolo scorso escono due modelli, il primo è la Alfa 155, che segna l'abbandono della trazione posteriore sui modelli di gamma medio-superiore. La 155 raccoglie l'eredità di un modello molto amato, la 75, ma non riesce a imporsi nel cuore degli alfisti per via della perdita di sportività dovuta alla mancanza della trazione posteriore e del sistema transaxle (ripartizione dei pesi vicino al 50/50) e per via delle troppe analogie con le pari livello di Lancia e Fiat. La seconda è l'Alfa 145, che sostituisce l'Alfa 33.

La 145 risulta più pesante e meno brillante della progenitrice a causa del meno vantaggioso rapporto peso/potenza. I motori utilizzati per il nuovo modello sono in pratica gli stessi della 33, ereditati con poche modifiche e senza una consistente evoluzione per adeguarli ai maggiori pesi della nuova vettura, soprattutto in termini di coppia. La vettura comunque colpisce per uno stile molto personale sia esternamente che internamente; successivamente riesce a raccogliere un buon apprezzamento complessivo da parte del pubblico grazie alle modifiche migliorative adottate sulla seconda serie, con adozione dei nuovi motori Twin Spark, unitamente ad una maggiore qualità costruttiva. Un successo nel complesso analogo riscuote la versione a due volumi e mezzo della 145, denominata Alfa 146.

Le 145/146 sono anche le ultime vetture Alfa Romeo a montare il glorioso motore Boxer, sviluppato a suo tempo per l'Alfasud, anche se dal 1997 su entrambe le auto vengono montati i più potenti motori della gamma Twin Spark. Il 1997 viene da molti definito l'anno del rinnovamento del marchio Italiano in congiunta dell'uscita dell'Alfa 156

La 156 riesce a fregiarsi del titolo di Auto dell'anno per il 1998 e costituisce il modello del rilancio dell'Alfa Romeo. È su questo modello introdotta per la prima volta il cambio selespeed, un semi-automatico, con 2 leve dietro il volante per comandare le marce, derivato dal mondo delle corse e rivolto a un impiego sportivo della vettura. Dotata di una qualità costruttiva all'altezza delle aspettative del mercato europeo la 156 stabilisce nuovi standard per quel che riguarda il comportamento su strada. Nel 1998 termina la produzione della gloriosa Alfa 164 che cede il posto alla nuova ammiraglia di casa, l'Alfa 166. La 166 si presenta con dimensione ancor più generose della progenitrice e con nuove tecnologie applicate che la rendono come di consuetudine per le top di gamma di Alfa Romeo, un punto di riferimento dal punto di vista tecnologico e dinamico del panorama mondiale delle auto di alto livello. Purtroppo non riscuoterà il successo della 164, anche se le vendite saranno soddisfacenti, e verrà ritirata dai listini a fine 2007. Nello stesso anno vengono rinnovate le affascinanti sportive del biscione ossia l'Alfa Gtv e la Spider, con numerose modifiche sia tecniche, che stilistiche in particolare per gli interni. Nel compartimento corse, l'Alfa Romeo, dopo l'entrata nel gruppo Fiat, viene destinata a rappresentare il gruppo nelle competizioni Gran Turismo, dove si fa onore anche con piloti italiani come Alessandro Nannini, Nicola Larini, Gabriele Tarquini e Fabrizio Giovanardi. Con la partecipazione ai campionato ETCC (diventato successivamente WTCC) conquista con l'Alfa Romeo 156 Super 2000 il titolo costruttori e piloti per cinque anni consecutivi, fregiandosi di diverse soluzioni tecniche che resero l'auto vincente, come le sospensioni anteriori a quadrilatero alto (utilizzate su tutti i modelli di serie) in luogo del più economico e meno prestante McPherson ed il cambio elettroattuato.

[modifica] XXI secolo

Una 159 berlina
Una 159 berlina

Il nuovo millennio inizia per la casa Milanese sotto buoni auspici commerciali, infatti il modello Alfa 147 riesce ad aggiudicarsi nuovamente l'ambito titolo di Auto dell'anno nel 2001. È dello stesso anno la presentazione al pubblico della versione sportiva della Alfa 156, la GTA, messa poi in vendita nel 2002; con la versione appositamente preparata per le competizioni, la casa milanese corre nei campionati europei turismo, mietendo vari successi soprattutto con il pilota Gabriele Tarquini. La diretta erede di questo modello è l'Alfa 159 presentata all'inizio del 2005 a Ginevra.

Un'Alfa 166
Un'Alfa 166

Il 2003 è invece caratterizzato per la casa automobilistica dalla presentazione della nuova versione della grande berlina Alfa 166, in diretta concorrenza soprattutto con le berline tedesche: Audi, Mercedes-Benz e BMW e restata in produzione sino a fine 2007. Sempre dello stesso anno è la presentazione del modello Alfa Romeo Gt ed il secondo restyling della Spider e della Alfa Romeo Gtv che, adottando il nuovo propulsore 3.2 ed in virtù dell'eccellente aerodinamica, divenne l'Alfa Romeo stradale più veloce con i suoi 255 km/h senza necessità di limitazioni di velocità massima.

A fine 2005 è stata commercializzata la nuova coupé sportiva, l'Alfa Romeo Brera, frutto della matita di Giugiaro come la 159, dalla quale deriva. Presentata anch'essa al Salone di Ginevra dello stesso anno, prende il posto della precedente GTV.

A marzo 2006 è la volta dell'Alfa Romeo Spider (evoluzione spider della Brera), rimaneggiata nel design da Pininfarina, presentata al Salone di Ginevra. Nell'ottobre del 2007 è iniziata la commercializzazione in serie limitata (soltanto 500 esemplari) della supersportiva 8c Competizione con motore 4.7 V8 da 450 cv, trazione posteriore, in grado di raggiungere i 292 km/h e di bruciare lo 0-100km/h in 4.2 secondi.

Un’Alfa 147 seconda serie
Un’Alfa 147 seconda serie

Per Giugno 2008, è previsto il lancio commerciale di quello che era definito come progetto "Junior" (progetto 955) e il cui nome definitivo è MiTo (Mi per Milano dove è stata disegnata e To per Torino dove viene costruita) con potenze fino a 230cv, che si posizionerà al di sotto della 149, con un'immagine sportiva, dinamica e proiettata per un pubblico giovane andando ad insidiare la fascia di mercato occupata dalla Mini. Ancora da precisare il debutto delle versioni GTA per la 159 e la Brera.

Per l'inizio del 2009 è previsto il debutto dell'Alfa 149, l'erede della 147, dell'ammiraglia 169 e della versione Spider della 8c Competizione.

[modifica] La storia del marchio di fabbrica

Scudetto e stemma Alfa Romeo
Scudetto e stemma Alfa Romeo
La successione degli stemmi Alfa Romeo

L'Alfa Romeo ha tra le sue caratteristiche anche quella di non avere mai modificato radicalmente il proprio marchio distintivo, infatti sin dalla nascita ha scelto un marchio circolare suddiviso verticalmente in due parti, sul lato sinistro la croce rossa in campo bianco, simbolo della città di Milano e sul lato destro il famoso biscione, cioè il serpente simbolo dei Visconti.

Le uniche modifiche riguardano la cornice esterna:

  • Nel 1910 con la scritta ALFA e MILANO divise da due nodi sabaudi in onore del Regno d'Italia.
  • Nel 1918 con l'inserimento del nome ROMEO, dopo l'acquisto della fabbrica da parte di Nicola Romeo.
  • Nel 1925 con l'inserimento del simbolo in una modanatura consistente in una corona d'alloro in ricordo della vittoria dell'Alfa Romeo P2, condotta da Gastone Brilli-Peri, nel primo Campionato Automobilistico del Mondo.
  • Nel 1946 dopo la vittoria della Repubblica al referendum del 2 giugno vengono inserite due linee ondulate in sostituzione dei nodi sabaudi.
  • Nel 1971, con l'apertura dello stabilimento Alfasud di Pomigliano, vengono tolte dal marchio l'indicazione MILANO, le linee ondulate e la corona d'alloro, giungendo così al marchio in uso ai giorni nostri.

[modifica] L'occupazione all'Alfa Romeo

Alla nascita nel 1910 l'azienda Alfa poteva contare su circa 250 dipendenti, cresciuti a 2.200 nel 1919 nella fase di ricostruzione dopo il primo conflitto mondiale e nuovamente ridotti a 1.200 all'inizio degli anni '20 durante la prima crisi economica. Negli anni successivi, con l'ampliamento delle capacità produttive e la diversificazione, il numero dei dipendenti continuò a crescere per superare le 6.000 unità nel 1937 e giungere alla ragguardevole cifra (per l'epoca) di 8.000 durante la seconda guerra mondiale quando la produzione di motori per aereo divenne una parte preponderante delle attività del Portello. Già pochi anni dopo la quasi completa distruzione dello stabilimento, nel 1950, con l'inaugurazione delle prime catene di montaggio per la costruzione delle Alfa Romeo 1900 la forza lavoro era ritornata oltre le 6.000 persone e continuarono da quel momento a crescere, anche grazie all'apertura dei nuovi stabilimenti di Pomigliano ed Arese, fino a raggiungere nel 1982 circa 30.000 dipendenti (qualche migliaio a Milano Portello, 8.000 a Pomigliano d'Arco e 19.000 a Arese). La profonda crisi iniziata negli anni '80 ha portato ad un continuo ridimensionamento dello stabilimento di Arese, con la riduzione della forza produttiva a 16.000 persone nel 1986 e a 9.500 nel 1994, per giungere alla situazione odierna che vede il Portello chiuso, Arese con ancora solo 500 dipendenti tutti in cassa integrazione e Pomigliano che ha ancora solo circa 6.000 lavoratori.

[modifica] Lo stabilimento di Arese

Per approfondire, vedi la voce Stabilimento Alfa Romeo di Arese.

Da inizio anni '60 Arese è divenuta nota come sede dell'Alfa Romeo e del più grande stabilimento della stessa.

L'impianto industriale Alfa Romeo di Arese ricopriva un'area molto ampia che spaziava dal comune di Lainate a quello di Garbagnate Milanese. Oggi la fabbrica è totalmente chiusa e dismessa, dato che la Fiat ha preferito andare a progettare e produrre veicoli in altri impianti in Italia ed all'estero. Arese e lo stabilimento sono localizzati in una zona strategica, in quanto attorniati da importanti vie di comunicazione come la nuova Alta Velocità ferroviaria, l'Autostrada dei Laghi per l' Aeroporto Malpensa e poco distante l'autostrada A4 e la Tangenziale Ovest che collega la A1 e la A7. Un fatto curioso che riguarda i dipendenti di Arese è l'altissima presenza di parlamentari tra essi: ben trentuno persone lasciarono lo stabilimento per occupare un posto a Montecitorio; tra di loro il più noto è Luigi Malabarba, senatore dimessosi a ottobre 2006.

[modifica] Gli anni '60

Lo stabilimento costruito a inizio anni '60 per sostituire il Portello, iniziò l'effettiva produzione nel 1963 con la Giulia GT, e dall'anno successivo della Giulia.

Nei piani originari si sarebbe dovuti arrivare ad avere la produzione già nel 1962, data di prevista presentazione ed inizio commercializzazione della Giulia. Ciò non fu possibile poiché i lavori di costruzione, appaltati a numerose ditte, continuavano a subire ritardi, rendendo la situazione un grande problema per la dirigenza: o si ritardava l'uscita della Giulia (nel 1962 già pronta) o si faceva partire la Giulia dal Portello, via via trasferendo la produzione, senza interromperla, una volta che la prima fase di Arese fosse stata conclusa.

Prevalse la seconda ipotesi e la Giulia partì dal Portello dove in seguito, "alleggerito" di lavoro, sarebbe rimasta solo la produzione della Giulietta. Si prevedeva infatti che la nuova vettura avrebbe causato una flessione delle vendite (come in effetti causò, ma non in modo troppo significativo) della sorella minore.

[modifica] Gli anni '70 e '80

A fine anni anni '60 ad Arese erano iniziate delle rivendicazioni sindacali molto dure con scioperi e manifestazioni; gli operai ottennero svariate conquiste e lo stabilimento si meritò l'appellattivo di "Cattedrale dei Metalmeccanici". Fino a metà anni '70 Arese e l'Alfa Romeo vissero un periodo di continuo sviluppo, arrestatosi in seguito alle due crisi energetiche che causarono anche all'Alfa Romeo, come ad altre case automobilistiche sportive, un grande calo di vendite. Nel 1982 Arese contava circa 19.000 dipendenti ed erano quattro i modelli prodotti: Alfetta, Nuova Giulietta, Alfa 6 ed Alfetta GT e GTV. Nel 1986 l'Alfa Romeo viene ceduta alla Fiat dall'IRI, i dipendenti sono 16.000 ma ad un anno dall'acquisto in cassa integrazione vi sono 6.000 operai.

[modifica] Gli anni novanta ed oggi

Nel 1989 la Regione Lombardia e il Giudice Amministrativo accolgono il ricorso presentato da un gruppo di cittadini di Arese, costituitisi in comitato, e impongono la riduzione dell’attività del reparto verniciatura da 800 a 400 vetture al giorno. Comincia una fase di drastica riduzione dei dipendenti che culminerà nel 2002 con la vendita da parte della Fiat dello stabilimento agli americani dell'Aig Lincoln. Nel 1992 termina la produzione della Alfa 75 in contemporanea alla chiusura dello stabilimento dell'Autobianchi di Desio, così la Fiat decide di spostare l'assemblaggio della Autobianchi Y10 presso Arese, dove terminerà definitivamente nel 1995, stesso anno in cui inizia la produzione della nuova Alfa Romeo Gtv. Nel 1997 dopo 10 anni e con 270 000 esemplari si concluderà anche la produzione della Alfa Romeo 164. In questo periodo una notevole parte di operai viene avviata alla cassa integrazione ed il numero dei lavoratori scende sotto ai 4 000. Oggi i lavoratori sono meno di 500 e si trovano tutti in cassa integrazione. Le ultime automobili prodotte ad Arese con il marchio Alfa Romeo risalgono al 2000 e sono Gtv e Spider che poi sono state "trasferite" presso gli stabilimenti della Pininfarina fino alla fine del 2005; in seguito sono state assemblate le Fiat Multipla ecologiche e fino al 2003 gli ultimi motori V6 della gloriosa stirpe "Busso" ideati dall'omonimo progettista aresino, Giuseppe Busso, durante gli anni settanta.

Attualmente sono ancora attive nelle strutture il Centro Stile, responsabile della ricerca sul design, la Powertrain, il cui indirizzo è lo sviluppo dei motori, ed il settore storico dell'azienda, che gestisce il Museo Storico Alfa Romeo ed il Centro Documentazione, punto di riferimento per appassionati e ricercatori a livello mondiale.

Un possibile impiego futuro dell'enorme area di Arese, di oltre 2 000 000 è la creazione di un polo logistico.

[modifica] L'Alfa Romeo all'estero

FNM Alfa Romeo 2300
FNM Alfa Romeo 2300

L'Alfa Romeo ebbe una collaborazione in Brasile con la F.N.M. - Fàbrica Nacional de Motores - che inizio' nel 1952 per la costruzione in loco dei modelli di autocarri pesanti Alfa. Fino al 1960 vennero costruiti 15.000 veicoli pesanti tra cui anche diversi telai per autobus, riscontrando un discreto successo. Nel 1961 iniziò la produzione automobilistica, con il modello FNM 2000, versione brasiliana dell'Alfa Romeo 2000.

Nel 1968 l'Alfa Romeo acquisì il controllo della F.N.M. L'anno seguente la FNM 2000 fu sostituita dalla FNM 2150. Nel 1974 la FNM 2150 venne rimpiazzata dall' Alfa 2300, su cui compariva il marchio Alfa Romeo. Nell'estetica l'Alfa 2300 ricalca l'Alfetta, ma con differenze sostanziali nelle dimensioni. Nel 1978 venne affiancata alla 2300 "base" la versione Ti.

Alla fine degli anni Ottanta la FIAT rilevò l'Alfa Romeo e di conseguenza anche la F.N.M., cesserà la produzione dei camion nel 1985, la 2300 resterà invece in produzione fino al 1988.

Dal 1974 al 1985 l'Alfa Romeo produsse le Giulia e Alfetta in Sud Africa in uno stabilimento situato a Brits cittadina distante circa 50 km da Pretoria e 100 km da Johannesburg.

Dal 2002 al 2004 le Alfa Romeo 156 destinate ad essere vendute nei mercati asiatici con guida a destra e specialmente in Giappone, furono assemblate manualmente, al ritmo di circa 20 vetture al giorno in Thailandia nello stabilimento General Motors di Rayong a circa 120 km a est di Bangkok. Nel medesimo stabilimento, la cui mascotte è un elefante, sono state assemblate anche le Opel Zafira e Chevrolet Optra sempre destinate ai paesi asiatici.

[modifica] Museo Storico Alfa Romeo

Il museo fortemente voluto dal presidente Giuseppe Luraghi è situato in una palazzina di grande pregio architettonico studiata per questa finalità espositiva situata affianco all'ex stabilimento di Arese. Esso si sviluppa su sei livelli con quattro sezioni tematiche che ospitano più di 100 modelli. Una sezione è interamente dedicata alle auto prodotte dal 1910 ad oggi; un'altra agli studi stilistici e alle dream car; una terza al settore aeronautico e infine una quarta ospita modellini ed i trofei conquistati dai piloti in quasi novanta anni di attività.

Il museo è aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 12:30 e dalle 14:00 alle 16:30. La visita è gratuita.

[modifica] Elenco modelli

[modifica] Modelli storici

Una Alfa Romeo 6c del 1930
Una Alfa Romeo 6c del 1930


[modifica] Note

  1. ^ Griffith Borgeson. Alfa Romeo. I creatori della Leggenda . Milano, Nada Edizioni, 1990 .

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni


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